Art Basel Paris 2024 sta vivendo i suoi giorni di preview (16-17 ottobre), prima dell’apertura al pubblico prevista dal 18 al 20 ottobre. Qui le prime grandi vendite chiuse dalle gallerie più attese.
Il primo elemento di curiosità nei confronti della terza edizione di Art Basel Paris era senza dubbio la nuova location. Finalmente il colosso fieristico, dopo aver spodestato Fiac due anni fa, prende posto nella sede spera possa consacrarla: il Grand Palais. Nel gioiello architettonico in ferro battuto, costruito 124 anni fa per l’Esposizione universale del 1900, è tornato agibile dopo una ristrutturazione durata tre anni. Se durante le Olimpiadi è stato teatro delle gare di scherma, eccolo che ora indossa la sua veste artistica.
E chissà quanto l’atmosfera possa aver influito sulle vendite che, in molti casi, si sono concretizzate piuttosto velocemente. È il caso, per esempio, di Pace, che già dopo la mattinata dedicata ai collezionisti VIP ha dichiarato venduto gran parte del suo stand, anche se non ha diffuso i prezzi. Una presentazione curata dall’artista polacca Paulina Olowska, che sotto il titolo Mystic Sugar raccoglieva opere di Kiki Smith, Lucas Samaras, Louise Nevelson e della stessa Olowska, tutte incentrate su temi di misticismo e stregoneria.
Partita forte anche Gagosian, che ha venduto opere di Pablo Picasso e Tom Wesselmann, così come Untitled (2024) di Jadé Fadojutimi e White Opera Gloves (2024) di Amoako Boafo. Il prezzo di Smoker #20 (1975) di Wesselmann era di circa 4,25 milioni di dollari, spinto anche dalla mostra che la Fondazione Louis Vuitton sta dedicando all’artista proprio in questi giorni.
Da Hauser & Wirth c’è probabilmente il pezzo più costoso e importante della fiera: Suprematism, 18th construction di Kazimir Malevich, realizzato nel 1915 e passato in asta da Sotheby’s nel 2015 per 33,6 milioni di dollari. Ieri campeggiava al centro dello stand, ora è stato rimosso, segno evidente della sua vendita. A quanto? Probabilmente per una cifra poco più alta di quella registrata in asta, ma non vi sono informazioni certe. 20 milioni di dollari la valutazione di Spider di Louise Bourgeois, 3,5 milioni di dollari quella per un’opera del 2024 di Mark Bradford, 2,2 milioni di dollari quella per una scultura multimediale di Barbara Chase-Riboud.
Buone vendite per David Zwirner, che ha riferito di aver venduto 11 opere il primo giorno. Il grande colpo è stato il dipinto K del 2014 di Victor Man, entrato in galleria a ottobre, venduto per 1,2 milioni di euro. White Cube ha risposto con il dipinto Insile del 2013 di Julie Mehretu, ceduto per 9,5 milioni di dollari. Un dipinto di Alice Neel è stato venduto per 1,2 milioni di dollari dalla galleria Xavier Hufkens di Bruxelles, mentre Lisson ha venduto tre opere di Olga de Amaral, che è oggetto di una grande retrospettiva alla Fondation Cartier, a collezioni private statunitensi per cifre comprese tra 300-800 mila dollari. Gladstone ha venduto un inquietante ritratto di donna di Joseph Yaeger per 97.4 mila dollari, forse sulla scia della recente aggiudicazione da Phillips, settimana scorsa a Londra, di un quadro dell’artista (Sphinx without a secret, 2021) per 265 mila dollari. Tornabuoni ha piazzato il colpo con una gigantesca Mappa di Boetti venduta tra i 10-15 milioni di dollari.
Tra i grandi pezzi ancora sul mercato, segnaliamo da Nahmad Contemporary una grande tela di Max Ernst, Cage, foret et soleil noir (1927), al prezzo di 10 milioni di dollari (nel 2021 Christie’s l’aveva battuta a 3,1 milioni di sterline). E, nuovamente, Murnau mit Kirche II (1910) di Kandinsky, che dopo essere stato battuto da Sotheby’s per 44,8 milioni di dollari a inizio anno, Robert Landau aveva già esposto ad Art Basel in Svizzera a giugno.