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IL POETA E GLI ARTISTI. Davide Rondoni: il magnetismo lento di Sergio Monari

Davide Rondoni e Sergio Monari Davide Rondoni e Sergio Monari
Davide Rondoni e Sergio Monari
Davide Rondoni e Sergio Monari

Il poeta Davide Rondoni apre la sua nuova rubrica per ArtsLife con un omaggio allo scultore Sergio Monari, in occasione della mostra Sincronie al Museo Fortuny di Venezia

scultore strano animale
nell’epoca dell’irreale
che vuole divorarti le mani

e divora le arti, i suoi incanti
micidiali e strani…

strana bestia millenaria
se ti tolgono il bronzo la pietra le resine
agiteresti le mani nell’aria

**

La mostra di Sergio Monari provoca nel visitatore un magnetismo lento. Intendo che in un’epoca di presunti incantesimi, trucchi, effetti speciali, o di parasociologie o tromboneschi concetti, le opere di Monari si offrono in una nuda forza di emblemi e di incanto lentamente magnetico. Può essere che si tratti della “neoclassicità” (e non neoclassicismo) dello stile, ovvero del testacoda tra elementi perenni e inserti di materiali e forme e modi del contemporaneo. E tale lento magnetismo tuttavia non è un effetto, bensì il frutto di una lenta meditazione che sui grandi temi della vita, visitati anche attraverso il mito, l’artista giunge a coagulare in forme, in emblemi, in presenze attraenti e inquietanti.

 

Sergio Monari, Altri enigmi, plastoforma, 2016
Sergio Monari, Altri enigmi, plastoforma, 2016

In un momento in cui l’arte contemporanea è divisa tra forme della seduzione e forme dell’allontanamento concettuale, più tanta paccottiglia sociologica, la visita alla mostra di Monari è una salutare noce di arte autentica. Le figure intere, i rami in bronzo, i doppi, i quarzi, le rappresentazioni di teste (ah, come Giacometti parlava delle teste, ossessione degli scultori!), e gli incastri tra teste e rami, e i dialoghi di figure di schiena, e la morte che si rovescia in una maschera d’oro e topazio, e tutta la concentrata visionarietà di Monari, insomma, restano al visitatore con un magnetismo lento e duraturo. Così diventando l’artista veramente artista – non firma, non arredo, non stupefacente ma compagno di strada, strano e sincero.

**

lei mi dice mentre ti guardo “forte”
lo dice a qualcosa che fissa
nelle tue opere e sul filo del mare,
lo dice per amare più della morte

le nuvole le nuvole le nuvole
cercano forma sopra la visione
e le tue opere ora forse navigano
veleggiano ormai come favole

***

La fenice. La brace.
Siamo nel fuoco, ma in che direzione?

solo lenta inesorabile combustione
mesta avvilente offesa a fuoco lento
dei giorni e dissipazione?

Porgi l’opera, Sergio, dalle ombre
che conosciamo, porgi il tuo e
il mio sospetto o (chissà se lo ascoltano…)

il nostro gèmito felice – fenice di resurrezione

(poesie tratta da “Rispondimi, bellezza” poesie per artisti maghi sibille visioni – Pellegrini Editore)

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