300.000 Baci, racconti d’amore queer dal mondo antico: regine centaure, amanti degli dei e gigolo sconsolati. Un’antologia romantica, passionale e a volte spudorata per riscoprire gli amori gay, lesbici e transessuali che hanno popolato l’immaginario dei classici antichi greci e latini
Per secoli, le storie di amore queer nel mondo antico sono state dimenticate o rimosse. Anche oggi sono solo poche le testimonianze ricordate e conosciute: l’amore selvaggio tra Achille e Patroclo, quello doloroso e poetico che traspare dai testi di Saffo e i tre generi introdotti dal Simposio di Platone. Eppure, oltre a questi casi particolarmente famosi, esiste una ricchissima tradizione letteraria che vede al suo centro amori queer di epoche greca e latina. Nel libro 300.000 baci, racconti d’amore queer dal mondo antico (L’Ippocampo) queste storia rivivono grazie all’incontro di un poeta e di illustratore, Seán Hewitt e Luke Edward Hall, che hanno raccolto una grande quantità di storie, comprese alcune delle più belle e toccanti del canone classico, per riportarle in vita.
Leggere i classici apre interrogativi attualissimi. “Tutti noi andiamo a caccia di un passato, ma cosa succede quando, guardandoci indietro, vediamo un mondo in cui non esistiamo? L’idea di un mondo senza di noi è una bugia, i vuoti della storia non sono puri accidenti. In ogni caso, la storia non equivale al passato, ma solo al modo in cui questo è stato scritto“, scrive Hewitt nell’introduzione.
Accanto ai celebrati versi di Omero, Saffo, Ovidio e Catullo, pagina dopo pagina si svela una carrellata di autori e personaggi, in una vasta gamma di opere riportate nelle antologie solo di rado. Troviamo (e riscopriamo) poemi erotici, dialoghi intensi, dissertazioni filosofiche e persino il testo di un graffito salvato dalle rovine di Pompei (grande testimonianza a cielo aperto di irrefrenabili e celebrati amori gay). Grazie alla sensibilità letteraria di Hewitt e alle vivide illustrazioni di Hall, squillanti nei colori e vibranti nelle linee, scopriamo relazioni, amori e amplessi che sono allo stesso tempo spirituali o lussuriose, tenere o crude, immortali o tormentate.
Si tratta di un immaginario complesso, frammentato, che non restituisce una visione unica da parte degli autori antichi (e, evidentemente, dei loro coevi lettori): “le relazioni tra donne queer sono molto meno ben documentate nella letteratura dei classici greci e latini – sottolinea l’autore – Persino in questo libro, in cui presentiamo nuove versioni di testi riguardanti quelli che oggi chiamiamo personaggi di genere non conforme e donne queer, non troviamo che una visione estremamente frammentata. I frustuli pulsanti di vita di Saffo sono inni a donne amate, e un raro graffito di Pompei dimostra come i desideri e le relazioni femminili fossero affidate al canto e alla pietra. Un incantesimo d’amore rinvenuto su papiro e proveniente dall’Egitto mostra le ammalianti profondità del desiderio femminile, pieno di energia e passione violenta; e il racconto di Ifide e lante, dalle Metamorfosi di Ovidio, gioca con i ruoli di genere e l’amore tra donne“. Tutti questi brani, queste opere e queste testimonianze restituiscono prospettive complesse e con un’altrettanto complessa ricezione: lo stile a volte è quello della satira (Dura la vita del gigolo di Gioviale), del dibattito, a volte è possibile rilevare la lenta della misoginia (Gli Exploits di Filènide), e spingono a interrogarsi su quello che viene approvato e censurato. Il mondo antico non è uno specchio perfetto, e questa rilettura contemporanea non cade nel tranello dell’idealizzazione.
Questa raccolta di amori delinea un affresco frammentato e contraddittorio, vibrante e spesso, sì, emozionante. Questa uscita è un’antologia imperdibile per provare a guardare con occhi nuovi l’immaginario che ha popolato il mondo antico, 300.00 baci è un affascinante viaggio alla scoperta dell’amore in tutte le sue possibilità e le sue forme (a volte, letteralmente!): “La nostra speranza è che in questa antologia chi legge possa trovare amore, gioia, tragedia, dolore, desiderio per connettersi, di nuovo, con questi miti queer archetipali. Non è un’utopia, ma un modo di riconoscere, senza falsi pudori, la ricca varietà dell’umano e del divino“.