Il progetto “Mondo Piccolo” del fotografo Paolo Simonazzi approda all’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam.
Pochi giorni fa è stata inaugurata la mostra Mondo Piccolo di Paolo Simonazzi, curata da Andrea Tinterri, all’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam, promossa in stretta collaborazione con l’Ambasciata d’Italia nel Regno dei Paesi Bassi, con il prezioso supporto logistico e organizzativo di SMEG. L’esposizione, costituita da una selezione di 36 fotografie dal più ampio progetto, sarà visibile fino al 14 giugno.
Mondo Piccolo è un progetto iniziato nel 2006 che, dopo essere stato ospitato nel corso degli anni in molteplici qualificate sedi espositive in Italia, per la prima volta varca i confini nazionali per approdare in una città sensibile al linguaggio fotografico e la cui storia recente dimostra una vivace attenzione all’immagine contemporanea.
Il progetto del fotografo reggiano include anche un docu-film del regista Alessandro Scillitani, proiettato durante la serata inaugurale, che raccoglie le testimonianze dei protagonisti di quel pezzo d’Emilia raccontata da Giovannino Guareschi e resa poi popolare a livello internazionale dalla nota saga cinematografica di Peppone e Don Camillo.
Simonazzi, da sempre attento alla provincia e alla sua rappresentazione, si ispira idealmente a Guareschi indagando luoghi, volti e atmosfere che vorrebbero resistere ai passaggi della Storia. Come sottolinea Andrea Tinterri nel testo critico dedicato alla mostra, “i luoghi sono quelli che Paolo Simonazzi conosce, abita e ricerca più frequentemente, sono paesaggi e soprattutto persone che appartengono a quel piccolo mondo che il fotografo emiliano cataloga per paura di una scomparsa imminente. Ma è inutile evitare una perdita ormai già in atto da tempo, la temperatura politica e sociale da guerra fredda, arricchita da una satira novecentesca, ormai anacronistica, è un riverbero lasciato sottotraccia. Il citazionismo di Simonazzi e la rievocazione messa in atto attinge liberamente dalla partitura originale, ma di essa rimane solo qualche labile traccia, pochi residui utili a dimostrare un’implosione generativa e la vivace fertilità del terreno”.
Quella di Paolo Simonazzi non è una nostalgica rievocazione di un tempo perduto, ma una mappatura emotiva dell’oggi, antiche aderenze ad un mondo contadino che si mescolano con un’immigrazione ormai parte della comunità. Quella che emerge è una provincia che si tiene aggrappata ai propri rituali, ai propri paesaggi, alle proprie storie, ma bucando i confini e rendendo il terreno permeabile a nuove presenze.
Però è necessario ricordare anche gli anni in cui sono state realizzate le fotografie, 2006 – 2010. Quattordici anni di distanza dall’ultimo scatto. Un passaggio minimo che sposta tuttavia il progetto nella dimensione del ricordo. Alcuni volti sono scomparsi, molti paesaggi trasformati, i bambini e le bambine sono uomini e donne forse a loro volta emigrate verso altre latitudini.
Il lavoro di Simonazzi è anche quello di esercitare lo sguardo, progetto dopo progetto, su quei territori liminali, su quelle provincie del mondo (dall’Emilia a Cuba) che non sono stereotipi congelati nel tempo, ma ecosistemi mutevoli e spesso fragili.