
Elena Pontiggia cura la nuova mostra della Galleria Giovanni Bonelli, con opere di Damioli, Di Piazza, Galliano, Lauretta, Verlato, Salvo, Stefanoni
“La loro è una pittura pensata prima che dipinta, consapevole dell’operazione che compie e capace di dialogare, ora ironicamente ora filosoficamente, con il proprio soggetto, la sua storia, i suoi significati, i motivi che portano a riproporlo”. Con queste parole la curatrice Elena Pontiggia introduce gli artisti protagonisti della mostra Notturno Italiano, appena inaugurata a Milano alla Galleria Giovanni Bonelli. Aldo Damioli, Fulvio Di Piazza, Daniele Galliano, Francesco Lauretta, Nicola Verlato, Salvo, Stefanoni. Questi i protagonisti di un progetto che concettualmente prende ispirazione da II sogno di Costantino di Piero della Francesca. “Secondo alcuni storici iI primo notturno italiano”.

“Quando Salvo dipinge un borgo di mare nell’intimità della notte, rischiarato dal cerchio argentato della luna, sapeva bene che il suo paesaggio era fuori dai canoni del moderno”, argomenta la critica. “Tuttavia Salvo non voleva farci commuovere, ma farci pensare, recuperando temi e forme che sembravano irrimediabilmente lontane dalla strada maestra dell’arte”. Ed è sempre Pontiggia ad accompagnare i visitatore con dotte e gustose letture del tema “notturno” nelle opere proposte. Da Tino Stefanoni che “può sembrare il più lirico dei pittori, con i suoi paesi alla Rio Bo, distesi fra prati e cieli, dove spicca nel buio della notte”. Ad Aldo Damioli, per il quale “la notte non ha nulla di tenebroso, ma è la controparte del giorno“.

Se per Fulvio Di Piazza “il notturno può diventare un elemento delle sue apparizioni visionarie”, con Daniele Galliano “lo spettacolo della vita, e quindi della vita notturna, dialoga con la fotografia”. In Francesco Lauretta “il notturno diventa un motivo sociale, una meditazione sul mestiere di vivere e sulla sua durezza“. Nicola Verlato “recupera nel notturno valenze secentesche, quasi ‘a lume di notte’. La sua pittura però esprime una violenza che è un riflesso del mondo contemporaneo. Sia perché dialoga con il cinema, i mass media, le tecniche espressive dell’oggi, sia perché i suoi soggetti accentuano la dimensione del negativo con una sensibilità immersa nel presente”. Dopo tante parole, vi lasciamo a qualche immagine degli allestimenti…














