Dalla residenza alla galleria. Victoria Miro Venezia presenta la prima mostra personale di Maria Nepomuceno (Rio De Janeiro, 1976) nella sua sede lagunare. In questa quinta collaborazione con la galleria, l’artista brasiliana presenta nuove opere nate dall’AIR veneziana, unendo le fila tra le antiche tradizioni artigianali del suo paese e le raffinate tecniche vetrarie della Serenissima.
Maria Nepomuceno spinge antiche tradizioni e complesse tecniche artigianali verso un coinvolgimento completamente contemporaneo con spazio e struttura, forma e concetto. Utilizzando metodi tradizionali di tessitura della corda e intreccio della paglia, oltre a tecniche di sua invenzione, l’artista ha sviluppato, dagli inizi degli anni Duemila, un processo di cucitura a spirale di corde colorate. Esplora le infinite permutazioni di questa forma adattabile in sculture e installazioni che incorporano perline, forme create in ceramica, resina e altri materiali e oggetti trovati di diverse dimensioni.
Ispirandosi alle antiche pratiche delle comunità indigene, Maria intreccia nelle sue opere un dialogo tra dimensioni temporali differenti. La tessitura, il Carnevale, sono per lei metafore di una creazione collettiva, di un’interazione continua tra l’individuo e il contesto sociale. I suoi lavori, ricchi di colori vibranti e forme organiche, sono come tappeti viventi che invitano lo spettatore a un viaggio affettivo e culturale.
Le opere sono cromaticamente, culturalmente e metaforicamente ricche, suggerendo animali, piante, il corpo umano e paesaggi che vanno dal microscopico al macroscopico. Il fatto che le sculture appaiano antropomorfiche e organiche è essenziale: il processo di Nepomuceno si riferisce alle spirali che si verificano naturalmente in tutto l’universo, dando forma a intere galassie così come al progetto di esistenza, il DNA. I risultati intendono sfruttare il tempo esteso della loro creazione invitando contemporaneamente lo spettatore a fermarsi, avvicinarsi e impegnarsi.
Un simbolo universale che, dalle galassie al DNA, rimanda a cicli di vita e creazione. L’artista invita lo spettatore a un viaggio sensoriale, dove l’arte diventa un ponte tra culture e materiali, tra passato e presente.