Settant’anni di carriera nel cinema, la Milo ha lavorato con i più grandi registi italiani, da Roberto Rossellini a Federico Fellini, da Dino Risi a Pupi Avati
“Mi fidanzo con un ragazzo più grande, trent’anni lui, sedici io. Lui mi porta a Milano dove lavoro come modella. In seguito mi trasferisco a Roma per fare l’attrice. Ero minorenne, facevo tutto quello che non si poteva fare, stare con un uomo grande, guidare. Ero felice. Volevo vivere“. Così la grande diva Sandra Milo raccontava i suoi esordi in una recente intervista. Ed è riuscita ad esaurire quel desiderio, la musa di Federico Fellini: vivendo intensamente fino all’età di 90 anni. Fino a oggi, quando si è spenta nella sua abitazione, circondata dall’affetto dei suoi familiari.
Nata a Tunisi nel 1933, la Milo esordì al cinema accanto ad Alberto Sordi nel film Lo scapolo (1955) di Antonio Pietrangeli. Il suo primo ruolo importante arrivò nel 1959 nella pellicola Il generale Della Rovere, con la regia di Roberto Rossellini, in cui interpretava il ruolo di una prostituta al fianco di Vittorio De Sica. Esordi di una lunghissima carriera, quasi settant’anni di cinema senza mai fermarsi, fino a pochi mesi prima della scomparsa. Cercata da grandi registi, da Roberto Rossellini a Federico Fellini, da Dino Risi a Pupi Avati, fino a Gabriele Salvatores e Gabriele Muccino.
Nel 2016 duecento fotografie della raccolta personale dell’attrice, opera dei migliori fotografi italiani, passarono in asta alla Maison Bibelot. Un itinerario attraverso il grande cinema italiano degli Anni Cinquanta e Sessanta, con scatti dei più noti fotografi della cinematografia italiana. Da Tazio Secchiaroli a Franco Pinna, fotografo ufficiale di Fellini, a Chiara Samugheo, la prima donna italiana a diventare fotografa professionista. In asta c’era anche una vera rarità: una serie di dieci diacolor che ritraevano la Milo nei panni della Gradisca, il noto personaggio felliniano di Amarcord.