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Il pittore misterioso. Michel Sweerts all’Accademia di San Luca

Michael Sweerts e collaboratore («P.F.N.») Coppia elegante in visita ai pastori, 1648-1650 olio su tela, 74,5 x 98 cm Courtesy Accademia Nazionale di San Luca, Roma Foto Giordano Bufo Michael Sweerts e collaboratore («P.F.N.») Coppia elegante in visita ai pastori, 1648-1650 olio su tela, 74,5 x 98 cm Courtesy Accademia Nazionale di San Luca, Roma Foto Giordano Bufo
Michael Sweerts e collaboratore («P.F.N.») Coppia elegante in visita ai pastori, 1648-1650 olio su tela, 74,5 x 98 cm Courtesy Accademia Nazionale di San Luca, Roma Foto Giordano Bufo
Michael Sweerts e collaboratore («P.F.N.») Coppia elegante in visita ai pastori, 1648-1650 olio su tela, 74,5 x 98 cm Courtesy Accademia Nazionale di San Luca, Roma Foto Giordano Bufo

È visitabile fino al 18 gennaio la mostra Michel Sweerts, realtà e misteri nella Roma del Seicento, curata da Andrea G. De Marchi e Claudio Seccaroni

Mentre alle scuderie del Quirinale è in corso la mostra del Guercino, all’Accademia di San Luca prosegue l’esposizione dedicata ad un altro importante artista del ‘600, il pittore fiammingo Michael Sweerts. La mostra, intitolata Michel Sweerts, realtà e misteri nella Roma del Seicento, curata da Andrea G. De Marchi e Claudio Seccaroni, è il risultato di uno studio approfondito del periodo a Roma del pittore belga.

Di fatto, sono poche e spesso discordanti le notizie sulla vita di Sweerts, che fino agli inizi del Novecento fu ignorato dalla storiografia. Ed è stato considerato in seguito una delle personalità più misteriose del suo tempo. Per quanto concerne il periodo romano di Sweerts, i censimenti anagrafici attestano che dal 1646 al 1651 il pittore fu residente a Roma, in via Margutta. Mentre i documenti dell’Archivio Doria Pamphilj attestano la successiva entrata di Sweerts nell’orbita di Camillo Pamphili, che lo accettò come maestro d’arte.

 

Michael Sweerts, Accademia Nazionale di San Luca, Roma, Foto Andrea Veneri
Michael Sweerts, Accademia Nazionale di San Luca, Roma, Foto Andrea Veneri

La poetica non-morale di Sweerts

Sweerts si contraddistingue per un “realismo non monumentale” delle sue rappresentazioni; infatti, i temi ricorrenti nei suoi dipinti sono le scene popolari, come quelle di giovani prostitute e vecchi bevitori, talvolta situati in scorci urbani; dipinti che si distaccano nettamente dai repertori iconografici del suo tempo, che erano considerati più nobili. Capace di far convivere miserie ed eleganze nella rappresentazione delle scene urbane, la pittura di Sweerts dimostra un’attitudine anticonformista svincolata da assunti moraleggianti e una vicinanza alla pittura del Caravaggio nell’uso del chiaroscuro.

Scene popolari

In esposizione, uno dei quadri che esprime maggiormente la poetica realista di Sweerts è Scena di Adescamento (1644-1646) risalente al primo periodo romano dell’artista. Il dipinto merita di essere considerato come un allontanamento dai temi caratteristici dei bamboccianti, nei quali è viva l’idea di deridere i poveri. Nonostante qualcuno abbia voluto vedere cenni di critica sociale, Sweerts sembra proporre una rappresentazione giocata su certe pause della narrazione che mettono in luce un forte rapporto dell’artista con il reale. In primo piano emerge un momento poco equivocabile, che vede una giovane donna attorniata da alcuni uomini. L’oggetto della trattativa è il corpo della giovane, la cui posa è stata identificata dal critico Kultzen nel modello classico della “ninfa inseguita”.

