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Un inverno di rivoluzione a Pisa: in mostra le avanguardie che hanno cambiato il Novecento

Juan Gris (José Victoriano González Pérez) Chessboard, Glass, and Dish, 1917 Oil on panel, 73.3 x 103.2 cm ©Courtesy of the Philadelphia Museum of Art
Juan Gris (José Victoriano González Pérez)
Chessboard, Glass, and Dish, 1917
Oil on panel, 73.3 x 103.2 cm
©Courtesy of the Philadelphia Museum of Art

Philadelphia chiama, Pisa risponde. Fino al 7 aprile, Palazzo Blu ospita alcuni tra i più significativi artisti del Novecento con la mostra “Le avanguardie capolavori dal Philadelphia Museum of Art”, a cura di Matthew Affron.

Il percorso espositivo, composto da più di 40 opere, provenienti dall’istituzione di Philadelphia, vuole rileggere criticamente l’apporto dei movimenti e delle correnti esplose agli inizio del secolo breve, partendo dalla Belle Epoquè fino all’alba della Seconda Guerra Mondiale. Per comprendere appieno l’esposizione è necessario riflettere sul concetto di avanguardia. Nei primi del Novecento, in campo artistico, si sviluppa un pensiero che vede l’arte non più come rappresentazione oggettiva della realtà ma come espressione dell’inconscio, arte come gesto e provocazione. L’arte diventa quindi uno strumento di rivolta e rappresentazione della società; che vede la rottura del concetto di arte tradizione. In particolare l’artista abbandona le convenzioni e ricerca una propria forma espressiva.

La contrapposizione tra la sede austera che ospita la mostra e le opere si percepisce non appena si varca la soglia. L’ingresso si apre con l’opera “Autoritratto” di Pablo Picasso che ben si presta a far immergere il fruitore in un percorso di rottura con il passato e nuova ricerca artistica. L’opera presenta pennellate decise, un rimando all’iberismo e primitivismo che culminerà con “Le Demoiselle d’Avignon”. Si ha dunque un’anticipazione di quello che sarà il cubismo. La mostra prosegue come una “linea del tempo” in cui le opere sono affiancate da installazioni visive, multimediali e sonore che permettono un dialogo tra arte e avvenimenti storici del passato, focalizzandosi sui punti salienti della storia del secolo precedente. La rassegna si chiude con “La crocifissione” di Chagall, opera simbolica che rappresenta le condizioni disumane vissute dagli ebrei. Cristo rappresentato al centro dell’opera diventa simbolo dell’oppressione del popolo ebraico. Il tono dell’opera è dunque di una drammaticità spietata.

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