Gek Tessaro, autore e illustratore di libri e ideatore del “teatro parlato” per bambini, è stato il protagonista del primo appuntamento del 2024 di Sabato a Teatro, la rassegna che il Teatro Nazionale di Genova dedica alle famiglie con Il circo delle nuvole, ecco la recensione
Il regista italiano Eugenio Barba, allievo e amico di Jerzy Grotowski, definì lo spazio teatrale come un “luogo dei possibili” in quanto produttore di modi di operare più che di opere. Il teatro per Barba diviene il luogo della scoperta e della possibilità, lo spazio in cui fantasia e creatività possono esprimersi liberamente. Il senso del teatro nella nostra società non è semplicemente quello di divertire il pubblico, ma anche di educarlo pretendendo di insegnarli la verità sul mondo e sulle cose. Ponendosi in questa prospettiva, il teatro acquista valore poiché “percorso”. Chi sceglie teatro quindi ne comprende la forte potenzialità educativa. Il teatro e l’educazione sono due realtà che possiedono una finalità comune: perseguire l’obiettivo di sviluppare la creatività e la comunicazione degli individui. Questo vale soprattutto per i bambini, e sono molti i genitori che per fortuna fanno sì che i loro figli lascino per qualche ora tv e video giochi per assistere a spettacoli teatrali che sono una vera poesia.
Fra coloro che si attivano per alimentare l’attività teatrale nell’infanzia vi è Gek Tessaro, autore e illustratore di libri e ideatore del “teatro parlato” per bambini. Da anni propone e conduce attività di laboratorio di educazione all’immagine, letture animate e incontri con i piccoli. Ed è proprio Tessaro ad essere stato il protagonista del primo appuntamento del 2024 di Sabato a Teatro, la rassegna che il Teatro Nazionale di Genova dedica alle famiglie, curata dalla consulente artistica Elena Dragonetti. Il pluripremiato illustratore è tornato a Genova con uno dei suoi spettacoli più suggestivi, Il circo delle nuvole, in scena nel giorno dell’Epifania alle ore 16 al Teatro Eleonora Duse, incantando sia bambini che adulti.
“Non posso dire di essere stato un bambino particolarmente intelligente però una cosa l’ho capita fin da subito e cioè che gli adulti sapevano fare un sacco di cose, male magari, ma le sapevano fare. Io no: non sapevo fare nulla. Data l’età, ciò era anche logico, ma sentivo frustrante il sapere di non sapere niente. Occorreva dunque trovare una soluzione, qualcosa che mi potesse proteggere e una zona franca, protetta, l’ho trovata con il disegno. Rompevo un vaso? Facevo alla svelta un disegnetto, copiavo un cavallo dall’enciclopedia, lo coloravo di marrone, e quando arrivava mio padre in collera, coi cocci del vaso in mano, per chiedere spiegazioni, guardava il disegno e mi perdonava. Diceva: “Questo ragazzo è un assassino ma sa disegnare”. Così è cominciata la carriera di Tessaro, le cui dote di disegnatore sono state notate prima da mamma e papà, poi dai professori e adesso da tutti. Gek racconta storie con il disegno consapevole che sia un privilegio perché, come afferma lui stesso, quello di raccontare è il più bel mestiere del mondo.
Il suo “teatro disegnato” è fatto a due mani: le sue storie, poetiche e pervase da una sottile ironia, prendono vita istantaneamente con l’ausilio di inchiostri, chine, acquarelli, sabbia e una lavagna luminosa, accompagnate da una narrazione in rima e dalla musica.
Ne Il circo delle nuvole il protagonista è il signor Giuliano, un potente uomo d’affari che ha la smania di comprare tutto, perché solo comprando e possedendo si sente felice. Solo che, dopo aver acquistato tutto il possibile, scopre che sopra le nuvole si trova un fantastico circo, popolato da bizzarre e simpatiche creature. Insieme a questi nuovi amici Giuliano troverà la felicità che cerca e capirà che non tutto può essere comperato.
Il circo delle nuvole è un’esplosione di colori e di parole, le figure vengono create al momento sulla lavagna luminosa, che proietta sulla schermo in fondo al palcoscenico i vari disegni. Il circo è l’esibizione di personaggi diversi l’uno dall’altro in cui la diversità è posta all’estremo: pagliacci, funamboli, cavalli, omini piccoli, omoni grossi e forzuti, faccette di ogni tipo…Il pubblico guarda le immagini che si realizzano lì per lì sullo schermo mentre musiche ben scelte sono la colonna sonora delle varie piccole e bizzarre storie. Il disegnatore adotta tecniche diverse: acrilico, collage, acquarello, inchiostri e sabbia. Tutto accompagnato dalla sua voce narrante che fa scoprire che “l’idea di una storia può partire da un’immagine, da un personaggio, ma anche da una parola, da una situazione o da una musica”.
Un’ora di spettacolo in cui non vi è differenza fra parole e immagini, perché anche le immagini sono una scrittura – diversa, ma sempre scrittura, in cui è piacevole immergersi anche se non si è più bambini.