
“C’è un grande vuoto nel mondo ora che non è più con noi. Ma, come avrebbe detto, guardate la ciambella e non il buco”: così, con un post su facebook, la famiglia di David Lynch ne ha annunciato la scomparsa
Senza dubbio, David Lynch, era uno dei più grandi. Nato nel Montana nel 1946, è stato una delle figure più influenti e innovative del panorama cinematografico e televisivo dell’ultimo mezzo secolo, da quando debuttò nei primi anni ’70. Surrealista e orrorifico, graffiante di umorismo nero e sarcasmo, Lynch ha saputo raccontare storie che non si limitavano a intrattenere, ma che spingevano gli spettatori a interrogarsi su temi profondi e inquietanti e, forse più di ogni altro regista, è stato al centro delle stesso “mitismo” che si riserva ad attori e attrici.
La consacrazione con The Elephant Man
Nel 1980, il regista fu scelto dalla casa di produzione di Mel Brooks per dirigere The Elephant Man, un dramma toccante basato sulla vera storia di John Merrick, un uomo affetto da gravi deformità fisiche che divenne famoso nell’Inghilterra vittoriana. Il film ricevette un enorme successo di critica e fu candidato a ben otto premi Oscar, tra cui la nomination come miglior regista per Lynch. Una pellicola che, dopo il primo lungometraggio Eraserhead del 1977, gli diede fama internazionale e lo portò a realizzare l’adattamento del romanzo di fantascienza Dune (1984), 40 anni fa un vero e proprio flop che costò 40 milioni di dollari e tre anni di riprese, oggi divenuto un cult tra i titoli del filmalker americano.
Twin Peaks e la nascita del serial
Velluto blu, film del 1986 che esplorava il lato oscuro della vita di provincia in una piccola città americana, tale e quale a molte altre dove lo stesso Lynch era nato, apre la strada ad una serie TV che accrescerà ulteriormente la fama del regista:Twin Peaks. Creata insieme allo scrittore Mark Frost, Twin Peaks raccontava il misterioso omicidio di Laura Palmer, una giovane ragazza in una cittadina dell’America rurale, e si tuffava in temi fino ad allora tabù come la sessualità, il soprannaturale e l’inspiegabile. Atmosfere surreali, trame non lineari, flashback e personaggi inquietanti hanno turbato i sonni di milioni di giovani dell’epoca, ma il sequel prodotto nel 2017 – nonostante l’appeal dovuto il ritorno del Maestro del Mistero su una produzione-capolavoro come quella andata in onda nel 1990-91 non avrà la stessa fortuna.
Il cinema come viaggio nell’ignoto
Negli anni successivi, Lynch ha continuato a sperimentare con il suo cinema, esplorando sempre più il lato oscuro della psiche umana e i confini tra realtà e sogno; Lost Highway (1997), Mulholland Drive (2001) e Inland Empire (2006) sono esempi della sua capacità di intrecciare trame complesse, personaggi inquietanti e una narrazione che spesso sfidava le leggi della logica e della coerenza narrativa, evitando – sempre – di dare risposte chiare sul significato dei suoi film. D’altronde…bisogna guardare la ciambella e non il buco!