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Il Risorgimento di Carlo Alianello in due romanzi riproposti da Osanna Edizioni

Il Meridione, affascinante e controverso nel passaggio dal Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, è colto in due straordinari romanzi di Carlo Alianello, autore purtroppo dimenticato ma che invece merita di essere riscoperto. Osanna Edizioni, casa editrice lucana, ha ristampato i suoi due romanzi principali, L’Alfiere e L’eredità della Priora, che ripercorrono il Risorgimento da un punto di vista storico e sociale

Con Tomasi di Lampedusa e De Roberto, Carlo Alianello (1901-1981) è probabilmente lo scrittore che ha dato il contributo più importante alla letteratura italiana in fatto di romanzi storici risorgimentali in grado di raccontare e analizzare, con eleganza e onestà intellettuale, la società meridionale nei suoi diversi strati sociali, e presentando l’Unità non soltanto attraverso la lente dell’immancabile retorica, ma soffermandosi invece sulle implicazioni che la dominazione piemontese ebbe sull’assetto socio-economico del Mezzogiorno. Pur valutando con favore l’Unità italiana, Alianello ne stigmatizza alcuni aspetti che purtroppo furono dannosi per le popolazioni del Sud, un po’ come accade appunto nel Gattopardo e nei Viceré, con i quali i romanzi di Alianello condividono non soltanto l’eleganza dello stile, ma anche l’acutezza di giudizio, la conoscenza dei fatti e soprattutto l’onestà intellettuale.

Il grandioso affresco storico-sociale L’eredità della Priora (pubblicato per la prima volta nel 1963) affronta diverse pagine di eventi ancora oggi controversi che seguirono l’Unità, fra cui la soppressione di numerosi conventi e l’incameramento dei loro beni da parte dello Stato o dei privati, questi ultimi furono quasi sempre i grandi latifondisti, che poterono così ampliare i loro possedimenti, spingendo la popolazione più umile a una sempre maggiore dipendenza dal bracciantato, condotto in condizioni di semischiavitù. Anche questo elemento contribuì al malcontento che portò al fenomeno del brigantaggio, altra pagina buia affrontata nel romanzo: buia perché la repressione ordinata dal governo fu spietata, e non contribuì certamente a costruire quella fratellanza che invece era necessaria fra “piemontesi” e popolazioni meridionali.

Nel romanzo si intrecciano storie di uomini, di briganti, storie di soldati, pesino storie d’amore, al cui centro ideale sta la Priora che dà il titolo alla vicenda e che, un po’ come il cane Bendicò di gattopardesca memoria, rappresenta gli ultimi bagliori di un fasto cui è riuscita a prendere parte, ma la cui morte è il ritorno alla polvere non soltanto del suo corpo, ma di tutta un’epoca, una società, uno stile di vita.

L’Alfiere (apparso per la prima volta nel 1942) è un romanzo più strettamente legato alle vicende militari che ebbero luogo nel Regno delle Due Sicilie nel 1860, al momento del celebre sbarco dei garibaldini, cui si unirono i patrioti locali. Il romanzo ruota attorno alla figura di Don Giuseppe Lancia, che con il grado di alfiere dell’esercito borbonico prende parte alla campagna per respingere quella che gli occhi del governo napoletano era considerata una vera e propria invasione; le operazioni militari avranno però un esito disastroso, in parte anche a causa dei molti errori commessi dai generali borbonici, sintomatici di un regime che era ormai in piena decadenza, senza più un’organizzazione statale in grado di provvedere al buon funzionamento delle forze armate. In mezzo, le relazioni sentimentali, assai tormentate, del protagonista. Con un idealismo che potremmo definire romantico, come in fondo romantico è lo stesso regime borbonico al momento della sua fine, Don Lancia combatte per salvare almeno l’onore, e nell’incontro con il suo cappellano, il frate francescano Carmelo, ha l’occasione di un confronto con quella che sarà l’Italia di domani. Il frate, infatti, ha scelto di passare nel campo dei garibaldini.

Due romanzi che Osanna Edizioni ha avuto il merito di ristampare e mantenere in catalogo perché, rappresentano un bel momento della nostra letteratura nazionale: la lingua italiana di Alianello è elegante senza essere barocca, la si legge con piacere perché ogni parola è impiegata per rendere al meglio – quasi potessimo vedere le immagini davanti a noi – ogni scena, ogni dettaglio, ogni emozione. Ma un apsetto non certo secondario è che romanzi del genere sono utili ancora oggi per meglio inquadrare certi avvenimenti storici, come appunto l’annessione delle regioni meridionali all’allora Regno di Sardegna, che troppo spesso sono ammantati di inutile retorica e  vengono quindi distorti e subendo quindi una distorsione nella conoscenza media, che dà a sua volta luogo a tutti quei malintesi che, nei fatti, impediscono ancora oggi una compiuta unità e fraternità sociali fra italiani. Perché a oltre un secolo e mezzo di distanza, il celebre assunto di Cavour sul dover fare gli italiani dopo aver fatta l’Italia, è purtroppo in parte ancora attuale.

Carlo Alianello

L’Alfiere, 2013
L’eredità della Priora, 2023

Osanna Edizioni

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