Dal 29 maggio al 29 giugno 2024 garage Bentivoglio presenta a Bologna «Edmund De Waal. Bottlesandjars,1994-2001». L’appuntamento di mercoledì 29 attinge dalla collezione di design del Palazzo, proponendo una selezione di vasi di Edmund De Waal (Nottingham, 1964). Un soggetto che per la sua natura oggettistica, in qualità di mobilio dotato di funzionalità, apre all’antico dibattito circa la gerarchia delle arti, ma anche a una moderna riflessione sull’industrializzazione dei processi.
«Se il processo di formazione della raccolta Torlonia è stato quello di essere una collezione di collezioni, acquistate già nei loro nuclei costitutivi (Albani, Cavaceppi, Giustiniani), nell’epoca della riproduzione in serie tutti possiamo essere collezionisti di collezioni, acquistando oggetti che trovano nella serialità il termine ultimo in cui si riassume il loro significato emblematico», afferma il curatore Davide Trabucco.
Il fatto che anche il lavoro di Edmund De Waal abbia come origine una collezione, ovvero la serie dinetsuke che egli eredita nel 1994 alla morte del prozio Iggie e che era entrata nel suo immaginario già nel 1991 durante il soggiorno in Giappone, attiva dunque una forma mentis che eleva l’artigiano non a mero esecutore, ma ad artista.
L’oggetto entra nel circuito dei passanti di via Borgo di San Pietro 3a attraverso la revisione di senso che De Waal fornisce. I vasi dell’artista e scrittore britannico mostrano la suggestione stilistica derivante dai netsuke giapponesi, di cui l’autore adotta la qualità patinata e levigata memore dei sassi di fiume, le tenui sfumature e soprattutto l’inconsistenza tale da incutere soggezione a chiunque pensi di toccarli.
L’esplosione del japonisme nella Parigi dell’Ottocento aveva portato Charles, antenato di Iggie, a svuotare i netsuke del loro valore d’uso, cioè semplici fermagli da cintura, e a trasformarli in oggetti da collezione. Con uno scarto simile De Waal è riuscito nuovamente a far coincidere la figura dell’artigiano con quella dell’artista, elevando di senso le tecniche ceramiche imparate durante la sua permanenza in Giappone.
«E se la collezione di Iggie, nei suoi passaggi di mano, ha conservato tutte le peregrinazioni subite e le vite attraversate, trovando il suo compimento nel lavoro di De Waal, viene da chiedersi quali significati e interrogativi possano suscitare gli oggetti che oggi abitano le sale di Palazzo Bentivoglio, cosa si tramanderà nei prossimi possibili possessori, cosa l’oblio porterà inevitabilmente con sé» conclude Trabucco.
Orari
Da mercoledì a sabato, dalle 19.00 alle 23.00