Print Friendly and PDF

Frans Hals. Il caravaggista impossibile

Frans Hals, National Gallery, Londra Frans Hals, National Gallery, Londra
Frans Hals, National Gallery, Londra
Frans Hals, National Gallery, Londra

Alla National Gallery di Londra la più ampia mostra degli ultimi 30 anni racconta la parabola del grande ritrattista Frans Hals

La mostra vuole documentare l’impareggiabile capacità di Frans Hals (1582-1666) di catturare l’essenza dei suoi soggetti e di infondere vita nelle loro sembianze”. Poche parole, con le quali il direttore Gabriele Finaldi coglie il senso profondo dell’arte di Hals, in occasione della grande mostra a lui dedicata dalla National Gallery di Londra. “Ritratti vibranti che trascendono le funzioni intrinsecamente commemorative e dinastiche della ritrattistica. Che si tratti dello sguardo fiducioso di un ufficiale militare, del sorriso giocoso di un bambino o dell’espressione pensosa di una donna anziana, Hals aveva il dono unico di rivelare l’individualità dei suoi soggetti”.

Sono una cinquantina i dipinti esposti nell’occasione, provenienti dalla collezione del museo londinese ma anche da musei americani e olandesi. “La prima grande mostra monografica dedicata a Frans Hals da più di trent’anni”, sottolinea il curatore Bart Cornelis. “Ciò significa che nessuno sotto i 40 anni ha potuto conoscere, attraverso una panoramica esaustiva, il genio di uno dei più grandi ritrattisti di tutti i tempi”. Ed è proprio questa acquisizione storiografica che cerca (e trova?) conferma in questa mostra: la qualifica dell’artista come ritrattista. Rimarcata dall’esposizione della sua opera più iconica, The Laughing Cavalier (Il Cavaliere che ride, 1624), della Wallace Collection. Con l’inedito contrasto fra l’aria sorridente del personaggio e lo sfoggio di stoffe e merletti pregiati.

 

Frans Hals, National Gallery, Londra
Frans Hals, National Gallery, Londra

Personaggi della vita quotidiana

Il Cavaliere che ride è esposto sin dal 1870 nella Wallace Collection, che solo nel 2019 ha deciso di prestare opere della sua collezione. È uno degli esempi più pregnanti dell’attitudine di Hals, noto per la vivace caratterizzazione dei suoi personaggi. Ma sono tanti i capolavori che rendono questa imperdibile mostra, organizzata in collaborazione con il Rijksmuseum di Amsterdam e la Gemäldegalerie di Berlino. Dal ritratto di Isaac Abrahamsz. Massa, del 1626 (Art Gallery of Ontario, Toronto), al Ritratto di Pieter Dircksz. Tjarck, del 1635 circa (Los Angeles County Museum of Art). Dal Rommel-Pot Player, 1620 circa (Kimbell Art Museum, Fort Worth, Texas) al Ritratto di Tieleman Roosterman, 1634 (Cleveland Museum of Art).

 

Frans Hals, National Gallery, Londra
Frans Hals, National Gallery, Londra

Sono molti i caratteri unici dell’artista olandese che emergono da questa mostra. Hals fra l’altro fu fra i primi artisti a ritrarre personaggi della vita quotidiana, piuttosto che ricchi committenti. Scelta che gli consentì una grande libertà nella caratterizzazione delle figure, affrancate dall’obbiettivo celebrativo o ossequioso dei ritratti “ufficiali”. E c’è un’intera sezione che documenta questa opzione dell’artista, con dipinti come Malle Babbe, del 1640 circa, o Pekelharing, del 1628 circa, proveniente dal Museum der bildenden Künste di Lipsia.

 

Frans Hals, National Gallery, Londra
Frans Hals, National Gallery, Londra

Dante, Michelangelo, Raffaello

Non mancano comunque opere di gruppo, nelle quali Hals si mette alla prova nello studiare le relazioni anche psicologiche intercorse fra i personaggi. Come in Family Group in a Landscape, del 1646 circa, arrivato dal Museo Nacional Thyssen-Bomemisza di Madrid). O nel Ritratto di una coppia, probabilmente Isaac Abrahamsz. Massa e Beatrix van der Laen, del 1622 circa, del Rijksmuseum di Amsterdam. Nelle composizioni di gruppo più complesse tuttavia l’artista sembra perdere un po’ della freschezza della sua pennellata e della sua visione d’insieme. Imperdibile è comunque l’occasione per vedere due dei primi ritratti di gruppo di Hals, il Banchetto degli ufficiali della guardia civica di San Giorgio del 1616 e quello del 1627 circa, che in questa occasione lasciano la città di Haarlem per la prima volta da quando furono dipinti.

 

 

Frans HaIs dipinse ritratti; niente niente nient’altro che quello. Ma valgono quanto il Paradiso di Dante, e i Michelangelo, e i Raffaello, e perfino i Greci”. L’endorsement scritto da Vincent van Gogh a Emile Bernard, che troneggia all’ingresso della mostra, testimonia del successo dell’opere dell’artista nelle generazioni successive. Molti, ad esempio, ne riscontrano influenze nell’opera di Edouard Manet, oltre che nel citato van Gogh. Ma ci sono invece segnali di artisti che abbiano in qualche modo influenzato lo stesso Hals? La storiografia lo nega, ma resta affascinante l’idea che l’olandese possa indirettamente aver conosciuto l’opera di Caravaggio.

 

Frans Hals, National Gallery, Londra
Frans Hals, National Gallery, Londra

Caravaggista di Haarlem?

Le date lo consentirebbero. Ma Frans Hals visse pressoché tutta la sua esistenza ad Haarlem, con pochissimi e brevi spostamenti. C’erano nell’area opere del Merisi che potrebbero averlo interessato? C’era un gruppo di pittori definiti caravaggisti di Utrecht che visitarono Roma all’inizio del XVII secolo e furono influenzati dall’opera del Caravaggio. Artisti come Hendrick ter Brugghen, Gerrit van Honthorst e Dirck van Baburen, che ritornati in patria, rielaborarono le nuove idee apprese e svilupparono uno stile conosciuto come caravaggismo di Utrecht.

 

Frans Hals, National Gallery, Londra
Frans Hals, National Gallery, Londra

C’è poi la vicenda della Madonna del Rosario di Caravaggio, acquistata intorno al 1607 a Napoli dal pittore Louis Finson e dall’artista di Anversa Abraham Vinck. Che sia qui che Hals ha incontrato l’arte del genio italiano? Resta una suggestione, probabilmente destinata a rimanere tale. Ma restano anche certe consonanze: iconografiche, con simboli come il liuto o i diversi teschi che tornano in diverse composizioni dei due artisti. Ma soprattutto ad accomunarli c’è la scelta di ritrarre personaggi umili, donne del popolo, ragazzini di strada col viso segnato dagli stenti…

Commenta con Facebook