L’artista e operatrice socio-culturale Beatrice Catanzaro racconta la sua esperienza come co-fondatrice di Bait al Karama, a Nablus
Fra le ragioni per cui nel 2023 ArtsLife ha indicato la Sharjah Art Foundation come la migliore – assieme alla Louis Vuitton – fondazione d’arte al mondo c’è anche questa. Perché in un momento storico nel quale a livello globale anche nell’arte paiono dominare comunicazione e finanza, riesce a far circolare le idee. E lo fa con diverse iniziative, prima su tutte il March Meeting, che ogni anno convoca nell’emirato centinaia di storici, critici, operatori culturali, artisti. Per approfondire e sviluppare un tema di particolare attualità o pregnanza culturale e sociale. Quest’anno protagonista erano i collettivi artistici che intrecciano produzione artistica e forme di collaborazione. Con un fitto programma di conferenze, tavole rotonde, workshop, spettacoli e letture.
È in questo contesto che abbiamo incontrato Beatrice Catanzaro, artista e operatrice socio-culturale italiana ma attiva anche in Palestina. Tra il 2010 e il 2015 lei ha vissuto tra Gerusalemme e Nablus, in Cisgiordania, dove ha avviato – assieme a Fatima Kaddumy – Bait al Karama, un’impresa sociale e un centro comunitario femminile. Qui le donne palestinesi sono impegnate nella valorizzazione del patrimonio culturale culinario locale, che sta scomparendo a causa dell’instabilità politica e delle guerre che sconvolgono la regione. Di questo Catanzaro è stata invitata a parlare a Sharjah: e questo ci racconta in questa esclusiva intervista…