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Glorious Bodies, ovvero la gioia di invecchiare

Gloriuos Bodies. Heroen Bollaert
Gloriuos Bodies. Heroen Bollaert

Ognuno di noi invecchia, c’è poco da fare, malgrado si viva in una cultura ossessionata dalla giovinezza, dalle prestazioni e dalla perfezione. Ma c’è modo e modo di invecchiare: quello appunto di rincorrere la giovinezza senza mai raggiungerla o quello di accettare il proprio invecchiamento traendo da esso il meglio che ci può riservare, che è davvero molto. 

“Glorious Bodies” , lo spettacolo presentato al Teatro della Tosse venerdì 11 e sabato 12 aprile nell’ambito della XI edizione di Resistere e Creare dal titolo REC25 FORME/SHAPES, ci ha offerto infatti una contro immagine della vecchiaia. Sei artisti dai 55 ai 67 anni di età ci hanno dimostrato quello che il corpo umano può ancora fare se non si smette di usarlo a dovere e di credere in sè. Naturalmente si parla di persone che hanno avuto una lunga carriera nel circo e nella danza e che quindi hanno quella che si chiama “la memoria del corpo” che non li abbandonerà mai e che, anzi, più si va avanti con gli anni e più restituisce quello che si è imparato, malgrado l’inevitabile trasformazione fisica.

Winfried Deuling, Astrid Schöne, Det Rijven, Thorsten Bohle, Paul Griffoen e Johannes Fischer nella performance presentata a Genova non cercano certo di nascondere la loro età, ma sembrano abbracciarla con ironia e gioia. Grazie alla direzione del coreografo Piet Van Dycke, che con la sua Compagnia Circumstances lavora con artisti di età differente  (bambini, adolescenti, anziani), “Glorious Bodies” ci mostra cosa può essere in grado di fare il corpo umano anche se non più al pieno delle sue forze fisiche. Una capacità che, a quanto pare, è senza tempo e senza età.

Gloriuos Bodies. Heroen Bollaert

“Il circo non è realizzare, ma sfidare l’impossibile. La ricerca dei limiti dell’equilibrio, della gravità, del tempo e della resistenza crea una danza unica”  afferma Piet Van Dycke e tutto ciò è visibile in un’ora di spettacolo in cui si palpano storie vere che respirano.

I cinque affiatatissimi protagonisti si presentano al pubblico uno per volta dietro una tenda in cui di loro si percepisce solo la sagoma. Poi via via si scoprono quasi con pudore mostrando, sempre uno ad uno, poi in coppia e poi in gruppo, cosa sono in gradi di fare con le sole mani, braccia, gambe e schiene. Si rincorrono dietro grossi tendaggi quasi scherzando, per vedere chi resiste di più. Si fermano, si guardano complici e poi ricominciano con più energia di prima costruendo quelle figure tipiche che gli acrobati da circo formano sui trapezi. Loro lo fanno a terra, spingendosi comunque molto in alto, il che affascina e stupisce. Sulla scena si palpa un dialogo continuo tra la loro esperienza e il loro corpo, ma anche tra le loro persone ed il pubblico che naturalmente si immedesima in loro e con loro sente quella forza che non si è mai trovata di avere.

Ed è proprio questo il messaggio dello spettacolo della Compagnia olandese: non pensare all’invecchiamento come ad un tabù. Se la nostra società consumistica vuol farci credere questo sbaglia. Il circo che si basa sulla fiducia, sul rischio, sulla ripetizione e sulla resistenza ci insegna a non mollare. L’invecchiamento non è un declino, ma una continuazione. La bellezza della vecchiaia risiede nella saggezza, nell’esperienza accumulata e nella capacità di vedere il mondo con una prospettiva più ampia. Winfried Deuling, Astrid Schöne, Det Rijven, Thorsten Bohle, Paul Griffoen e Johannes Fischer  con le loro acrobazie e il loro sorriso ci insegnano che invecchiare non è un dramma, ma se mai  un dono, un’opportunità per approfondire la conoscenza di sé e degli altri, che può farci trovare ancora tanto bello nelle cose della vita.

Gloriuos Bodies. Heroen Bollaert

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