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Gli abiti di San Rocco. Giulia Marchi a Pergola per Pesaro 24

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In anteprima e in esclusiva per ArtsLife le immagini dell’installazione “Gli abiti di San Rocco” di Giulia Marchi nell’ambito di Pesaro 2024

Il titolo – Gli abiti di San Rocco – rimanda in maniera diretta ad una precisa storia e si sviluppa attraverso le parole restituite all’artista da alcuni abitanti della città, con i quali ha imbastito un rapporto epistolare. L’artista in questione è Giulia Marchi, e il progetto di cui si parla è un lavoro dedicato alla statua di San Rocco, collocata al Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola. Un nuovo tassello di “Blu: il colore della cuccagna”, progetto di Pesaro 2024 attuato da Casa Sponge che coniuga antichi saperi e tradizioni legati alle arti tintorie a partire dalla preziosa pianta del guado.

Un intero palinsesto costruito attorno al tema del blu, con un preciso riferimento alla pianta Isatis tinctoria tipica dell’area conosciuta come ”guado”. Collocato nella sezione della “natura operosa” della cultura, il progetto attribuisce a questa tinta un inestimabile valore, sottolineando il suo profondo legame storico con l’ambito dell’arte. Vi è inoltre riflessa la nascita di un “distretto produttivo” ante litteram, in cui l’arte si fonde con l’agricoltura, la biologia, la chimica e l’economia. Dando vita a una sorta di autentica “Natura della Cultura” perfettamente in linea con Pesaro 2024. Partner i comuni di Pergola, Urbania, Urbino, Borgo Pace, Peglio e Sant’Angelo in Vado.

Gli abiti di San Rocco, Giulia Marchi, installazione, 2024, Oratorio di San Rocco, Pergola (PU), BLU il colore della cuccagna
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Arte e memoria

Nucleo fondante dell’intero percorso è rappresentato dalla mostra ”L’Oro Blu” a cura di Leonardo Regano, che apre le collezioni d’arte del Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola al confronto con l’opera di 40 artisti contemporanei, mettendo in dialogo le ricerche di maestri e giovani talenti della scena artistica attuale sul tema del Blu e dell’Oro. Da qui, seguendo la linea filosofica di Casa Sponge, nel corso dell’anno si dipanano workshop, attività diffuse nei borghi, residenze e dialoghi con gli artisti, laboratori e seminari di impronta didattica che vedranno coinvolte le comunità. L’obiettivo è importante: affidare all’arte la memoria passata e recente con il compito di trasformare e generare una visione futura.

Ora è dunque il momento della restituzione alla comunità dell’opera di Giulia Marchi. Che ne ricolloca simbolicamente le vesti, attingendo alle specifiche coloristiche (blu e oro) dell’Oratorio in cui originariamente si trovava. “Un processo di vestizione – dichiara Marchi – una cerimonia dei simboli, una restituzione degli abiti. Una lista di parole stilata assieme ad alcuni abitanti della città ha disciplinato il mio studio, ha guidato la mia ricerca. Riconsegno simbolicamente le vesti al Santo. Gli elementi naturali e quelli caratterizzanti il suo essere pellegrino e taumaturgo hanno guidato il mio lavoro risolvendolo in una installazione ambientale”.

 

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