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ART BASEL 2024. Le mostre in musei e gallerie da non perdere durante la fiera: da Dan Flavin a Hammershøi

Mika Rottenberg, Spaghetti Blockchain, 2019 (Filmstill) Single-channel 4K video installation, 7.1 surround sound, color; 18:15 min. © Mika Rottenberg, Courtesy the artist and Hauser & Wirth
Exhibition view: Dan Flavin. Dedications in Lights, 2 marzo – 18 agosto 2024, Kunstmuseum Basel, Basilea. Courtesy Kunstmuseum Basel

Ogni art week porta con sé grandi mostre in musei e gallerie: ecco che cosa potrete vedere nei quattro grandi musei di Basilea e nella nuova sede – la diciottesima – di Hauser & Wirth.

“Dan Flavin. Dedications in Lights” al Kunstmuseum Basel

Fino al 18 agosto

La mostra antologica, «con cinquantotto opere, alcune delle quali mai esposte in Svizzera, presenta un’indagine tematica e cronologica della singolare opera di Flavin, con particolare attenzione alle opere dedicate a persone o eventi. Si tratta della prima grande mostra dell’artista in Svizzera dopo dodici anni», ha spiegato il museo.
Nel percorso espositivo – ha proseguito – «sono riunite trentacinque installazioni luminose, ventuno opere su carta, due dipinti giovanili di Flavin raramente esposti e una selezione delle opere di Urs Graf che Flavin scelse per la sua presentazione al Kunstmuseum Basel nel 1975». «La presentazione comprende, inoltre, numerosi disegni: ritratti e rappresentazioni della natura che hanno ricevuto relativamente poca attenzione da parte del pubblico, nonché schizzi per opere e diagrammi. I piccoli taccuini che teneva erano uno strumento fondamentale per Flavin e costituiscono una sorta di archivio della sua opera, che abbraccia oltre tre decenni. Infine, ma non meno importante, la mostra mette a fuoco il contesto sociale e storico in cui sono nate le prime opere seminali di Flavin con la luce». Ve ne avevamo parlato qui.

Nelle sale del musoe anche la mostra “When They See Us“, fino al 17 ottobre. La mostra parte le mosse da un questito: «in che modo gli artisti del continente africano e della sua diaspora hanno vissuto ed elaborato artisticamente la vita quotidiana negli ultimi 100 anni? Per rispondere a questa domanda, il team guidato da Koyo Kouoh, direttore e curatore capo dello Zeitz MOCAA di Città del Capo, in Sudafrica, ha intrapreso un’intensa attività di ricerca. Il risultato è una mostra completa che riunisce 150 opere di circa 120 artisti: un caleidoscopio dedicato alla pittura figurativa africana degli ultimi 100 anni», ha spiegato il museo.

 

Exhibition view: “Vilhelm Hammershøi. Silence.’ 2024, Hauser & Wirth, Basilea. Courtesy Hauser & Wirth

“Vilhelm Hammershøi. Silence.’ da Hauser & Wirth Basilea

Fino al 13 luglio

L’antologica di Vilhelm Hammershøi inuagura la diciottesimo sede della mega-galleria, ve ne avevamo parlato qui.

«Nati nel 1864, i dipinti senza tempo di Hammershøi sfidano le categorizzazioni, creando un ponte visivo tra l’arte degli antichi maestri e quella dell’era moderna. “Vilhelm Hammershøi. Silenzio” mostra l’ampiezza e la profondità della pratica dell’artista attraverso opere che vanno dal 1883 al 1914. Accanto ai dipinti di interni per i quali Hammershøi è molto conosciuto, la mostra da Hauser & Wirth presenta alcuni dei primi dipinti di fattorie e paesaggi urbani di Copenaghen e Londra, oltre a un raro autoritratto.
Curata dallo storico dell’arte Felix Krämer, uno dei maggiori esperti di Hammershøi, la presentazione riunisce 16 opere provenienti da collezioni private, tra cui numerosi dipinti raramente esposti prima.

Hammershøi rimase fedele alla sua città natale, Copenaghen. Grazie ai suoi viaggi nei centri europei di Parigi e Londra, si familiarizzò con la rapida evoluzione dell’arte internazionale del suo tempo. Tuttavia, la sua pittura e il suo disegno trovano ispirazione nella pittura di genere olandese del XVII secolo, in particolare nei misteriosi interni domestici di Jan Vermeer, e nel Secolo d’oro danese del XIX secolo, creando un linguaggio artistico altamente individuale. Il mondo interno degli appartamenti che lui e la moglie Ida Ilsted occupavano a Copenaghen, ogni rappresentazione impregnata di una quiete contemplativa, rimarrà il fascino duraturo dell’artista», ha raccontato la galleria.

