
A rendere conto dei progressi continui di miart, fiera d’arte moderna e contemporanea di Milano, in scena dal 4 al 6 aprile 2025 negli spazi di Allianz MiCo, ci sono le due sezioni curate: Emergent e Portal.
Si sfaldano ordini e narrazioni a miart 2025. Del resto, in quanto fiera d’arte moderna e contemporanea, è quasi nella sua natura fuggire da categorie e interpretazioni, ponendo continui interrogativi alla realtà a cui l’arte, volente o nolente, è pur sempre costretta a guardare. Così ad aprirla, in medias res, dopo letteralmente un passo dall’ingresso, è la sezione che più guarda al futuro: Emergent. Intendiamoci, non si tratta certo di espositori alle prime armi. Le 25 gallerie riflettono la qualità e l’internazionalità che caratterizza l’intero evento (19 vengono dall’estero).
Piuttosto, la selezione operata dalla curatrice Attilia Fattori Franchini è definita da un carattere esplorativo, fomentato da una certa urgenza di novità, che si pone alla frontiera della creatività contemporanea per intuire cosa riserva l’orizzonte. In questo caso vi troviamo installazioni immersive, sculture irriverenti, dipinti audaci e sperimentazioni fotografiche. L’ennesima conferma che la multimedialità è ormai la norma e le tendenze si ritrovano miscelate insieme. Anche nel rivolgersi a ciò che verrà, il primo spunto rimane però pittorico, genere sempiterno che domina immaginario culturale e proposta culturale.
è così che la sezione, e l’intera fiera, si apre con ArtNoble Gallery (Milano) che presenta la nuova serie di opere di Aronne Pleuteri (2001), il più giovane tra i 120 autori inseriti nella grande collettiva che Triennale Milano l’hanno scorso ha dedicato alla pittura italiana contemporanea. Nella nuova serie Invasione Uccelli, la finestra sul cielo – archetipo della pittura occidentale – viene sistematicamente oscurata: segni che narrativamente si presentano come stormi si addensano fino a velare, negare, cancellare l’orizzonte. La divisione dello spazio pittorico per mezzo di griglie fumettistiche è solo un velo di ilarità che ricopre temi quali morte, violenza, malattia e dolore.

Riemerge la tradizione da Franz Kaka, galleria di Toronto che propone una serie di dipinti di Jennifer Carvalho che esplorano la storia dell’arte, soprattutto rinascimentale, e ne traggono citazioni e riferimenti, indugiando in particolare su posture, abiti ed espressioni con cui sono state ritratte le donne in ambito occidentale. Il contrasto tra l’immaginario classico e il taglio close up contemporaneo genera un compromesso estetico atemporale, che esalta appieno l’intento poetico dei lavori. Ne sono un esempio limpido le scarpe di Jack O’Brien proposte dalla londinese Ginny on Frederick. Decostruite e impastate con materiali industriali, esse diventano simboli dell’inquieta vita cittadina, dove moda, lavoro e desiderio si intersecano in una scultura a parete che potrebbe essere un totem della modernità. Un gioco sottile tra materia, esperienze personali e critica culturale. Prima volta a miart per la milanese MATTA, che ha affidato a thebackstudio l’ideazione di un ambiente immersivo ad hoc, composto da neon luminosi chiamati a interagire con lo spazio e interrogarne forme e funzioni.
Muovendo poi all’interno, ad una svolta improvvisa, una delle tante che i corridoi da 179 gallerie propongono al visitatore, si apre un varco per una dimensione dove discipline, tempo e spazio hanno perso sostanza. Si tratta di Portal, la seconda delle sezioni curate, che attraverso dieci progetti selezionati da Alessio Antoniolli invita a intendere l’arte contemporanea come un fenomeno sfaccettato, che muove dal più personale lirismo a una riflessione sociale e collettiva più ampia.

Ne sono un esempio le opere di Santiago Yahuarcani, presentate dalla galleria Crisis di Lima, che uniscono una sua interpretazione personale delle leggende amazzoniche a riferimenti allusivi alla violenza coloniale. Sono dipinti realizzati con coloranti naturali e acrilico su tela di corteccia, raffiguranti esseri mitici che incarnano spiriti della foresta, guardiani ancestrali ed entità cosmiche centrali nella cosmologia dei popoli Uitoto, gruppo etnico peruviano che oggi conta meno di 2 mila persone.
Così come dalla bolognese P420, che presenta le sculture tribalistiche di Victor Fotso Nyie, artista camerunense ma residente in Italia. Le sue sculture, realizzate in terracotta e arricchite da finiture dorate, evocano simbolicamente il richiamo ad una memoria ancestrale. Sul territorio limite tra arte e design cresce l’arte di Gino Marotta, presentata in fiera da Richard Saltoun Gallery (Londra, Roma, New York). L’estetica ipermoderna del pittore e scultore molisano esalta per paradosso la natura spesso oggetto delle sue opere, in un cortocircuito oggi particolarmente apprezzato.
Raffinate, audaci, pensate. Tra i punti di forza di miart 2025 – capace quest’anno di attirare nuove e importanti gallerie straniere, stimolare il ritorno di altrettanto valide realtà italiane – dobbiamo necessariamente aggiungere la qualità delle due sezioni curate. Non un orpello o un vezzo per una fiera che vuole mostrarsi chic, ma un concreto e prezioso scorcio sull’arte di domani.