
La recente ondata di ordini esecutivi del presidente Donald Trump sta provocando un terremoto nel mondo dell’arte e della cultura negli Stati Uniti. Con misure che vanno dal taglio dei fondi pubblici alla rimozione di riferimenti a comunità emarginate nei siti web istituzionali, gli effetti si stanno già facendo sentire in diverse istituzioni.
Il 3 marzo 2025 l’amministrazione Trump ha attuato drastici tagli al personale della General Services Administration (GSA), ente responsabile della conservazione di oltre 26.000 opere d’arte pubbliche risalenti al 1850. La decisione è stata presa in seguito alle direttive del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) di Elon Musk. La chiusura di cinque uffici regionali e il licenziamento di oltre la metà del personale addetto alla conservazione mettono a rischio importanti opere come Flamingo (1974) di Alexander Calder a Chicago e Man Controlling Trade (1942) di Michael Lantz a Washington, DC.
Il Washington Post riporta che i tagli hanno già causato problemi alla gestione delle opere d’arte, come la temporanea rimozione del dipinto Tropical Country (1941) di Gifford Beal, lasciando i restauratori senza riferimenti su chi contattare o se verranno pagati.

Il 24 febbraio l’Art Museum of the Americas ha annullato due mostre dedicate ad artisti neri e queer a causa della riduzione dei finanziamenti. Secondo Hyperallergic e il Washington Post, l’amministrazione Trump ha classificato questi eventi come “programmi DEI” (Diversity, Equity, Inclusion), bloccando i fondi stanziati dall’ex presidente Joe Biden.
Artists at Risk Connection ha denunciato la decisione come un “tentativo deliberato di cancellare le voci storicamente emarginate”.
Il 20 febbraio, dopo la modifica delle linee guida per le sovvenzioni del National Endowment for the Arts (NEA), circa 463 artisti hanno firmato una lettera di protesta. La NEA ha annullato il programma di finanziamento Challenge America e introdotto restrizioni conformi agli ordini esecutivi di Trump, limitando il sostegno agli artisti di colore, trans e donne. La lettera, firmata da drammaturghi premi Pulitzer come Jackie Sibblies Drury e Lynn Nottage, accusa l’agenzia di tradire la sua missione.

Il 14 Febbraio, dopo l’ordine esecutivo di Trump che riconosce solo due sessi, il National Park Service ha eliminato i riferimenti transgender e queer dal sito web dello Stonewall National Monument, riducendo “LGBTQ+” a “LGB”. La decisione ha suscitato indignazione, con lo Stonewall Inn che ha organizzato una protesta a New York. Attivisti hanno denunciato il tentativo di cancellare il contributo delle persone transgender alle rivolte di Stonewall del 1969.
Il 12 febbraio Trump è stato eletto all’unanimità presidente del Kennedy Center, rimuovendo Deborah Rutter e nominando fedeli alleati come Richard Grenell. Ha dichiarato di voler porre fine agli “spettacoli di drag e altra propaganda antiamericana”. La sua nomina ha causato le dimissioni di figure chiave come Shonda Rhimes, Renée Fleming e Ben Folds.
Il 9 febbraio il Dipartimento per l’Efficienza Governativa di Elon Musk ha annullato il finanziamento per una mostra su Anthony Fauci al National Museum of Health and Medicine, eliminando 168.000 dollari destinati alla sua realizzazione. Fauci, figura chiave nella gestione della pandemia di COVID-19, è stato un bersaglio costante delle critiche repubblicane e ha recentemente perso la protezione federale.
Le politiche dell’amministrazione Trump stanno rimodellando radicalmente il panorama culturale americano, con tagli che colpiscono la conservazione artistica, la diversità nelle esposizioni e il finanziamento delle arti. Le proteste del settore culturale suggeriscono che la battaglia per la libertà artistica e l’inclusività sia tutt’altro che finita.