Mika Rottenberg, Spaghetti Blockchain, 2019 (Filmstill). Single-channel 4K video installation, 7.1 surround sound, color; 18:15 min. © Mika Rottenberg, Courtesy the artist and Hauser & Wirth

“Mika Rottenberg. Antimatter Factory” al Tinguely Museum

Fino al 3 novembre

«In una delle mostre più complete sul lavoro di Mika Rottenberg fino ad oggi, il Tinguely Museum offre una panoramica della variegata opera di un’artista che ha attirato l’attenzione internazionale con opere alla Biennale di Venezia (2015), allo Skulptur Projekte Münster (2017) e alla Biennale di Istanbul (2019). In modo sorprendente e giocoso, i suoi video riflettono situazioni assurde plasmate dalla logica della produzione capitalistica. Con le loro pittoriche esplosioni di colore, si rivolgono a tutti i nostri sensi, colmando il divario tra i continenti e le dimensioni con facilità e con ironia.
Oltre alle principali opere video e installazioni realizzate tra il 2003 e il 2019, la mostra include il suo lungometraggio Remote (2022). Verrà svelata una scultura-fontana appositamente realizzata nel parco Solitude all’esterno del museo e saranno presentate nuove sculture ibride realizzate con materiali organici e plastica riciclata. Opere cinetiche, alcune delle quali interattive, completano la panoramica», ha ricordato il museo.

Exhibition view: Summer exhibition, 2024, Fondation Beyeler. Courtesy Fondation Beyeler

“Summer Exhibition” alla Fondation Beyeler

Fino all’11 agosto

Alla Fondation Beyeler è in corso “Summer Exhibition” in cui «per la prima volta negli oltre venticinque anni di storia della Fondation Beyeler l’intero museo e il parco circostante sono palcoscenico di una mostra sperimentale d’arte contemporanea». Qui sotto vi presentiamo le prime immagini del progetto espositivo, che sarà in continua evoluzione fino alla sua conclusione.

«L’esposizione è stata ideata da Sam Keller, Mouna Mekouar, Isabela Mora, Hans Ulrich Obrist, Precious Okoyomon, Philippe Parreno e Tino Sehgal in stretta collaborazione con gli operatori d’arte e intende favorire la libertà artistica, lo scambio interdisciplinare e la responsabilità collettiva. Organizzata dalla Fondation Beyeler in collaborazione con la Fondazione LUMA, la mostra riunisce i lavori di 30 operatori d’arte di diverse nazionalità e discipline, tra cui Michael Armitage, Anne Boyer, Federico Campagna, Ian Cheng, Chuquimamani-Condori e Joshua Chuquimia Crampton, Marlene Dumas, Frida Escobedo, Peter Fischli, Cyprien Gaillard, Victor Man, Dominique Gonzalez-Foerster, Wade Guyton, Carsten Höller con Adam Haar, Pierre Huyghe, Arthur Jafa, Koo Jeong A, Dozie Kanu, Cildo Meireles, Jota Mombaça, Fujiko Nakaya, Alice Notley, Precious Okoyomon, Philippe Parreno, Rachel Rose, Tino Sehgal, Rirkrit Tiravanija, Ramdane Touhami e Adrián Villar Rojas».

Toyin Ojih Odutola, Back to the Body, 2023. Courtesy die Künstlerin und Jack Shainman Gallery

Alla Kunsthalle un doppio appuntamento con le personali di Toyin Ojih Odutolae e Ghislaine Leung

«Per la sua prima mostra personale istituzionale in Svizzera “Ilé Oriaku“, dal 7 giugno al primo settembre 2024, l’artista di origine nigeriana Toyin Ojih Odutola (1985) presenta un gruppo di lavori composto esclusivamente da nuovi disegni. Le opere create dall’artista suggeriscono che l’artista sia in parte narratrice e in parte creatrice di teatro, utilizzando matita, carboncino e pastello per creare narrazioni pittoriche ispirate. Queste splendide opere su carta, lino spalmato e pannelli di tela dimostrano la sua eccezionale pratica artistica, che esplora gli effetti e le diverse forme del linguaggio. Nei momenti in cui le parole sembrano inadeguate, altre forme di espressione vengono alla ribalta, consentendo una potente connessione che l’artista ritrae nelle sue immagini ammalianti.

«Si tratta della prima mostra istituzionale in Svizzera, visitabile fino all’11 agosto, anche per l’artista britannica Ghislaine Leung (1980), che in “Commitments” presenta una nuova serie di opere basate su partiture (istruzioni). La pratica artistica di Leung è caratterizzata da un approccio rigoroso, concettuale e personale che spesso segue i cicli fisici ed economici e i meccanismi istituzionali e sociali. I risultati sono opere d’arte che emergono dal suo interesse per le varie strutture che sono alla base delle merci, dei luoghi e delle relazioni umane.

Ghislaine Leung, Four Years in Ten Years in Twenty Years, 2024, Detail, in: Ghislaine Leung, Commitments, Kunsthalle Basel, 2024, Foto: Philipp Hänger / Kunsthalle Basel. Score (Anweisung): Eine drei-stöckige Jubiläumstorte, um vier Jahre als Mutter, zehn Jahre als Künstlerin und zwanzig Jahre in ihrer Partnerschaft zu feiern.

 

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