La prima mostra monografica in Europa dedicata al pittore fiorentino Pier Francesco Foschi (1502-1567) è stata inaugurata il 28 novembre 2023 alla Galleria dell’Accademia di Firenze dove rimarrà aperta sino al 10 marzo 2024
A cura di Cecilie Hollberg, direttrice della stessa Galleria dell’Accademia, con la collaborazione di Elvira Altiero, Nelda Damiano, Simone Giordani, la mostra permette di conoscere a fondo una personalità artistica di primo piano nel contesto della pittura fiorentina del Cinquecento, dimenticata per secoli, e riscoperta dagli studi di Roberto Longhi (1952), dal saggio monografico di Antonio Pinelli (1967), da quello di Louis A. Waldman del 2001. Una svolta fondamentale è stata nel 2022 la pionieristica rassegna sul pittore, a cura di Nelda Damiano, presso il Georgia Museum of Art di Athens in Georgia (U.S.A), da cui è nata la collaborazione con l’Accademia fiorentina, che possiede un’importante opera dell’artista. Un recupero e una rivelazione, insieme al ricco catalogo (Silvana Editoriale), che può considerarsi, con il regesto delle opere in appendice, un vero e proprio catalogo generale di Foschi.
Perché dimenticato? Colpa di Vasari, che non gli dedica una Vita, ma lo cita in margine ad altre Vite? Forse. Ma quello di cadere in oblio è il destino di tanti artisti del passato e del presente, a volte recuperati, altre no. I motivi? Più diversi. Certo nel caso di Foschi fa riflettere, vista la sua fama già allora, le committenze di spicco per famiglie come i Medici, i Pucci, i Torrigiani, e le destinazioni per chiese importanti come la basilica di Santo Spirito di Firenze, per cui dipinse negli anni quaranta tre pale d’altare. E poi le collaborazioni con Pontormo, Bronzino e altre importanti personalità.
L’artista. Nato da una famiglia di pittori, preparato dal padre, Jacopo di Sandro, uno dei lavoranti della bottega di Botticelli, era stato messo a studiare pittura presso Andrea del Sarto, maestro fiorentino. Nonostante, agli inizi, ricalchi le opere di Andrea, grande classicista, già negli anni trenta del ‘500 segue una sua strada, lavorando con Pontormo, Bronzino e Jacone agli affreschi per la loggia della Villa di Careggi per Alessandro de’ Medici e per quelli della Villa di Castello commissionati da Cosimo I de’ Medici. Autore di appararti effimeri, di grandi pale d’altare, di dipinti religiosi, e ritratti, non gli mancarono, in vita, ingaggi nelle maggiori imprese artistiche cittadine.
La mostra presenta circa quaranta opere di Foschi, tra dipinti e disegni, giunte da musei e collezioni pubbliche e private di Italia, Europa e Stati Uniti, tra cui la Sacra Famiglia con san Giovannino (1526-1530) appartenente alla Galleria dell’Accademia di Firenze. Cui se ne aggiungono, a confronto, alcune di Andrea del Sarto. Chiara, e organica, la rassegna porta in cinque tappe lungo l’attività del pittore. All’inizio L’esordio professionale intorno al 1525 con la Madonna col Bambino tra i santi Benedetto e Bernardo (Pala Lotti) per la chiesa di Santa Trinita. Già in quest’opera, pur vicino al maestro Andrea del Sarto, Foschi se ne distingue per un maggiore senso scultoreo e un diverso studio della luce. Segue la già citata opera della Galleria dell’Accademia e studi dal maestro con teste femminili che indicano la frequentazione della bottega negli anni trenta, anche se già indipendente.
La seconda tappa, Sull’esempio del maestro, mette a confronto alcuni originali di Andrea del Sarto con le repliche di Foschi, utili allora per il mercato dell’arte, che non disprezzava affatto le copie, come faremmo noi oggi, ma le ricercava. Emblematico l’accostamento tra il Sacrificio di Isacco di Andrea del Sarto del 1528 circa, giunto da Cleveland, e lo stesso soggetto di Foschi del 1530-1535 di Villa di Poggio Imperiale di Firenze, che appare più scultoreo, dalle linee definite e qualche dettaglio in più. Entrambi capolavori.
La terza tappa presenta una serie straordinaria di Pale d’altare (ne dipinse almeno dieci nella sua intensa carriera), ricostruite-quando possibile- con i loro scomparti, risultato di un notevole lavoro di ricerca. Tra le meraviglie la Resurrezione (Pala Bettoni) del 1542-1545 per la basilica fiorentina di Santo Spirito. Perfezionista anche nei dettagli, Foschi dipinge come un miniatore i calzari e gli elmi dei soldati.
Sfilano poi, nella quarta tappa, I dipinti per la devozione privata, in gran parte Madonne col Bambino con san Giovannino e soggetti sacri, ispirati al maestro del Sarto, ma con una loro vivacità e interpretazione personale. Spicca Giuditta e Oloferne di Londra, fiore all’occhiello e simbolo della rassegna, un dipinto manieristico dalla “ferocia contenuta”, come spiega la curatrice Hollberg che sottolinea i toni grigi e rosa cari al pittore.
Poi, l’ultima sosta, I ritratti, e qui Foschi supera sé stesso. Una carrellata di volti che parlano a distanza di secoli, ricchi di simboli da interpretare e capire. C’è, ad esempio, un Ritratto di donna elegantissima, giunto dalla Svizzera, del 1530-1532, che ostenta la sua eleganza e bellezza, con quell’abito di seta rosa intenso, dalle abbondanti maniche, i guanti, i monili. O quello, arrivato da Madrid, di un’altra donna, che interrompe la lettura per pensare. Anche lei ingioiellata, tra guanti, sete, nappe. Il modello di questa affascinante ritrattistica è Bronzino.
Anche maschile: ci sono ritratti di uomini importanti, con date e scritte rivelatrici, il Ritratto del cardinale Antonio Pucci del 1540, ad esempio, o di quel giovane malinconico con la corona di fiori, o ancora il Ritratto del quarantaseienne Bartolomeo Compagni, giunto dalla Florida, sobrio e colto tra le sue carte e tanti altri, tutti da ammirare. Grande Foschi e grande mostra.
Pier Francesco Foschi (1502-1567) Pittore fiorentino
Galleria dell’Accademia di Firenze
Via Ricasoli, 58-60 – Firenze