A Milano, al Museo della Permanente, dal 6 al 10 novembre 2024 va in scena la sesta edizione di AMART, fiera d’arte antica sensibile a incursioni moderne e contemporanee. Qui alcune opere che spiccano tra le proposte delle 63 gallerie partecipanti.
Dopo che Torino ha inaugurato novembre con Artissima, la palla ora passa a Milano che rilancia con un’altra fiera. Non si tratta di una moderna art week, come appena accaduto in terra sabauda, ma di un evento che affonda le sue radici nell’antico: AMART. Se è vero che la fiera, dal 6 al 10 novembre al Museo della Permanente, è sensibile a incursioni contemporanee, per accedere ai 63 espositori presenti è necessario attraversare un’installazione dall’estetica rinascimentale che ne rivela la natura. Coincidenza: sei le edizioni di AMART, sei le nuove gallerie che vi partecipano quest’anno. Assistiamo dunque a un’ulteriore crescita nella varietà della proposta, come raccontano anche le opere che possiamo ammirare tra gli stand.
Ma partiamo dal classico, anzi, dal neoclassico di W. Apolloni & Laocoon Gallery, che porta a Milano quattro grandi tempere di Andrea Appiani. Le opere illustrano il mito di Europa e di Giove trasformato in toro e appartennero al conte Ercole Silva, che le conservava nel suo palazzo di Milano. Alle pareti, accanto ai dipinti di Appiani, svariati suoi disegni: uno preparatorio per il quadro Apollo e Narciso, uno per le gambe di Giacobbe nella pala di Alzano Maggiore, un altro ancora per un gruppo di personaggi che animavano il sipario del Teatro dei Filodrammatici di Milano. Di nuovo la città meneghina che riecheggia dalla fiera all’esterno, e viceversa. Come accade anche da M45 Marco Bertoli Angelo Enrico, dove è esposta la tempera su carta di Carlo Bossoli, Il teatro della Scala, 1849.
DYS 44 Lampronti Gallery, da Londra, ci porta indietro di due secoli con un’opera di Guercino, che a sua volta arretra ancora nel tempo nell’immortalare un momento cruciale della storia romana. Eroismo di Muzio Scevola davanti al re etrusco Lars Porsenna rappresenta il momento in cui il giovane romano, fallito l’attentato al re, per punirsi infila la mano destra nel fuoco. Un olio su tela di grandi dimensioni che si distingue come uno dei pezzi più interessanti della fiera.
Il Rinascimento brilla da Matta Antichità, che presenta un’opera inedita di Barbara Longhi: Madonna con Bambino e San Giovannino. Un gioiello databile tra il 1595 e il 1605, che rivela le inevitabili influenze di Raffaello e Leonardo, ma anche lo stile personale della pittrice. Lo notiamo nei colori vivaci e nelle forme monumentali, ma anche nell’intimità domestica della scena, e in un piccolo ma significativo dettaglio, inusuale per l’epoca: il bambino adagiato e non in braccio alla madre. Per l’occasione, anche Tornabuoni Arte veste il suo abito old masters. Si tratta di un ritratto di nobildonna fiorentina del XVI secolo, attribuito ad Alessandro Allori in virtù dello stile manierista e controllato tipico del pittore. Di carattere evidentemente religioso l’Adorazione dei Magi di Cesare Smet, datata 1599 e presentata da Fine Art by Di Mano in mano.
Sul fronte moderno segnaliamo la Tigre nella foresta di Antonio Ligabue presentata da Phidias Antiques. A rendere prezioso il dipinto è la presenza di pochissime opere di questo periodo (1939-1952), in cui la materia diventa più corposa e densa. Rarità che ovviamente rende questi lavori più interessanti all’occhio del collezionista. Da Galleria Reve Art, l’highlight è l’olio su tela di Fortunato Depero, Pappagallo, civetta e uccello meccanico, del 1917. Il dipinto, che riprende testualmente un acquarello preparatorio dello stesso anno, traspone sulla tela le prime suggestioni ludico-robotica del suo universo futurista, che poi troveranno ampia applicazione nello spettacolo I Balli Plastici. Da Galleria Ducci un vinilico su tela di Carla Accardi (Senza Titolo) dialoga direttamente con la Madonna col Bambino dormiente di Sassoferrato, del ‘600.
Infine, a testimoniare l’eterogeneità della proposta, un carrellata di lavori tra i più sorprendenti della fiera. Come il Leone in pietra di Huamanga, proveniente dal Perù del XVII secolo e presentata da Galleria di Dario Ghio. Le tracce policrome sono originali della pietra di origine vulcanica con cui è realizzato, nota come alabastro delle Ande. Per i gioielli, la galleria Oro Incenso Mirra, propone tra le altre una antica collana inglese – risalente all’epoca georgiana – in oro, rubini “almandine” e smalto a fuoco. Galleria Silva propone un raro salotto composto da un divano, quattro poltrone e due seggiole eseguito in legno di noce laccato in celeste con rilievi, foglie e cartigli intagliati e dorati, proveniente dalla Venezia di metà del XVIII secolo. Ma attenzione: ad Amart, più che mettersi comodi, è il caso di continuare a girare, girare, girare. L’occasione è a ogni angolo.