Print Friendly and PDF

La finezza e la qualità della pittura di Masolino da Panicale

Masolino, Compianto su Cristo morto (dettaglio), Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea, inv. 95 Foto di Rabatti e Domingie
Masolino, Compianto su Cristo morto (dettaglio), Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea, inv. 95 Foto di Rabatti e Domingie

A Empoli (Firenze), Museo della Collegiata e Chiesa di Santo Stefano si è aperta la mostra “Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento” (6 aprile-7 luglio 2024)

Masolino misterioso, sempre soppiantato nella popolarità da Masaccio. Ma a rivederlo da vicino nella mostra empolese, si confermando la finezza e l’alta qualità della sua straordinaria pittura. A 600 anni dalla realizzazione del Ciclo della Vera Croce compiuto il 2 novembre 1424 per la chiesa di Santo Stefano di Empoli, la cittadina toscana, che ha dato i natali a Pontormo, ha promosso una importante mostra, che presenta il maggiore numero di opere del pittore sinora raccolto accompagnandole con altre di artisti del contesto: una cinquantina in tutto, tra dipinti e affreschi staccati, conservati a Empoli o giunti dagli Uffizi, dal Museo del Bargello di Firenze, dalla Pinacoteca Vaticana, da varie città italiane e straniere.

Niccolò di Pietro Gerini, Compianto, Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea. Foto di Rabatti e Domingie

Curata da Andrea De Marchi, Silvia De Luca, Francesco Suppa, con la direzione Cristina Gelli(catalogo Mandragora), la mostra giunge dopo una campagna di studi a Empoli e territorio. Si articola in due sedi, il Museo della Collegiata e la Chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani, dove rimangono le sinopie e alcuni lacerti di affresco del citato ciclo con le Storie della vera Croce per la cappella dell’omonima Compagnia. Un ciclo che doveva essere straordinario, purtroppo distrutto, ma leggibile attraverso le sinopie, i disegni sottostanti rimasti sui muri.

Tommaso di Cristoforo Fini, noto come Masolino da Panicale (Panicale, 1383/1384-Firenze, 1436/1440), pur essendo spesso accostato a Masaccio con cui lavora agli affreschi del Carmine a Firenze, appartiene ad una generazione precedente. Quasi coetaneo di Donatello, si forma nella bottega di Lorenzo Ghiberti, come “rinettatore” delle porte del Battistero di Firenze e poi nella bottega di Gherardo Starnina. Un’esistenza ancora oscura ed una pittura complessa, svolta in parte in una città, Empoli, che allora fungeva da polo di attrazione per gli artisti attivi nella vicina Firenze, dove tra ‘300 e ‘400 brillava ancora il gotico internazionale, con artisti come Lorenzo Monaco, Gherardo Starnina, il giovane Donatello, Giovanni di Francesco Toscani, lo stesso Masolino con la sua schiera di pittori.

Bicci di Lorenzo, San Matteo (?) e San Leonardo, Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea Foto di Rabatti e Domingie

Ed è proprio col gotico internazionale che comincia il percorso della mostra, che ci porta nel Museo della Collegiata, a poche decine di metri dalla Chiesa di Santo Stefano, dove possiamo ammirare l’ambiente in cui lavorava Masolino. Ecco un grande polittico tutto ricomposto, al centro un Crocifisso ligneo “miracoloso” in legno policromo, del terzo decennio del 1300, prestato dalla Collegiata di Sant’Andrea, opera di un seguace di Giovanni Pisano, portato in processione dai Disciplinati bianchi in tempo di peste. Intorno al Crocifisso i pannelli del polittico dipinto nel 1399 -1401 dal pittore fiorentino Niccolò di Pietro Gerini in seguito ad un miracolo dello stesso Crocifisso (un mandorlo secco che rifiorisce al suo passaggio) sono stati riposizionati in modo corretto, con santi laterali e tre pannelli di predella, cui più tardi si aggiunse una seconda predella con la processione dei Bianchi.

