Una città eternamente incorreggibile: venerdì 16 febbraio arriva su Rai 2, in prima visione, Roma santa e dannata di Roberto D’Agostino e Marco Giusti, per la regia di Daniele Ciprì e la produzione creativa di Paolo Sorrentino.
Il documentario, presentato lo scorso ottobre all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, era già visibile da novembre sulle piattaforme Sky, Prime e Google. Ora approda al grande pubblico generalista, benché in seconda serata.
Tutto su Roma, dal Piper ai salotti della politica
D’Agostino, secondo Marco Giusti, è l’ultimo testimone attendibile del mood romano. Nato e vissuto nella capitale, dagli anni settanta del Piper ai salotti della nuova politica, per il giornalista che ha creato la testata online Dagospia (“una portineria elettronica”, così l’ha definita) Roma non ha segreti. O meglio, per D’Agostino “Non amare Roma è impossibile; capirla non è impossibile, è inutile”. Città dalle mille contraddizioni, fin dal titolo, “santa e dannata”: sede papale e demoniaca, negli anfratti delle sue cattive abitudini. Spiega ancora Roberto nel corso del documentario: “I nemici a Roma non si combattono: si seducono o si comprano”. E allora via alle testimonianze dei personaggi cult della capitale: Carlo Verdone, Sandra Milo in una delle sue ultime interviste, Enrico Vanzina, Luxuria, Massimo Ceccherini, Vera Gemma. E i locali storici, Muccassassina, Number One, Piper, Degrado.
Per partecipare alla dolce vita romana non c’è bisogno di soldi o posizione sociale, come capita altrove. Roma è una città che accoglie e fagocita al tempo stesso. Ed è per questo che qualcuno ci si è perso, ricorda Marco Giusti. Grossetano, il critico cinematografico è uno fra i tanti che (nel suo caso, con successo) sono approdati nella capitale dalla provincia, come ha abilmente raccontato Sorrentino ne “La grande bellezza” attraverso il personaggio interpretato da Carlo Verdone. Su tutto vigila e incombe la presenza millenaria del Vaticano. In Roma santa e dannata, i potenti e i vip di tutto il mondo vanno e vengono; l’importante, dopo le nottate infinite, a giorno fatto, è la preghiera del mattino e il lavoro quotidiano. In attesa di una nuova notte dannata.