«Carbon and Air», mostra di opere su carta dell’artista americano di origine irlandese Sean Scully (Dublino, 1945) è in scena dall’altro ieri, 24 maggio, al 27 luglio dalla galleria blue-chip Thaddaeus Ropac di Parigi. Riunendo opere prodotte nell’ultimo anno con disegni storici risalenti agli anni ’60 e ’80, la mostra abbraccia opere figurative e alcune delle serie astratte più note dell’artista, «Wall of Light» e «Landline». Questa mostra segue la recente personale di Scully alla Houghton Hall a Norfolk, dove i suoi disegni sono stati presentati in dialogo con la sua produzione pittorica e scultorea, a sottolinearne la natura multiforme. In concomitanza, diverse opere della stessa serie sono esposte in una personale dell’artista presso la Galleria Nazionale Ungherese, a Budapest, in mostra fino all’1 settembre.
L’evoluzione del linguaggio di Scully si costruisce parallelamente agli spostamenti dell’artista. Nonostante sia noto per l’uso del colore, anche il monocromatico occupa un posto importante nella tavolozza di Scully. Nato a Dublino, si trasferì all’età di quattro anni con la famiglia nella grigia periferia di Londra. Nel 1975, quando arrivò a New York, iniziò quella che definì una «storia d’amore quinquennale con il minimalismo», ispirato dalla città a ridurre la sua tavolozza agli stessi monocromi nei suoi dipinti neri. I disegni a matita dimostrano la magistrale capacità di Scully di trasmettere la luce in bianco e nero attraverso meticolose ombreggiature, creando, come afferma Dávid Fehér, curatore della mostra alla Galleria Nazionale Ungherese, «colore senza colore». Come nei disegni di Georges Seurat, riferimento importante per Scully, lo spazio densamente riempito contrasta con aree più rade in cui i singoli tratti della sua matita sono visibili per formare strutture compositive. La mostra presenta una piccola selezione di disegni figurativi dei primi anni Sessanta, prima che l’artista entrasse alla scuola d’arte, nei quali si ritrova la sintonia tra luce e buio, rappresentati attraverso l’ombreggiatura piuttosto che il colore, come si riscontra nelle composizioni mature e astratte dell’artista. In un’opera del 1964, una figura pensosa emerge da uno sfondo cupo, reso attraverso l’applicazione di pesanti tratti di matita. In un altro disegno dello stesso decennio, ombreggiature delicate e vorticose formano ombre sul pavimento in una scena domestica soleggiata.
Formatosi alla Croydon School of Art, si specializza all’Università di Newcastle, dove nel 1968 inizia a sperimentare l’astrazione, lavorando con le griglie e i blocchi geometrici. Ma è durante un viaggio in Marocco nel 1969, approda al suo stile maturo, influenzato dai ricchi colori della regione, che traduce in ampie strisce orizzontali dalla palette terrosa. Un’esperienza che decreta anche il definitivo passaggio dal minimalismo a una forma di astrazione più emotiva e appassionata, in cui la composizione è definita dalle impressioni acute sul proprio vissuto del mondo.
Fu mentre lavorava ad acquerello in Messico nel 1984 che realizzò il primo «Wall of Light», ispirato ai motivi di luci e ombre che vedeva sulle pietre accatastate di antichi muri. La serie è stata esposta nel 2005-2007 presso «The Phillips Collection», a Washington; «Museo d’Arte Moderna» di Fort Worth in Texas; «Museo d’arte di Cincinnati» in Ohio; e al «Metropolitan Museum of Art» di New York.
Negli ultimi anni, Scully assume sempre più una sensibilità materica, rivolgendosi alla scultura. L’output creativo sono strutture monumentali site-specific che dialogano con l’energia e la storia uniche dei luoghi per i quali sono state create. Come nei suoi dipinti, queste sculture presentano singole sezioni rettangolari che si incastrano insieme, mantenendo il suo costante interesse per le composizioni a incastro. Nel 2023 Scully ha iniziato una nuova serie che reinventa alcuni dei motivi compositivi più riconoscibili dei suoi disegni a matita su carta. Dalle forme rettangolari della serie «Wall of Light» alle strutture orizzontali impilate dei suoi lavori «Landline», forme familiari che trovano corrispondenza nel mondo reale. Un gioco di ombreggiature e tratteggi intricati ne restituisce la fattura.
Il disegno ha accompagnato la pratica pittorica di Scully fin dall’inizio della sua carriera e i suoi lavori su carta, concepiti come uno sviluppo o un’estensione di motivi esistenti piuttosto che come studi o schizzi preliminari per i suoi dipinti, ribaltano la relazione gerarchica tradizionale tra i due mezzi. Sfruttando l’intimità del disegno, Scully indaga l’essenza al centro delle composizioni.
Il lavoro di Scully è stato esposto in prestigiose istituzioni in tutto il mondo. Nel 2015 è stato il primo artista occidentale al quale lo «Shanghai Himalayas Museum» e la «Accademia Centrale di Belle Arti» di Pechino hanno dedicato una retrospettiva. Personali del lavoro dell’artista sono attualmente in mostra al «Museo Ludwig» di Coblenza, fino al 16 giugno 2024, e alla «Galleria Nazionale Ungherese» di Budapest, fino al 1° settembre. Dal 21 giugno 2024, le opere monumentali di Scully saranno esposte allo «Église Saint-Nicolas di Caen», in Francia, nell’ambito del festival «Normandie Impressioniste», e dal 22 giugno lo «Château d’Oiron» a Plaine-et-Vallées esporrà le sculture, i dipinti e le opere su carta dell’artista. Una torre monumentale permanente in pietra, commissionata dal «Centre des monuments nationaux», sarà installata allo «Château d’Oiron» entro la fine dell’anno.