Giovanni Toscani, Santi Antonio abate, Michele arcangelo, Martino di Tours, Gregorio Magno e Lorenzo, Pontorme, chiesa di San Martino, foto Giusti Claudio Firenze

A due passi, altri testimoni del tempo. Lorenzo di Bicci con una sontuosa Madonna, un tempo centro di un trittico idealmente ricostruito. Si tratta, in realtà, di un’Assunzione della Vergine, con una serena e tranquilla Madonna, vestita di un manto floreale, portata in cielo da quattro angeli, mentre dona la cintola a San Tommaso. Bella, ma pochi passi più avanti il tono si alza con Lorenzo Monaco, il maggiore esponente del tardogotico toscano: il Trittico di San Donnino, proveniente dall’omonima piccola chiesa, presso l’antico letto dell’Arno, presenta una Madonna dell’umiltà, tra quattro santi. Tutto è oro, dal fondo su cui siede Maria alla chiave di san Pietro, ai libri, ai preziosi nimbi, compreso quello di quel Bambino vivace e dinoccolato. La data, 1404, in un momento di assimilazione da parte di Masolino dei motivi del grande Ghiberti, vincitore del concorso del 1401 per la Porta Nord del Battistero, e del pittore Gherardo Starnina giunto dalla Spagna con novità tardogotiche. E ancora trittici, Madonne, santi, un po’ più rigidi e impalati, come quelli di Rossello di Jacopo Franchi, ma sempre fascinosi, ricchi di dettagli poetici.

Masolino da Panicale, Madonna col Bambino, Empoli, Chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani. Foto di Giovanni Martellucci

La seconda tappa ci conduce nella chiesa di Santo Stefano, dove ci imbattiamo in Masolino e in alcuni pittori della sua cerchia. Chiamato a Empoli da Firenze, dove abitava nel 1422 e collaborava con Ghiberti,Masolino brilla per il suo tardogotico, ispirato aGentile da Fabriano, ma già tendente alle prime volumetrie e rese spaziali, in linea col senese Sassetta e con l’Angelico. Lo racconta una Madonna dell’Umiltà allattante giunta dagli Uffizi (ma dalla lunga storia). Bellissima, delicata, flessuosa nelle sue forme armoniche, siede serena su un morbido cuscino, mentre il Figlio “puppa” con decisione. Capolavori sono le mani lunghe, sottili, ed anche quel seno tenero e astratto. Mani come quelle di un San Francesco, una tavola di collezione privata, che gli viene attribuita ex-novo in questa occasione.

Sfilano altri dipinti, pezzi isolati o ricomposti, ma a colpire è quel Cristo di Pietà (Imago Pietatis), affresco staccato, giunto dal Museo della Collegiata, un tempo nel Battistero di San Giovanni Battista di Empoli. Spicca laggiù, in fondo alla chiesa, come se ci aspettasse. Un volto sofferente e pacato, un corpo turgido, la Madonna e san Giovanni, che lo confortano, questo Cristo di Masolino, con i suoi volumi e prospettiva, è già entrato nel Rinascimento. È il suo capolavoro, degno del giovane collega Masaccio. Databile 1425 circa o 1427-28,non lo sappiamo con certezza, ma la seconda data sembrerebbe più adatta, dopo l’esperienza del pittore al Carmine di Firenze.

Niccolò di Pietro Gerini, santi Ludovico di Tolosa e Orsola (nella cuspide san Girolamo), Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea. Foto di Rabatti e Domingie

La mostra

“Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento”

Empoli (Firenze), Museo della Collegiata di Sant’Andrea (Piazzetta della Propositura 3) e Chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani (Via dei Neri15),

6 aprile-7 luglio 2024

Promossa dal Comune di Empoli e Fondazione CR Firenze ed altri sponsor

Informazioni: tel. 0571 757563: empolimusei@comune.empoli.fi.it

Commenta con Facebook