Dal 17 aprile al 15 settembre, in concomitanza con la Biennale d’Arte, le Gallerie dell’Accademia di Venezia ospitano la più grande retrospettiva di de Kooning mai organizzata in Italia
“Per creare il suo lessico personale ha attinto alla coralità di stimoli della vita quotidiana, come la luce e il movimento”. È Willem de Kooning di cui parlano Gary Garrels e Mario Codognato, i curatori della grande mostra a lui dedicata dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. E la vita quotidiana di cui parlano, è per buona parte quella vissuta in Italia. È infatti questo lo specifico di questa grande mostra: analizzare i due periodi che de Kooning ha trascorso in Italia, nel 1959 e nel 1969, e il profondo impatto che hanno avuto sul suo lavoro.
“Osservando come le sue New York ed East Hampton abbiano influenzato le sue opere, si ha l’impressione che lo stesso sia capitato a Roma, dando vita a una Gestalt di scorci”, proseguono i curatori. “Durante i viaggi formativi in Italia, de Kooning ha arricchito il suo linguaggio e rielaborato un nuovo modus operandi attraverso l’approfondimento dell’arte classica italiana e il lavoro dei suoi nuovi amici artisti italiani“.
Liberarsi dalla forza di gravità
A Roma, lontano dal mondo che gli era familiare, l’artista coglie l’occasione per ricominciare da capo. Trascorre quattro mesi in Italia e produce un notevole insieme di opere in bianco e nero su carta, caratterizzate da metodi sperimentali. Dipinge sul pavimento, mescola smalto con pietra pomice, strappa e fa collage con la carta.
Mentre è in Italia, l’artista sintetizza tutto ciò che lo circonda, entrando in contatto con l’arte classica italiana e con il lavoro degli artisti italiani suoi contemporanei, molti dei quali diventano suoi amici. Così come l’ambiente newyorchese si rifletteva nei dipinti e nei disegni di de Kooning, lo stesso sembra accadere durante il soggiorno romano.
“Ricordo tutto mezzo sospeso o proiettato nello spazio; i dipinti sembrano funzionare da qualsiasi angolazione si scelga di guardarli”, disse de Kooning in un’intervista del 1969 a proposito della sua esperienza artistica in Italia. “Tutto il segreto sta nel liberarsi dalla forza di gravità”. Il commento è quasi profetico dell’esito raggiunto nei suoi dipinti degli anni Ottanta e nelle altre sperimentazioni tentate dopo la sua prima visita in Italia.
La più grande retrospettiva italiana
La mostra, in concomitanza con la 60° Biennale d’Arte di Venezia, aprirà al pubblico il 17 aprile e sarà visitabile fino al 15 settembre. È il primo progetto espositivo che analizza l’impatto del panorama italiano su de Kooning, riunendo circa 75 opere che ne fanno la più grande retrospettiva dell’artista mai organizzata in Italia, a diciotto anni dall’ultima occasione espositiva. Fra le opere esposte una selezione dei grandi e suggestivi disegni Black and White Rome, che l’artista realizzò durante la sua prima lunga permanenza nella capitale nel 1959. I lavori saranno esposti insieme a opere della fine degli anni Cinquanta, eseguite poco prima del suo viaggio in Italia.
Per la prima volta si vedranno insieme Door to the River, A Tree in Naples e Villa Borghese, tre dei più noti Pastoral Landscapes, dipinti a New York nel 1960 dove è evidente il ricordo persistente del viaggio in Italia. Uno spazio sarà poi dedicato alla scultura, con tredici piccoli bronzi realizzati da de Kooning a Roma. Le opere sono il risultato dei primi esperimenti dell’artista con la creta che, tra il 1972 e il 1974, una volta tornato a New York, lo porteranno a produrre un nuovo nucleo di sculture.