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Bipart of… this gallery: Shazar, l’arte come evocazione

Giuseppe Compare, Cape Town, 2024 ph. Arran Graham
Sulla falsa riga del Questionario di Proust, una serie di domande predisposte da BIPART Studio legale volte a conoscere meglio le più prestigiose gallerie d’arte italiane: oggi da Dubai ci risponde Giuseppe Compare, alias Shazar Gallery, Napoli
SHAZAR GALLERY

Come ha scelto il nome della sua galleria (e cosa vuole esprimere con tale denominazione)?
Shazar (Robert Shazar) è l’eteronimo di un poeta, scrittore napoletano (Giuseppe Bilotta). Shazar (per metà ebreo e metà francese) è il protagonista di un romanzo in 12 volumi o libri. Ho personalmente aiutato lo scrittore nella battitura del primo volume. Ho scelto questo nome per il suono e le atmosfere che evoca.

Qual è il motto della sua galleria?
Domani andrà meglio, non importa com’è andata oggi!

Si sceglie prima l’artista o il tema? Qual è il filo rosso che lega le vostre scelte?
Scelgo sempre prima l’artista perché mi innamoro della sua visione del mondo e del suo approccio a fare arte. Questo è anche il motivo per cui la mia galleria non ha un genere specifico di arte. Ogni artista è un mondo a sé ed è questo che mi affascina, il modo in cui si esprime non ha importanza. La mia preferenza va a quelli artisti che sono in grado di esprimere lo stesso concetto in forme e media differenti. Il fil rouge che lega le mie scelte è che realizzo le mostre di quegli artisti in cui il pensiero è in grado si esprimersi in forma estetica. Penso che quelli che sanno solo pensare devono fare i filosofi e quelli che sanno solo realizzare sono degli ottimi artigiani. L’arte è pensiero in forma estetica.

Qual è la qualità che apprezza di più in un artista?
Originalità, pensiero e, soprattutto, la sincerità delle intenzioni, perché come diceva Marcel Proust: “Tutti gli artisti hanno un’anima volgare”.

Qual è la qualità che apprezza di più in un’opera?
L’opera deve saper parlare oltre il suo esecutore: Deve poter fare a meno dell’artista. Se ciò non è possibile, non siamo di fronte ad un’opera riuscita.

Ha una istituzione/galleria di riferimento (e se sì quale)?
Penso che esistano molti modi di fare questo lavoro, tutti molto interessanti e degni di rispetto. Per quanto mi riguarda, essendo una galleria che opera sul mercato primario e con artisti, prevalentemente, emergenti apprezzo quei colleghi che aiutano i propri artisti a crescere, anzi spesso si cresce insieme anche se ciò non sempre è possibile. Tuttavia, quando succede è una grande soddisfazione.

In quale ambito la sua galleria può migliorare?
Ci sono molti campi in cui migliorare, anzi tutta l’esperienza di galleria è sempre migliorabile. Diciamo che forse la parte commerciale è quella più insidiosa in questo momento storico: tutto cambia velocemente e per chi, come me, spesso programma in avanti con la produzione dei progetti, può trovarsi con una mostra o prodotto “fuori dalle tendenze”.

Qual è l’aspetto che le piace maggiormente della sua professione e che le dà maggior soddisfazione?
Avere la consapevolezza che ad ogni opening tutto quello che si vede, prima non esisteva. È il mio modo di ricreare il mondo. Ma ovviamente aggiungo anche, il privilegio di conoscere tante persone interessanti di ogni tipo.

Ha, o vorrebbe avere, una galleria anche all’estero (e se sì perché)?
Scrivo queste note da Dubai, in attesa del volo per Cape Town dove partecipo per il secondo anno consecutivo ad Investec Art fair Cape Town. Quindi l’estero fa parte del mio modo di operare. In qualche modo, credo, sta diventando una necessità. L’Italia, purtroppo e per diversi motivi, è sempre più un paese marginale nel mercato dell’arte mondiale. Secondo l’ultimo report di UBS per Artbasel contiamo meno dell’1% del mercato mondiale….quindi è necessario uscire anche solo per sopravvivere…

Come pensa che si evolverà il mondo dell’arte e la sua fruizione (anche in relazione alle nuove tecnologie, alla blockchain e al metaverso)?
L’arte troverà sempre modi per parlare alle persone. Tra tutte le specie, quella umana è l’unica che ha questa forma di espressione. Tutta l’arte è la dimostrazione che la sola vita biologica non ci basta….abbiamo bisogno d’altro. Partendo da questa considerazione, credo che l’innovazione è parte del futuro. Resta ferma che le modalità di espressione artistica del passato e del presente avranno tutte un futuro…

Arte e diritto: tutela o vincolo (anche alla luce dell’applicazione del diritto di seguito e del diritto di produzione dell’opera riservati agli artisti)?
Si tratta di un discorso molto complesso che andrebbe affrontato su più livelli. Ma basterebbe un approccio anche molto elementare. Primo e punto essenziale andrebbe distinto mercato primario e mercato secondario. Sì al diritto di seguito sul mercato secondario, che permette all’artista, giustamente di usufruire dell’incremento di guadagno della sua opera. No a tale diritto sul mercato primario, dove la vendita è frutto non solo del lavoro dell’artista, ma anche di tutti gli altri attori, galleristi in primis. Ancora su questa base, differenziazione dell’IVA tra mercato primario (IVA agevolata) e mercato secondario. Trattare l’arte come il libro (ad esempio) e smetterla con questa stupida idea che l’arte è un mercato per soli ricchi (pochi di noi lo sono veramente!) Se vogliamo avvicinare le nuove generazioni al mercato dell’arte occorre smetterla con queste idee malsane. Non possiamo più permettercelo come Paese e come sistema dell’arte. Pena una progressiva inutilità sul mercato globale per gli artisti e per la cultura italiana.

Le risposte di Giuseppe Compare di Shazar Gallery sono state raccolte da Gilberto Cavagna e Rachele Borghi Guglielmi di BIPART Studio Legale.

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