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La Basilicata nelle impressioni dei viaggiatori dell’Ottocento

Veduta antica di Metaponto e dell'antico tempio dorico (Tavole Palatine) al confine tra la Puglia e la Basilicata, 1828
Veduta antica di Metaponto e dell’antico tempio dorico (Tavole Palatine) al confine tra la Puglia e la Basilicata, 1828

Tre resoconti di viaggio di illustri letterati dell’Ottocento raccontano una Basilicata autentica, sospesa fra la grandezza del passato e le difficili condizioni delle campagne, ma anche animata da slanci di progresso sociale e culturale. Osanna Edizioni propone nel suo catalogo tre preziosi volumi di grande valore storico, letterario e documentario

Se nell’immaginario antico la Basilicata, o Lucania, era vista come una terra desolata e remota, covo di briganti e afflitta dalla povertà e dall’arretratezza, e per questa rimaneva perlopiù sconosciuta agli italiani, per gli stranieri rappresentava una meta di fascino. Il pittore e scrittore britannico Edward Lear, celebre per le filastrocche note sotto il nome di Limericks, compì nel 1847 un lungo viaggio nel regno di Napoli, trascorrendo tre settimane in Basilicata; il suo diario, più che per le notizie storiche sui luoghi visitati, è apprezzabile per quel senso di avventura che caratterizza il racconto del viaggio in carrozza, gli incontri con i “cafoni”, gli inviti ricevuti dai notabili, e le lunghe, appassionate descrizioni dei paesaggi naturali.

Il resoconto è anche un prezioso documento per conoscere lo stato di alcuni edifici di Melfi e altri luoghi, visitati e descritti da Lear ma purtroppo andati distrutti nel terremoto del 1851 Il volumetto è impreziosito dalla riproduzione di alcune incisioni realizzate dai disegni dello stesso Lear, fra cui le vedute di Melfi e Venosa.

In quel medesimo anno 1847 anche Cesare Malpica (1804-1848) visitò la Basilicata, mosso da quella sana curiosità che anima chi non ha mai visitato un determinato luogo. Giornalista, poeta e scrittore, purtroppo prematuramente scomparso, Malpica è un di quei letterati purtroppo dimenticati, ma che la casa editrice Osanna ha avuto il merito di riscoprire nell’ambito della sua promozione culturale del Mezzogiorno. In queste “impressioni” (così chiamate, certo per modestia, dallo stesso autore) non soltanto si ritrovano preziose informazioni sugli usi e i costumi degli abitanti della Basilicata, ma si ritrova anche il clima delle idee che circolavano nelle classi altolocate, alla vigilia dei moti rivoluzionari del 1848. Sotto quest’ultimo aspetto si scopre così una regione non isolata dalla circolazione del pensiero politico, non estranea al richiamo della Storia, aperta al progresso civile. Perché nobiltà e borghesia lucane non erano estranee alla cultura, e anzi supplivano alle mancanze dei pubblici poteri; ad esempio, se a Potenza non c’era una biblioteca pubblica, erano però numerose quelle private, vi si stampava il Giornale della Società Economica e fioriva un’accademia di poesia. E anche Matera vantava un centro culturale e una biblioteca. Aveva quindi avuto ragione, Malpica, a non fidarsi di quanto gli avevano dipinto la Basilicata come terra abitata da barbar, sconsigliandolo di mettersi in viaggio.

Non solo città, perché l’autore si sofferma anche sul paesaggio campestre e montano che caratterizza la regione, e ne rimane affascinato come altri viaggiatori prima di lui. Ma osservando quella società rurale, umile nei modi e nei costumi, Malpica si sofferma con dolore anche sul caporalato, quell’odioso fenomeno di sfruttamento del bracciantato agricolo che, dopo oltre un secolo, è purtroppo ancora oggi una realtà dell’Italia unita.

Le “impressioni” di Malpica, pur a distanza di oltre un secolo e mezzo dalla loro stesura. restano un importante e attuale documento storico, utile per capire le vicende antiche della Basilicata, ma anche per penetrare il carattere della sua gente. Sulla medesima china si muove François Lenormant, che visitò la regione in ben tre occasioni, nel 1866, nel 1879 e nel 1882, sempre lasciando un diario di viaggio. Professore di archeologia a Parigi, era ovviamente attratto dalle tante testimonianze di storia antica che costellano quel territorio, ma il suo sguardo è molto più ampio perché abbraccia, in maniera ancora più approfondita di Malpica, arte, letteratura e antropologia. I suoi diari non sono però saggi accademici, ma scorrono con la piacevolezza di un romanzo, anche se puntualmente calati in una realtà di persone, cose e fatti. L’occhio dell’archeologo fornisce preziose informazioni sulla Lucania antica, da Ausculum a Metaponto, passando per la Venosa di oraziana memoria. Grazie a Lenormant possiamo addentrarci nella bellezza delle architetture antiche, ma anche di opere d’arte, oggetti e monete dell’epoca romana, proseguendo nel Medioevo e poi nel Rinascimento; l’autore è infatti attratto da quei dettagli preziosi che però tracciano la sostanza di una storia densa di avvenimenti e civiltà che si sono succedute.  Nei suoi viaggi, Lenormant venne anche a conoscenza del fenomeno del brigantaggio, attraverso le testimonianze degli abitanti del luogo, ma cade, come vedrà chi vorrà leggere, in alcuni errori d’interpretazione. Ma ciò nulla toglie al valore dei suoi diari di viaggio. Interessanti le sue considerazioni sulle masse contadine e il fenomeno dell’emigrazione in America, specchio di una miseria di cui la Basilicata non era ancora riuscita a liberarsi.

L’introduzione di Giovanni Battista Bronzini è utile a inquadrare il personaggio e lo spirito di questi diari.

Paradossalmente, ancora oggi la Basilicata è poco conosciuta (con la parziale eccezione di Matera) dall’italiano medio, e riscoprire oggi i volumi di Osanna Edizioni può essere utile per capire la storia e la cultura di questa splendida parte d’Italia stretta fra il Mar Tirreno e il Mar Ionio.

 

Edward Lear
Viaggio in Basilicata

Cesare Malpica
La Basilicata. Impressioni

François Lenormant
Tra le genti di Lucania. Appunti di viaggio

Osanna Edizioni

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