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A Milano nasce SCONFINA, spazio aperto di connessioni in zona Sarpi

Marta Dell'Angelo, Carichi Pendenti, 2024
Marta Dell’Angelo, Carichi Pendenti, dettaglio dell’installazione
Sconfina, nel nome in messaggio, vuole oltrepassare i confini culturali e territoriali, è il nuovo display urbano in via Aleardo Alerdi 11, inaugurato nel cuore del quartiere cinese di Milano: uno spazio aperto al dialogo h.24 tra artisti, cittadini e i curiosi di ogni età. Del progetto di connessioni tra tecniche e linguaggi delle arti contemporanee e città, in questa intervista ne parla Rossana Ciocca esperta in arte pubblica partecipata.

Sconfina nasce in collaborazione con Helga Franza, come vi siete conosciute e quali sono gli obiettivi del vostro sodalizio artistico-culturale?
Helga ed io ci siamo conosciute nel modo più semplice: collaborando. Helga Franza nella sua pratica artistica quotidiana indaga le connessioni fra spazio e tempo. Nel 2004 costituisce la Fondazione Arthur Cravan – ispirata al performer dadaista – che supporta e mette in rete progetti insensati; è co-fondatrice del collettivo Cose Cosmiche, progetto di ricerca in cui artisti e scienziati propongono nuove forme e teorie per rappresentare e spiegare il mondo. Da tre anni cura insieme al Centro Itard Lombardia e That’s Contemporary il Festival Volcanic Attitude, mettendo in dialogo artisti, scienziati e ricercatori nell’esplorazione dei terreni di origine vulcanica. Siamo entrambe sconfinatrici professioniste, amiamo studiare camminando, pratichiamo la boxe linguistica, accogliamo lo sconosciuto e qualche volta amiamo insegnare a parlare con l’universo. Come nell’intervento di Sophie realizzato durante la pandemia covid 19 ancora visibile sulla saracinesca di via Aleardi 11. Sconfina è un progetto che vuole rendere visibile e supportare la buona pratica di varcare i confini imposti.

Chi è Marta Dell’Angelo, artista interdisciplinare, polimorfica non catalogabile, e perché l’avete scelta come apripista del progetto di sconfinamento?
Partire dal corpo nudo femminile, esposto a pezzi ci sembrava un confine interessante da indagare, siamo quotidianamente esposti ad immagini corporee ma sono percezioni, non realtà. Se come dice Massimo Recalcati il cuore è il primo straniero con cui impariamo a convivere, la pelle ne è certamente la soglia. Grumi di corpi diversi per età e bellezza ammiccano a chi transita dalla vetrina. L’opera sembra ancorarsi ai grandi e potenti cicli pittorici della tradizione rinascimentale italiana come gli affreschi di Luca Signorelli, dove gli ignudi sembrano prendere vita; porzioni di corpi sospesi, ascendenti, alla ricerca di spazi umani e no, in cui trovare finalmente pace. Marta è un artista potentissima, concentra tutto il suo lavoro sul corpo, sui gesti e sulle posture.

Marta Dell’Angelo, Carichi Pendenti, dettaglio dell’installazione

Quali sono i prossimi appuntamenti di Sconfina /Public Program e come dialogare con il quartiere?

L’opera di Marta Dell’Angelo dialoga quotidianamente con l’area h24; SCONFINA è di per sé un display urbano, implementato da un programma pubblico che prevede due pratiche di approfondimento dei processi dell’artista. Domenica 12 maggio è previsto uno studio-visit dall’artista, occasione pubblica per conoscere il suo lavoro e il contesto urbano in cui vive. Marta lavora in una ex conceria, ora spazio di interazione tra provenienti da diversi paesi, luogo in continuo movimento, con direzioni e velocità differenti. Qui si mescolano più dimensioni che danno forma a situazioni poetiche intense, realtà che Marta ha ben documentato nel suo docufilm FuoriMano. Giovedì 6 giugno è previsto il laboratorio Siamo Tutte Cariatidi. La pratica performativa si svolgerà nel contesto urbano e intende coinvolgere i performer prima in un’immersione storiografica sulla rappresentazione della cariatide (la cui provenienza è stata spesso messa in discussione) e su come l’artista ha interpretato questa figura. Una serie di immagini completerà l’invito a immedesimarsi, partendo dalla figura arcaica passando per quella classica e infine ellenistica, cercando di trovare un flusso continuo di movimento che traccia i cambiamenti storici di questa figura che da sempre guarda con sguardo melanconico la città e l’orizzonte.

Vi situate in via Aleardi 11, una traversa di via Sarpi, che nuovo pubblico avete acquisito e come siete stati accolti dal quartiere meticciato?
Helga da molti anni lavora in quell’area, per me è un quartiere nuovo, amo il meticciato, da sempre terreno fertile di novità. Certamente le vie che si affacciano su Paolo Sarpi, come via Aleardi sono state immaginate sul piano urbanistico come dei condotti (scarico e carico) della pedonalità food and drink di Sarpi, ma come ben sappiamo le città non sono solo commercio. Servono molti contenuti e ci auguriamo che Sconfina possa costruire nuovi itinerari culturali e agisca con gli spazi di prossimità per fondare nuove reti culturali; se ci pensi siamo a pochi passi dalla Fabbrica del Vapore e dall’ADI, dall’archivio di Luciano Fabro, dalla Casa degli artisti; la prossimità d’altra parte non è un’isola.

A Quali progetti state lavorando per il prossimo autunno?
Domenico Antonio Mancini è il secondo artista invitato a dialogare con il contesto urbano, sociale e cittadino. L’intervento tratterà il tema della casa, della terra e delle occupazioni abusive; argomento assai dibattuto che analizza il confine dei codici di condotta e quelli della Vita. Mancini nella sua pratica artistica analizza l’urgenza di intervenire, pubblicamente e collettivamente; crea spazi politici ma al contempo poetici che ribaltano la relazione con le cose, invita il pensiero ad agire.

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