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MeryTales. Quella volta che Louise Bourgeois “mangiò” suo padre

Louise Bourgeois, Spider - Photo by Edouard Fraipont
Louise Bourgeois, Spider – Photo by Edouard Fraipont

Riflessioni sull’attualissima personalità della grande scultrice Louise Bourgeois, “la Tina Pica del mondo dell’arte” fra rabbia e creatività

Leggevo un’interessante intervista a Louise Bourgeois, e mi è venuto in mente che senza saperlo tra le eroine del mio subconscio c’era assolutamente anche lei. Ha ragione un noto critico quando dice che: “Louise Bourgeois è un po’ la Tina Pica del mondo dell’arte“. Tina Pica è stata un’attrice napoletana degli anni ’50 diventata famosa con il film Pane, amore e fantasia. Bourgeois è diventata famosa grazie soprattutto alla collera e alla fantasia, perché del Pane ci ha fatto una grande opera d’arte. In ogni sua opera la rabbia e la creatività sono percepibili anche agli occhi meno esperti. Sempre pronta a sfidare il mondo e le sue convenzioni, la sua arte è la sua realtà e la sua realtà è la sua arte, un universo autoreferienziale che parla di magia, mistero e traumi.

Ogni scultura è una riflessione su un dramma umano, e più che di forma è fatta di sensazioni. Paura oggi, angoscia domani, RIBELLIONE SEMPRE. Il padre di questa piccolissima signora dall’animo d’acciaio era un restauratore di arazzi in un piccolo paese vicino a Parigi. Avrebbe tanto voluto un maschio, dopo la morte della prima figlia, invece arrivò lei, Louise. Il disappunto fu tale che non riuscì nemmeno a mascherarlo. Ed è per questo che l’arte di Louise ci parla di quel mancato amore che ognuno dovrebbe provare nell’infanzia. Qualcuno dice che lei fin da piccola imparò ad odiarlo, così tanto che un giorno, durante un pranzo, fece con la mollica di pane un ritratto del padre e lo mangiò, dimostrando sia le grandi doti nascoste di scultrice, che avrebbe poi confermato più tardi, che la predisposizione al cannibalismo, mai sviluppato fino in fondo.

 

Louise Bourgeois
Louise Bourgeois

“Come artista sono un’assassina”

I materiali che usa sono infiniti, dal marmo alla stoffa, ricordando forse quando aiutava i genitori a riparare gli arazzi, al legno, agli oggetti trovati che organizza nelle sue famosissime e claustrofobiche “celle”. Tutto sembra fatto oggi o forse nello stesso momento, come se questa donna vivesse in un unico istante, un universo creativo e psicologico chiuso, come appunto una delle sue stanze-prigione. Molti ricorderanno i ragni giganti in bronzo sul terrazzo della Tate Modern a Londra, intitolati Maman (mamma). Come per dire che, se il babbo era egoista, anche la mamma aveva qualche difetto! Il suo obiettivo è disturbare il sonno di noi altri, in modo da entrare nel suo universo del terrore, facendoci piombare nel proprio inconscio come una Freud dell’arte.

Come persona sono una vittima, ma come artista sono un’assassina“. L’arte è per questa parigina in America lo specchio della vita: “Io sono quello che faccio“, dice. Quindi ora una lupa di marmo, ora una spirale di alluminio, ora una sfera di pietra o un corpo in bronzo dorato. Tutto sotto le fattezze di una nonna con la curiosità di Alice nel paese delle meraviglie, o forse, nel pozzo del terrore. Se nascendo a Natale non fece un regalo al padre, è stata sicuramente un’eterna sorpresa per il mondo dell’arte. La guerra della vita per questa invincibile artista è lunga. Ma i veri artisti sono quelli che vincono nel tempo.

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