“Solo attraverso la nozione della notte conosco il giorno, o attraverso la nozione del freddo conosco il caldo. Questi contrasti li esprimo nella mia pittura sovrapponendo il nero e il bianco o mettendo un circolo vicino a una forma contrastante… il mio scopo è di rappresentare l’impulso vitale che è nel mondo”. Così Carla Accardi, figura cardine della cultura visiva contemporanea italiana e internazionale, definiva la sua arte celebrata a Roma in occasione del centenario della sua nascita. Fino al 9 giugno, Palazzo delle Esposizioni infatti ospita una rassegna con più di 100 opere che ripercorrono l’intera biografia dell’artista nata a Trapani nel 1924 e stabilitasi a Roma nel 1946 dove ha risieduto fino alla sua morte (2014). L’esposizione racconta la “rivoluzione” della Accardi, icona dell’arte astratta italiana, e permette al visitatore un viaggio riflessivo tramite le diverse fasi della sua carriera.
Carla Accardi è stata una pioniera dell’astrattismo, fondatrice del gruppo Forma 1 nel 1947, un collettivo che cercava di intuire arte astratta con un’interpretazione personale, in opposizione alle correnti figurative e realiste del periodo. In particolare in questi anni, approfondisce il segno, elemento grafico fulcro della sua produzione artistica , segni spesso ripetuti, sovrapposti e intrecciati in grado di creare composizioni dinamiche e ritmiche. Negli anni ’60 sperimenta colori vivaci e contrastanti, opere caratterizzate da una forte energia visiva con combinazioni cromatiche audaci. Un aspetto di forte innovazione è l’introduzione dei sicofoil, che le permetteranno di sfidare le convenzioni tradizionali della pittura su tela aprendo nuove possibilità all’arte astratta permettendo al visitatore di interagire con le opere stesse e creando un dialogo continuo tra visibile e invisibile. Infine nelle sue opere più recenti è evidente la continua ricerca dell’artista di reinventare il suo linguaggio. L’esposizione antologica è stata realizzata in collaborazionecon l’archivio Accardi San Filippo , con il sostegno della fondazione Silvano Toti e curata da Daniel Lancioni e Paola Bonani.
Il visitatore ha quindi l’occasione di ripercorrere l’evoluzione artistica di una figura che ha contribuito a influenzare il novecento, tramite più di 100 opere disposte in ordine cronologico seguendo un percorso che si sviluppa in 7 sale differenti che permettono di comprendere le tappe fondamentali della sua ricerca creativa. Si tratta dell’esposizione più completa che le sia mai stata dedicata comprendendo allestimenti, dedotti dalla documentazione fotografica, per mostrare la logica con la quale mise in rapporto le opere e spazio espositivo, scardinando convenzioni e inaugurando nuove pratiche. La mostra è dunque piena di ‘invenzioni visive’ unico modo tramite cui l’artista esprimeva il suo processo critico e interiore. Il percorso inizia con due autoritratti e diverse opere di esordio in cui è evidente una forte influenza di diversi movimenti, dal futurismo al post cubismo, e in cui sviluppa un pensiero che ritroveremo in tutto il percorso. L’artista riprende il suo linguaggio astratto attraverso segni e colori con una forte volontà di superare i movimenti precedenti per creare qualcosa di unico e personale. Colpisce in questa sezione l’opera “Natura Morta” caratterizzata da intrecci, colori vividi e contorni che rappresenta un esplicito rimando a Guttuso, Severini e al grafismo del futurismo. L’opera “Vista su campo da tennis”e “Le scomposizioni” del 1947 testimoniano il veloce evolversi della sua pittura , toccando ritmi vertiginosi di colore con forme che diventano e si tramutano in un intreccio di segni caratterizzati da forti contrasti di bianco e nero.
Nella sala 2 troviamo tele dipinte prevalentemente in bianco e nero e il visitatore si scontra per la prima volta con l’inedito repertorio del segno. In queste opere del 1954-1960 l’artista inizia a usare tempera alla caseina, segno distintivo che ritroveremo in tutta la sua produzione artistica. Proseguendo il percorso ritroviamo le opere degli anni ’60 , caratterizzate da un segno semplificato e ripetuto, utilizzo di nuovi materiali e dal pensiero/ creazione di un’inedita dimensione spaziale con l’ introduzione dei sicofoil, plastica trasparente che trasforma radicalmente il suo approccio artistico creando un dialogo innovativo tra luce, spazio e colore, che trova la sua massima realizzazione nell’opera “Triplice tenda” esposta nella sala rotonda. Si tratta di un’opera del 1969-1971 conservata oggi al Centre Pompidou a Parigi che evidenzia l’integrazione tra pittura e spazio non più evocata ma abitabile.La sala 4 vede l’esposizione di opere ambientali dentro le quali è possibile accedervi e che sono caratterizzate da nuovi alfabeti e segni ripresi da lavori precedenti. L’opera “Moltiplicazione verdeargento” vede il segno che reciso e frammentato si ripete in sequenze che sono una chiaro richiamo ai dipinti di Giacomo Balla.La sala 5 vede la ricostruzione dell’opera “Origine”, una tra le più significative dell’artista, legata alla sua militanza femminista, in cui si colgono le metamorfosi della sua arte degli anni ’70 , caratterizzati da sicofoil dipinti e altri completamente trasparenti che contribuiscono al rinnovo del suo linguaggio artistico, sperimentando luce e colori in modo inedito creando un dialogo tra l’opera e l’ambiente circostante, fino alla ricomparsa della pittura e dunque quadri disposti su una parete della sala nella stessa disposizione di una mostra del 1980. La sala 6 vede la celebrazione dell’artista tramite i suoi lavori degli anni’80 e la ricostruzione della sala personale allestita dall’Accardi in occasione della Biennale del 1988. La sala finale celebra le ultime opere dell’artista nelle quali si stava compiendo la metamorfosi che abbiamo ripercorso tramite tutte le sale precedenti, tra gli anni ’90 e 2000 ,nelle quali l’artista ha reinventato il suo segno e il rapporto con lo spazio. “Grande bianconero”,”Grandenerobianco”,”Movenze notturne”,”Segni e forme” sono opere animate da un forte dinamismo mentre il colore traccia appena un frammento.Carla Accardi spinta da un costante desiderio di esplorare e innovare,porta il visitatore a conoscerenuovi linguaggi e una diversa concezione di spazio.