70 opere di Francisco Goya, artista diviso tra razionalità e impeto che rivoluzionò l’arte del Vecchio Continente, sono in mostra a Palazzo Reale di Milano ancora sino al 3 marzo 2024
Francisco Goya (1746-1828) divenne uno degli artisti più celebrati in Europa e il principale pittore di corte della Corona spagnola. Nonostante la sua fama inizialmente derivasse dalle commissioni della Chiesa cattolica e dalla ritrattistica reale, l’attenzione su Goya, soprattutto dei posteri, si spostò rapidamente verso la sua drammatica svolta artistica avvenuta in tarda età, caratterizzata dall’oscurità e dal macabro. Una fase culminò con la creazione di una serie di opere conosciute come “pitture nere”, mai destinate all’esposizione pubblica.
Goya nel 1780, aveva ottenuto il titolo di artista presso l’Accademia di San Fernando, poi, sei anni dopo, fu nominato pittore di corte da re Carlo IV. Nel 1799, raggiunse la posizione di primo pittore della camera del re, come dimostrano i quadri esposti “Carlos IV”, “María Luisa de Parma”, “Juan López de Robredo”. Nonostante i tumultuosi eventi politici legati alla guerra con la Francia e la successiva restaurazione assolutista con l’esilio dei liberali nel 1823, il pittore mantenne il suo ruolo fino a quel periodo.
All’inizio degli anni ’90 del Settecento, qualcosa però cambia nell’arte di Francisco Goya. Le atmosfere ariose e i colori vivaci dei suoi dipinti lasciano spazio a scenari più oscuri e angusti. Questa trasformazione evidente potrebbe essere stata innescata, almeno in parte, da una grave e misteriosa malattia che lo colpì tra il 1792 e il 1793. Goya stesso la definì un “male per scarsa riflessione” in un’occasione, forse suggerendo una connessione con la sifilide.
La mostra al Palazzo Reale di Milano, aperta fino al 3 marzo 2024, induce lo spettatore a riflettere sui turbamenti dell’artista attraverso dipinti, incisioni e matrici in rame.
Tra razionalità e trasgressione, tra i lumi della ragione e l’inquietudine pre romantica, Goya compie una rivoluzione copernicana, si distacca dalla tradizione e analizza la realtà umana senza mezzi termini. Il suo approccio segna l’avvento di un’era pittorica dove l’arte diventa un mezzo potente per esplorare e interrogare le sfumature più complesse della vita e della società, soprattutto per smascherarne i vizi. Le sue pennellate dense e oscure testimoniano una Spagna superstiziosa, corrotta, divisa tra lascivia e violenza.
Come quella della guerra, rappresentata dall’ultra celebre acquaforte n° 43 “Il sonno della ragione genera mostri”. Questi lavori sono un richiamo alla necessità di opporsi al caos e all’assurdità della barbarie della guerra, sottolineando l’importanza di una prospettiva razionale di fronte alla distruttività.
Goya è stato l’ultimo pittore di corte ma è stato anche con lui che ha lasciato che la pittura divenisse un modo per scavare nell’inconscio per trasmettere in maniera audace l’essenza stessa dell’anima umana senza compromessi.
Goya. La ribellione della ragione
Palazzo Reale di Milano
dal 31 ottobre 2023 al 3 marzo 2024