All in One, tutti in uno, uno per tutti. Da oggi, 28 febbraio, fino al 24 marzo, Triennale Milano presenta la mostra di Mariella Bettineschi, a cura di Paola Ugolini. L’esposizione comprende quattro gruppi di lavori realizzati dall’artista fra il 1980 e il 2023: un viaggio che attraversa alcune stagioni della sua creatività proponendo agli spettatori un lungo dialogo all’interno della sua narrazione. Sono esposte le serie Morbidi e Piumari, organze imbottite di bambagia o di piume, decorate con parole di oro colato o trapunte di ciniglia, filo di nylon o di metallo e perline; i Tesori, semplici carte da lucido che – lavorate e trattate con catramina, acquaragia e strati di colature di pigmenti dorati a caldo – diventano materiche; infine L’era successiva, serie che nasce nel 2008 quando l’artista inizia a sperimentare lo sdoppiamento fotografico di nature, biblioteche e ritratti femminili. In queste immagini l’artista decide di spostare l’attenzione dal presente al futuro, su quello che verrà dopo. In questi lavori c’è infatti una sorta di sovversione del tempo come se dalla nostra dimensione terrena si scivolasse in una dimensione atemporale in cui non ci sono relazioni tra i viventi perché tutto è fenomenologico ed eterno.
Il corpus dei lavori che Mariella Bettineschi ha prodotto nella sua carriera non può essere racchiuso in una definizione lineare: la sua poetica, eclettica, si connota sia per la capacità di sperimentazione sui materiali che per la ricerca di linguaggio, che conduce l’osservatore a riflessioni sulla storia dell’arte e sulla centralità del ruolo della donna, attraverso diversi media, quali, pittura, scultura e fotografia. L’artista, a differenza di molte sue colleghe della stessa generazione, non utilizza mai il proprio corpo o quello di altre donne reali; nonostante il suo impegno femminista, la dimensione fisica-corporea è completamente bandita dalla sua ricerca formale. La scelta è ovviamente consapevole, in quanto c’è la volontà precisa di distogliere l’attenzione dalla forma tangibile per riportarla all’interiorità. Le sue immagini risultano spesso in bilico fra realtà e mondi immaginati: questo continuo slittamento di percezione è una caratteristica peculiare di tutto il lavoro dell’artista, in particolare nei visi femminili, antichi, che vengono rielaborati con sorprendenti risultati visivi. I volti che il suo sguardo indaga e riattualizza, decontestualizzandoli, sono quelli delle celebri modelle che hanno posato per Raffaello, Leonardo, Tiziano, Veronese e Bronzino.