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La voce si fregia del silenzio. A Napoli la mostra sul paesaggio campano durante il regno napoleonico

Pierre Jacques Volaire (Tolone 1729 - Napoli 1799) Eruzione del Vesuvio nel 1771, 1789 Olio su tela, 101,5 × 153 cm Napoli, Roberto Campobasso Antichità Pierre Jacques Volaire (Tolone 1729 - Napoli 1799) Eruzione del Vesuvio nel 1771, 1789 Olio su tela, 101,5 × 153 cm Napoli, Roberto Campobasso Antichità
Joseph Rebell (Vienna 1787 - Dresda 1828) Atrani, 1817 Olio su tela, 63 × 99 cm Amburgo, Hamburger Kunsthalle, acquisto del 1910
Joseph Rebell (Vienna 1787-Dresda 1828), Atrani, 1817. Olio su tela, 63 × 99 cm, Amburgo, Hamburger Kunsthalle, acquisto del 1910

Dal 23 novembre 2023 al 7 aprile 2024, le Gallerie d’Italia di Napoli mettono in scena la monumentale mostra sul paesaggio campano durante il settennio napoleonico che la capitale del mediterraneo visse dal 1808 al 1815.

Il percorso di visita è divisibile in tre settori, ben distinti nel contenuto. Il primo ci colloca agli stereotipati confini dell’immaginario stile impero che il sottotipo della mostra rievoca. Intitolata Napoli al tempo di Napoleone. Rebell e la luce del Golfo, essa non può infatti che suscitare fantasie vezzose di velluti, ori, brillanti e pretestuose pose impettite, ricerca appagata dai ritratti ufficiali di Gioacchino Murat come sovrano delle Due Sicilie, della Regina Consorte Carolina Bonaparte, sorella del celebre imperatore, della famiglia reale, e di Napoleone stesso, nel magnifico ritratto con gli attributi dell’incoronazione, tutti di François Girard provenienti da Le petite Trianon di Versailles. 

Ad alimentare le leggiadre fantasie sui costumi di quell’epoca di soprusi, doppiezza e lustrini, il collare regale di Giocchino Murat, composto di sedici medaglioni raffiguranti le regioni del regno delle due Sicilie (Lucania, Sicilia, Apulia, Abbruzzi etc.) con stelle d’oro, diamanti e smalti. Di fronte a questo prezioso oggetto si apre l’ambiente centrale della mostra, suggerito da setti inclinati che creano una suggestiva rotonda. É il momento in cui inizia la decostruzione della patinata immagine di imperatori e regine sotto l’azione del tempo e della geografia.

Alle pareti della rotonda, dunque, sono esposte delle tele, di Volaire, sull’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Gli scavi archeologici erano iniziati a Napoli già negli anni Quaranta del Settecento con Carlo III di Spagna (come Carlo I di Napoli), e avevano stravolto la cultura estetico-figurativa occidentale. Le tele si concentrano sul Vesuvio in eruzione e la colorazione accesa, luminosa e innaturale, dei cieli. Con occhi pliniani guardiamo all’indefinitezza di quell’attimo i cui sortiti effetti la società ottocentesca stava intuendo nella crescente quantità di reperti rinvenuti in quella regione. Un ventre antico si riapriva e scuciva mondi nascosti eppur intuiti sin dal Rinascimento. Napoleone e la sua corte di interessi non intervengono in queste scene e persino la pompa del suo ritratto vacilla all’energia magmatica del vulcano. Sul tempo e la storia nulla può il generale corso.

Usciamo dalla rotonda pompeiana e il percorso, prima denso e ravvicinato nel duro scontro tra ambizione individuale e antiche storie, si fa lineare e dilatato. Siamo nell’ultima sezione, dedicata al paesaggismo campano per la corte francese a Napoli. 

L’intento dei curatori è sopperire alla grave (ma inevitabile) assenza della serie di paesaggi commissionati da Murat a Rebell di alcune località campane. La serie, infatti, è oggi vincolata per le ottocentesche clausole fondative del Wien Museum, che non può prestarle a nessuna istituzione per mostre e studi. Non si tratta tuttavia degli unici paesaggi campani a cui Rebell lavora sotto il regno dei Murat, e gli altri sono infatti esposti assieme ad altre tele. Atrani, il porticciolo di Portici, Vietri sul mare, Capo Miseno, Posillipo e ovviamente Napoli tra Mizzofalcone, Chiaia e Posillipo, la meravigliosa carcassa abitata di palazzo Donn’Anna, i templi di Paestum, sono solo alcune delle scene che compaiono in conclusione alla mostra.

La voce del tempo non parla in questi luoghi, popolati di scugnizzi, balie e pescatori che di Napoleone forse non conoscono neanche il nome, sanno solo che a’ Napule ce stann’ e’ francesi. Eppure, la voce si fregia del silenzio. I Murat commissionano a Rebell – per gli appartamenti reali partenopei, riallestiti per i francesi – le scene di un mondo periferico, luminoso delle vestigia di una mitologia calcarea e delle radici greche e romane, di antichi usi e vecchie tradizioni che reggono anche al più irruento dei vortici politici come la parentesi napoleonica. Intanto si continua a pescare a Salerno, a danzare su un patio sorrentino e a mietere grano nella magna Grecia sotto relitti templari. Persino gli dèi cadono.

Pierre Jacques Volaire (Tolone 1729 - Napoli 1799) Eruzione del Vesuvio nel 1771, 1789 Olio su tela, 101,5 × 153 cm Napoli, Roberto Campobasso Antichità
Pierre Jacques Volaire (Tolone 1729-Napoli 1799), Eruzione del Vesuvio nel 1771,1789. Olio su tela, 101,5 × 153 cm. Napoli, Roberto Campobasso Antichità

Joseph Rebell (Vienna 1787 - Dresda 1828) Burrasca nella spiaggia di Amalfi con il convento dei Cappuccini, 1813 Olio su tela, 95 × 132 cm Pescara, Museo dell’Ottocento, Fondazione Di Persio - Pallotta
Joseph Rebell (Vienna 1787-Dresda 1828), Burrasca nella spiaggia di Amalfi con il convento dei Cappuccini, 1813. Olio su tela, 95 × 132 cm
Pescara, Museo dell’Ottocento, Fondazione Di Persio-Pallotta

oseph Rebell (Vienna 1787 - Dresda 1828) Burrasca al tramonto presso i Faraglioni di Capri, 1823 Olio su tela, 99,5 × 137,2 cm Parma, Complesso monumentale della Pilotta, Galleria Nazionale
Joseph Rebell (Vienna 1787-Dresda 1828), Burrasca al tramonto presso i Faraglioni di Capri, 1823. Olio su tela, 99,5 × 137,2 cm. Parma, Complesso monumentale della Pilotta, Galleria Nazionale

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