Milano. A Palazzo Ina, in Corso Sempione, MATTA presenta “Faustrecht”, personale dell’artista tedesca Theresa Büchner. Fino al 4 febbraio. L’opera unica della Büchner esemplifica la strategia pittorica nascosta dietro agli autoritratti di assistenti di volo in uniforme che circolano online. Queste immagini generate dagli utenti dimostrano un approccio consapevole alle diverse fantasie legate all’aspetto rigorosamente regolamentato delle assistenti di volo. Le immagini spesso servono come pubblicità per attività collaterali legate al paywalling di immagini più esplicite. L’abbigliamento da lavoro obbligatorio, utilizzato a vantaggio di chi lo indossa, diventa così un veicolo per acquisire autonomia (economica), scardinando la logica delle uniformi. Così racconta l’artista:
Non ero soddisfatta della mia prima uniforme. Era troppo grigia per la mia carnagione. Le uniformi successive invece erano fantastiche, la combinazione di blu e bianco ti fa sembrare fresca sotto le luci al neon che abbiamo a bordo. Usiamo il trucco per lo stesso motivo. Non è tanto una questione di bellezza quanto più di sembrare sveglie e lucide dopo una lunga giornata di dodici ore, fa sentire al sicuro i nostri ospiti. I passeggeri rinunciano al controllo e questo li soddisfa. Si alzano almeno a mille piedi in aria solo per trovarsi in balia degli eventi. Ecco perché la nostra espressione facciale è così importante: se ci sono turbolenze o strani rumori, dobbiamo mantenere il nostro aplomb. La mia prima uniforme non aveva strisce.
Gli steward le avevano già, mentre le hostess non le avevano – nemmeno io, pur essendo un capo steward a bordo. Quindi, prima che le uniformi fossero cambiate, l’equipaggio a volte si rivolgeva all’unico steward all’inizio del turno, invece di rivolgersi a me. Personalmente, non mi importa di indossare le strisce sull’uniforme, conosco la mia posizione. Alcune persone dicono di perdere la propria identità indossando le uniformi. Per me, le uniformi trasmettono un senso di appartenenza. È anche una forma di protezione. A volte si viene attaccati verbalmente o fisicamente dai passeggeri. Sono arrabbiati perché il ventesimo bicchiere di champagne non è stato servito abbastanza velocemente. Come privata cittadina, non avrei servito nemmeno un bicchiere a questi ospiti! L’alcol è spesso un problema, specialmente in business class. Cerchiamo sempre di calmare le situazioni, ma se diventano troppo accese, abbiamo i nostri metodi. Se tutto il resto fallisce, ricorriamo al nastro adesivo. Siamo responsabili prima di tutto per la sicurezza a bordo. Il servizio lo facciamo solo en passant.
Ci esercitiamo regolarmente per le emergenze, simulate in modi realistici: essere chiusi in un bagno pieno di fumo ti fa completamente perdere l’orientamento all’inizio. Dotati di apparecchi respiratori, estintori e guanti ignifughi, dobbiamo trovare la fonte del fuoco, spegnerlo e uscire dalla stanza prima che il tempo finisca. Se fosse implicito che dobbiamo garantire soprattutto la sicurezza, si potrebbe avere l’impressione che il pericolo si annidi dietro ogni corridoio. La pubblicità raffigura solo volti sorridenti. La parola ‘problema’ non deve essere usata a bordo. Attualmente, il design della nostra uniforme è piuttosto conservatore e orientato alle origini militari dell’aviazione. Ci sono molte regole riguardanti il nostro aspetto. Le sciarpe sono obbligatorie perché completano il nostro look, ma hanno anche una ragione pratica: possono coprire macchie che potrebbero verificarsi durante il servizio a bordo. Le unghie devono essere dipinte di colori opachi, in modo che le mani sembrino sempre pulite. La gonna non può superare una certa lunghezza, sopra o sotto il ginocchio. Le tonalità accettabili per le calze prevedono soltanto il color carne o il nero trasparente. Fuori dall’aereo, l’equipaggio deve mostrarsi sempre unito, come fosse una banda: la giacca deve essere allacciata, i tacchi alti che schioccano, l’aspetto impeccabile. Non è permesso fumare né bere. Dopotutto, rappresentiamo l’azienda quando siamo in uniforme. Siamo dei cartelloni pubblicitari ambulanti.