
Le Uccelliere Farnesiane, nel Parco archeologico del Colosseo, focalizzano la scultura e la fotografia di Brancusi
All’interno delle Uccelliere Farnesiane, il Parco archeologico del Colosseo, in collaborazione con il Centre Pompidou, presenta la mostra Brancusi: scolpire il volo. Dedicata all’omonimo artista romeno, naturalizzato francese Constantin Brancusi (1876-1957), l’esposizione sarà visitabile fino al 25 maggio prossimo. La mostra, curata da Alfonsina Russo, Philippe-Alain Michaud, Maria Laura Cavaliere e Daniele Fortuna, presenta una selezione di opere fotografiche e scultoree di Brancusi, dedicate al motivo dell’uccello. Simbolo del volo e del desiderio dell’uomo di sfuggire alla propria condizione terrena, tema che l’artista declina in modi diversi lungo l’arco della propria vita.
Il motivo dell’uccello è esperito in Brancusi nella modalità dialettica materia-scultura, e s’inscrive come tentativo artistico di emancipare la forma dalla materia. In uno dei suoi aforismi Brancusi afferma: “Non è l’uccello che voglio rappresentare, ma il dono, il volo, lo slancio”. La mostra si articola nei due ambienti delle Uccelliere, il primo è dedicato alla scultura, mentre il secondo alla fotografia e ai film dell’artista. Nella prima sezione sono esposte le sculture il Gallo (le Coq, 1935), L’Uccellino (L’Oiselet, 1928) e Leda, 1920/1926. Opere emblematiche della ricerca dell’artista, il quale inventa una figurazione simbolica per esprimere l’essenza dell’animale, tramite la semplificazione delle forme e l’eliminazione dei dettagli.

Catturare l’effimero
A queste opere, in prestito dal Pompidou, si aggiunge una selezione di sculture antiche che arricchiscono l’esposizione: statue, balsamari e sonagli di età romana, provenienti dal Museo Nazionale Romano, dal Museo Archeologico Nazionale di Venezia e dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Che raccontano di come le espressioni artistiche del passato abbiano influenzato la cultura visiva di Brancusi. Gli uccelli con la loro simbologia sacro-rituale sono portatori di messaggi divini.
La seconda sezione della mostra indaga l’utilizzo del medium fotografico, come espressione artistica e di ricerca, da parte di Brancusi. Negli anni Venti e Trenta del Novecento, infatti, l’artista si dedica alla fotografia e al cinema, sfruttando questi mezzi espressivi per esaltare le qualità plastiche delle sue sculture, oltre che per documentarle. I mezzi della fotografia e del cinema sono per Brancusi strumenti per catturare il carattere effimero e frammentario della scultura, che sfugge a una percezione totale della forma.

Il bianco e il nero
Nel film Leda in movimento del 1936, Leda è collocata su un grande disco ruotante di acciaio lucido che rappresenta la superficie dell’acqua in cui si riflette e modifica le sue forme all’infinito. L’allestimento, curato dall’architetto Dolores Lettieri, mette in evidenza la dicotomia tra il bianco, il colore dell’atelier di Brancusi, e il nero, un richiamo alla camera oscura e all’alchimia del processo fotografico.
Alla mostra si accompagna una raccolta di saggi “Brancusi”, edita da Electa, che sarà disponibile alla fine di marzo. Per l’occasione della mostra il Parco archeologico del Colosseo e la casa editrice Electa, con la fondazione Fondamenta, promuoveranno anche un ricco programma culturale, da marzo e fino a ottobre, negli spazi della Curia Iulia e in altri spazi del Foro Romano. Un programma che avrà per titolo una citazione omaggio di Carlo Levi, di cui quest’anno ricorre il cinquantenario della morte, Il futuro ha un cuore antico.

In merito alle Uccelliere Farnesiane, scelte per l’esposizione, Alfonsina Russo, Direttrice del Parco archeologico del Colosseo, ha commentato: “Le Uccelliere Farnesiane, con la loro storia e il loro legame simbolico con il volo, rappresentano la cornice ideale per accogliere le opere di Brancusi, in un dialogo tra antico e moderno che esalta la capacità dell’arte di superare il tempo e lo spazio”.