La mostra “Bruno Ceccobelli, l’opera non altro” è visitabile sino al 31gennaio 2025 entro gli spazi carichi di storia della Nuova Pesa a Roma
“Io parlo sempre del ‘pittore nullo’, di chi con le mani, fa vivere il simbolo, lo rende comunicativo, sfuggendo il potere. Questa società è aberrante. La politica, col suo pensiero razionale, omologa i bisogni, rende standard l’immensità delle differenze che ciascun individuo manifesta. Questo mondo soffoca lo spirito, mira al suo svuotamento. (…). Scienza più Capitale: necrofilia. La scienza ci assicura che tutto il pensabile perverso si può prima o dopo realizzare, l’arte nulla, invece, ci assicura l’invisibile, ci dona l’impensato: oggetti, figure, installazioni, video non prevedibili, ex nihilo, senza lucro“.
Con queste parole Bruno Ceccobelli, rispondendo alle domande di Arnaldo Colasanti presenti nel bel catalogo che accompagna la sua ultima mostra, traccia con mirabile capacità di sintesi il suo identikit ideologico, morale e artistico. La mostra si intitola Bruno Ceccobelli, l’opera non altro e sarà visitabile sino al 31 gennaio 2025 entro gli spazi carichi di storia della Nuova Pesa a Roma. Sette lavori di dimensioni medio-grandi e una suggestiva (mistica) installazione, che occupa un’intera stanza, esprimono al meglio il distillato della maturità artistica di un autore di caratura e respiro internazionali. Un cittadino del mondo, quindi, che ha trovato nella sua regione di origine, l’Umbria, non solo il suo naturale rifugio ma un reservoir inesauribile di stimoli e di concentrazione, di meditazione ribelle rispetto alla stagnazione ideativa della società definita da lui non per caso “aberrante”.
Ceccobelli detesta tutto ciò che riecheggia l’attitudine tecno-dispotica e calcolante di un sistema di potere che impregna una vita, quella di oggi, affannata e inconcludente, che “soffoca lo spirito” e annichilisce le coscienze. Per questo la sua terra dai verdi paesaggi, dalle cittadelle e dalle isolate roccaforti lo ristora almeno quanto lo nutre la filosofia neoplatonica di quella Ipazia di Alessandria che fu fatta a pezzi dai parabolani, non prima di aver gettato il seme di un pensiero che nel Rinascimento tornerà a fiorire, a partire da Pseudo-Dionigi Areopagita fino a Nicolò Cusano, attraversando la cultura bizantina delle icone e quella generata dalla filosofia ermetica che sarà cara a Giordano Bruno.
Quest’uomo controcorrente, impregnato di una sua personalissima religiosità, frequenta gli arcipelaghi della trascendenza volutamente in spregio alle ossessioni di un materialismo volgare che tutto sacrifica al dio Mammona, alle ossessioni del mercato e a quelle di un capitalismo sempre di più feroce e disumano.
Conciliare opposti
Una volta, non molto tempo fa, fui (amichevolmente) sfidato a riassumere in poche righe il senso più profondo dell’investigazione di questo grande ricercatore di verità (quelle che solo l’arte rivela). Io accettai la sfida e scrissi a penna – per una volta dimenticando la tastiera – su un foglio poi miracolosamente ritrovato nel disordine delle carte del mio studio, un pugno di parole che oggi vi propongo.
Racchiudere in poche righe la complessità del lavoro pluridecennale e dell’opera di Bruno Ceccobelli è come cimentarsi con il tentativo di racchiudere in un twitter il senso della Divina Commedia. Per raccogliere la sfida, potrei dire che Ceccobelli è un artista la cui mirabolante parabola creativa è l’espressione, particolarmente alta, dell’impresa di conciliare opposti, apparentemente inconciliabili. Passato e presente, ragione e sentimento, astrattismo e rappresentazione, prassi e simbolo, spiritualismo e senso della storia, profondità insondabili e carnali materialità, classicità e sperimentazione. In questa impresa spericolata questo grande Maestro è riuscito e riesce magnificamente, recuperando il senso di un Umanesimo che non vuole morire.
Basterà non perdere questa mostra (imperdibile) per capire se queste poche parole sono all’altezza della complessità di un’opera e di un pensiero che falsifica la banalità del post-contemporaneo, indicando una via di salvezza che riaccende la speranza. Le rivoluzioni del resto, anche le più cruente, si fanno anche con lo spirito. A volte soprattutto con lo spirito. Quello che il lavoro quotidiano di Ceccobelli riaccende e rivitalizza. Quello che il “pittore nullo” recupera e rianima dopo che ne è stato fatto strame.