 

Michael Sweerts, Scena di adescamento, 1644-1646 olio su tela, 67,2 x 50 cm Courtesy Accademia Nazionale di San Luca, Roma Foto Giordano Bufo
Michael Sweerts, Scena di adescamento, 1644-1646 olio su tela, 67,2 x 50 cm Courtesy Accademia Nazionale di San Luca, Roma Foto Giordano Bufo

La composizione si gioca sul lato sinistro del corpo della fanciulla, che tiene il braccio alzato. Mentre l’uomo dietro di lei le posa la mano sul fianco sinistro. Nella scena sono coinvolti altri personaggi, tra cui lo stesso Sweerts che appare coinvolto nella contrattazione della donna con la mezzana. Proseguendo, troviamo in esposizione Uomo con caraffa (1650), in cui è raffigurato un bevitore, alle cui spalle si trova un fanciullo probabilmente intento a togliere l’orcio che l’uomo stringe tra le mani. Anche qui non mancano interpretazioni in termini moraleggianti, tuttavia i presunti aspetti “spirituali” dei soggetti non sembrano al centro della poetica di Sweets, orientata su temi realistici.

Dipinti “doppi”

I quadri “doppi” sono propri della produzione artistica di Sweerts, infatti in esposizione, troviamo due Ragazza che si pettina (1650): mentre nel primo sono presenti altri personaggi rispetto al soggetto, di cui una donna intenta ad ultimare l’acconciatura della giovane e un uomo interessato a quest’ultima che emerge sullo sfondo; nel secondo dipinto, invece, i due personaggi sono assenti e i particolari delle vesti e degli elementi all’interno della scena differiscono rispetto al primo dipinto. Tra i quadri più noti di Sweerts ci sono altri due doppi, Coppia elegante in visita ai pastori (1648-1650): si tratta di due dipinti che sono stati eseguiti da Sweerts insieme ad un suo collaboratore, le cui iniziali «P. F. N.» che sono incise solamente in uno dei due dipinti, sono state rinvenute grazie ad una ripulitura effettuata sull’opera da parte dell’Accademia Nazionale di San Luca.

 

Michael Sweerts, Accademia Nazionale di San Luca, Roma, Foto Andrea Veneri
Michael Sweerts, Accademia Nazionale di San Luca, Roma, Foto Andrea Veneri

Nella mostra, dunque, il confronto stringente delle due versioni offre l’occasione per meditare sulle modalità esecutive e sulla fortuna delle opere romane di Sweerts. Una delle caratteristiche salienti del dipinto è il tipo stilistico, pienamente riconducibile al periodo romano del pittore. Il riferimento è in particolare alla figura centrale che si staglia su una fiamma luminosa e mostra una “sfumata aureola” intorno alla testa. Questa caratteristica risulta rara nel mondo dell’arte bambocciante, ed è stata ritenuta caratteristica di Sweerts insieme alla rappresentazione di personaggi di spalle, tramite cui il pittore accompagna l’occhio dell’osservatore verso la parte centrale della scena.

Autoritratto o ritratto

In esposizione troviamo anche Autoritratto, di cui Marco Chiarini ha riconosciuto la paternità a Sweerts nel 1979. Dalla compattezza della struttura facciale dell’artista, che mostra una freschezza e una certa consistenza fisica, gli studiosi hanno dedotto una datazione piuttosto precoce dell’autoritratto, ben entro il periodo italiano, intorno al 1645. Il viso ritratto si allinea agli altri presenti nei diversi dipinti, in particolare nelle scene popolari già citate. Nella produzione artistica di Sweerts sono presenti altri autoritratti, come l’acquaforte (1655-1660) conservato al Rijkmuseum ad Amsterdam, in cui l’artista si ritrae nel suo studio mentre impugna tavolozza e pennello. In mostra troviamo un dipinto che è stato identificato, o come un possibile autoritratto dell’artista, o come il ritratto di Johannes Lingelbach (1650-1653). Anche in questo dipinto ricorre il tema che ritrae il personaggio nello studio d’artista. Ma come possiamo osservare rimane il dubbio riguardo l’identità del soggetto dipinto.

 

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