August Strindberg scrisse I Creditori nel 1888, un dramma tra i meno rappresentati in Italia seppure molto attuale nei contenuti. I Creditori potrebbe essere etichettato come un tipico dramma borghese, visto che tratta una storia di amore coniugale, che poi si tramuta in tradimento e vendetta. Ma non ci si può fermare lì, bisogna scendere più a fondo nel testo per capire le menti complesse che Strindberg vuole rappresentare attraverso i tre protagonisti.
Il drammaturgo svedese fa una vera e propria escursione analitica nel rapporto intrapreso tra un uomo e una donna, dove il meccanismo di persuasione, la capacità di manipolazione e perfino il “cannibalismo” sono fondamenta peculiari di una ricerca equilibrata all’interno delle numerose vie che compongono la psiche umana. Il suo è un testo che non dà conforto, mostrando invece la vita nella sua evidente incoerenza. Esplica con metodologia matematica e disarmante scientificità quelle che sono le logiche e i meccanismi del comportamento umano, soprattutto riguardanti la coppia.
Lo spettacolo in prima nazionale dal 19 al 28 marzo a Genova, al Teatro Eleonora Duse, con la regia di Veronica Cruciani presenta efficacemente il conflitto maschile-femminile, quelli che sono i rapporti di potere e la conseguente manipolazione. La regista ha affermato che provando la piece è stata colpita dal fatto che la sua comprensione dell’opera si localizzasse nel corpo. Un corpo continuamente ferito, un corpo pungolato nelle proprie ferite. Ferite nascoste, dimenticate, che riemergono progressivamente sulla pelle, ed affiorano per ricordare la loro presenza. Ferite profonde, a cui il corpo e la mente restano aggrappati. Senza dubbio un qualcosa di molto doloroso. E secondo la regista è solo facendo emergere queste ferite, riportandole in superficie, si può iniziare a guarire.
Lo spettacolo offre un punto di vista sulle idee tradizionali del patriarcato e sul potere, su quello che possiamo definire “amore tossico”. Quando ci si innamora totalmente di qualcuno si desidera essere importante ai suoi occhi, si vuole persino essere consumati da lui o lei, e lì per lì sembra non esserci nulla di sbagliato in questo, ma il gioco (se così si può dire) fa presto a scappare di mano e diventare pericoloso.
Viola Graziosi, Rosario Lisma e Graziano Piazza sono molto bravi nel loro immergersi nei vari personaggi: Tecla è la donna affascinante che ha raggiunto il successo come scrittrice, una donna che vuole essere indipendente, ma questo non è andato bene al primo marito, Gustav, e non va bene neanche al secondo, Adolf, che malgrado sia più giovane di lei si rode di gelosia tutte le volte che esce da sola. Gustav troverà la sua vendetta approfittando della debolezza di Adolf e della sua rabbia repressa, ma questo non farà felice nessuno. Anzi.
Molto interessante ed efficace la scenografia ideata da Anna Varaldo, che approfitta di un ottimo gioco di luci (a cura di Gianni Staropoli) per mettere in risalto gli stati d’animo dei vari personaggi e le situazioni, gettandoli in un mondo quasi onirico. Potente la drammaturgia sonora ad opera di John Cascone, noto artista visivo e sonoro, performer e videomaker che non è solo un accompagnamento musicale ma un’incisiva puntualizzazione del testo.
Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Nazionale di Genova con il Teatro Metastasio di Prato, dove sarà successivamente in scena dal 4 al 7 aprile.