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Bipart of…this gallery: BABS, Barbara Lo Bianco

Barbara Lo Bianco indossa gli orecchini Stropicciami di Tania Pistone e la collana How deep is you love? di Alex Pinna
Barbara Lo Bianco indossa gli orecchini Stropicciami di Tania Pistone e la collana How deep is you love? di Alex Pinna
Sulla falsa riga del Questionario di Proust, una serie di domande predisposte da BIPART Studio legale volte a conoscere meglio le più prestigiose gallerie d’arte italiane: oggi incontriamo Barbara Lo Bianco, titolare della BABS Gallery. Non la solita galleria…

Babs Gallery, Milano

Come ha scelto il nome della sua galleria (e cosa vuole esprimere con tale denominazione)?
Nasce dal desiderio di non dare il mio nome e cognome, come spesso accade per le gallerie. Cercavo qualcosa che potesse richiamare al tipo di lavoro che la galleria porta avanti ma, il mio preferito, era ahimè già di una galleria francese. Volevo al tempo stesso un rimando a qualcosa di personale come lo sono i gioielli che si indossano e che potesse però essere ‘sganciato’ dalla mia persona per, spero, continuare anche indipendentemente da me. Quindi, dietro suggerimento, ho optato per il soprannome BABS, con cui mi chiamano mio marito e gli amici più cari, ma solo perché poteva anche funzionare come acronimo Beyond Art Before Sculpture. Il gioiello infatti è una delle prime forme di arte che ci è stata trasmessa dal passato e va un po’ oltre la scultura…

Qual è il motto della sua galleria?
Non abbiamo un motto, dovremmo? Forse dovremmo fare nostra la citazione di Elsa Schiaparelli ‘C’è chi si limita ad avere un’opera d’arte al muro, noi la indossiamo’

Si sceglie prima l’artista o il tema? Qual è il filo rosso che lega le vostre scelte?
Non esiste una regola, a volte si è scelto l’artista a volte le opere…unico filo rosso? Devono poter essere indossate, senza timore.

Qual è la qualità che apprezza di più in un artista?
La generosità. Mi piace lavorare con quegli artisti che condividono la loro arte, che si aprono e ti permettono di entrare nel loro mondo. Penso sia il regalo più grande, anche nel caso in cui magari non avrai mai una loro opera l’hai comunque vissuta.

Giancarlo Montebello e Matteo Bonfede, Anello Over, 2016

Qual è la qualità che apprezza di più in un’opera?
Le sensazioni che suscita.

Ha una istituzione/galleria di riferimento (e se sì quale)?
Non particolarmente, la mia ispirazione è un po’ al passato e al progetto GEM, lo studio creato negli anni ‘60 da Teresa Pomodoro e Gian Carlo Montebello. Il grande editore di gioielli d’artista ha lavorato con più di 50 tra i grandi artisti del periodo e ha contribuito così alla storia di questa forma di arte.

In quale ambito la sua galleria può migliorare?
Siamo una galleria ancora giovane e un po’ ‘sperimentale’, visto la nicchia in cui operiamo, quella, appunto, del gioiello d’artista: abbiamo ampi margini di miglioramento!

Qual è l’aspetto che le piace maggiormente della sua professione e che le dà maggior soddisfazione?
La parte del lavoro che prediligo è il contatto con l’artista. Il lavorare fianco a fianco con l’artista e l’orafo, il vedere nascere il progetto e l’oggetto. E poi mi piace condividerlo con le persone, spiegare come e perché l’artista ha voluto realizzare quel particolare gioiello, cosa vuole trasmettere a chi lo indosserà.

Emilio Isgrò, Collana Piatto del seme, 2020

Ha, o vorrebbe avere, una galleria anche all’estero (e se sì perché)?
No, non ho un’altra galleria se non quella di Milano. Non credo sia necessaria. Però ci tengo perchè questa forma di arte e gli artisti con cui lavoriamo possano essere riconosciuti, visibili e indossati anche fuori dai nostri confini ecco perché stiamo lavorando con alcune gallerie per poter creare collaborazioni ed esporre le nostre sculture da indossare nelle loro gallerie. Abbiamo già fatto un paio di queste collaborazioni in Europa ed estremo oriente con ottimi risultati e vorremmo continuare.

Jessica Carroll, Anello Celle, 2018

Come pensa che si evolverà il mondo dell’arte e la sua fruizione (anche in relazione alle nuove tecnologie, alla blockchain e al metaverso)?
Domanda difficile. Secondo me si dovrebbe fare un po’ un distinguo tra l’Arte, che continuerà, spero, come sempre la sua strada ed il ‘Sistema Arte’ o mercato dell’arte che viaggia su un binario un po’ diverso inseguendo profitti economici che potrebbero seguire strade alternative. Alcuni strumenti, tipo la blockchain, potrebbero anche essere utili, perché no, dipende molto da come vengono implementati. Personalmente non sono una grande fan delle opere ‘virtuali’ (es metaverso) mi piace la matericità… ecco perché ho scelto di creare una galleria focalizzata su sculture da indossare.

Arte e diritto: tutela o vincolo (anche alla luce dell’applicazione del diritto di seguito e del diritto di produzione dell’opera riservati agli artisti)?
Va certamente tutelata senza però incorrere in una trappola di burocrazia e cavilli che rendono inutilmente complessa la vita di un’opera (ad esempio per esposizioni all’estero, permessi temporanei etc). Giusto tutelare gli artisti e sarebbe opportuno anche i galleristi laddove questi facciano effettivamente il lavoro del gallerista (ricerca, investimento, collaborazione con artista, promozione etc) e non il mero mercante.

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