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Siamo acqua, en plen air: arte pubblica al Parco Montanelli di Milano

Angelo Caruso, Scorre più veloce del tempo per “Siamo Acqua”
Manuela Carrano, artista poliedrica, con EDEN ON DEMAND, nel 2023 ha ideato e curato un progetto di arte pubblica mutante e itinerante, che quest’anno continua il suo viaggio nell’esplorazione di luoghi suggestivi di Milano, con SIAMO ACQUA, una mostra di nuovi Manifesti realizzati da 9 artisti diversi per tecnica e linguaggio, realizzati con materiali resistenti al liquido di colori diversi a seconda dello stile e dell’identità del singolo autore. Queste piccole opere (70×100) sono esposte insieme a “manifesti bianchi” sui quali gli studenti di licei artistici saranno invitati a lasciare il segno del loro passaggio, con parole o disegni in situ, nel Giardino Indro Montanelli e dintorni, dove il 12 maggio dalle 15 alle 19 si inaugura la mostra (aperta al pubblico fino al 12 giugno).

Gli artisti Manuela Carrano, Angelo Caruso, Cristiana Fioretti, Francesco Garbelli, Guido Locati, Lithian Ricci, Cristina Ruffoni, il duo artistico Jean Sadao e Tadzia, Alice Zanin, per la prima volta issano i loro manifesti realizzati per questa mostra su 23 pali della luce lungo il viale intorno al giardino, situato nella zona di Porta Venezia, nel Parco compreso da via Palestro a Piazza Oberdan.
Questo progetto di arte en plein air patrocinato dal Municipio 1 del Comune di Milano, sarà presentato il 7 maggio in occasione della serata PAPER ART PARTY, nello Studio Orti, in via Orti 14 (dalle 18 alle 21), dove si troveranno opere e libri dei 9 artisti partecipanti.

Cristiana Fioretti, H2Orizon per “Siamo Acqua”

Incastonate nel parco vedremo opere non selvagge curate nei minimi particolari e realizzate con materiali sostenibili, in primis la carta, inventata da Tsai Lun, un dignitario della corte imperiale cinese nel 105 d.C, unendo brandelli di stoffa usata, reti di pesca, fibre vegetali come canna di bambù, riso e corteccia d’albero . E come tutte le più belle cose, anche la carta è vulnerabile, come l’esistenza. Di questa rivoluzionaria invenzione ne parla Marco Polo nel suo Milione, ma furono gli arabi nel XII a introdurre la carta in Europa, già conosciuta dai Persiani, grazie agli scambi commerciali lungo la via della seta. All’inizio la carta veniva considerata inferiore alla pergamena, ma riscontrò una immediata diffusione per la sua accessibilità, e dal 1800 si produce industrialmente. La carta in breve tempo è diventata strumento di divulgazione della cultura globale, è il materiale per creare e raccontare la sostenibilità in diverse forme, con opere che aprono riflessioni sul rapporto tra natura e città: siamo la carta che produciamo, un materiale resiliente, il manifesto di libertà espressiva per gli artisti di eri e di oggi.
E come senza acqua non c’è vita, il manifesto affisso in un luogo pubblico – issato sui pali nel giardino all’inglese di Milano – diventa il messaggio ecologico di un’aurea poetica, che ci riconduce a ripensare da dove veniamo e perché il futuro del nostro Eden terrestre dipende dal rispetto che avremo dell’ambiente.
Nel manifesto di carta c’è il messaggio con segni, forme, colori e parole in libertà che aprono il nostro sguardo, verso un altrove tutto da riconfigurare, dove gli adulti di domani intervenendo su fogli bianchi tracceranno flussi identitari, dentro la mutevole essenza degli esseri viventi nella natura delle trasformazioni.

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