Print Friendly and PDF

L’orbo veggente. Arriva al Vittoriale degli italiani la donazione dell’artista Giovanni Cerri

Giovanni Cerri, L'orbo veggente, t.m. su tela, cm. 90x130 Giovanni Cerri, L'orbo veggente, t.m. su tela, cm. 90x130
Giovanni Cerri, L'orbo veggente, t.m. su tela, cm. 90x130
Giovanni Cerri, L’orbo veggente, t.m. su tela, cm. 90×130
Cerri si è ispirato al D’Annunzio più introspettivo, al poeta che nel momento della cecità guarda alla sua interiorità

È stata presentata nei giorni scorsi la donazione del dipinto “L’orbo veggente” di Giovanni Cerri presso il Vittoriale degli italiani a Gardone Riviera (BS). Sono intervenuti il Presidente della Fondazione Giordano Bruno Guerri, il critico d’arte Vera Agosti e l’artista stesso. “L’Orbo veggente”, naturalmente, è Gabriele D’Annunzio, come lui stesso si è definito nel testo del “Notturno”, scritto dopo l’incidente aereo che l’aveva ferito all’occhio destro e gli aveva procurato una momentanea cecità. Il “Notturno” è un testo caratterizzato da notevole malinconia dovuta al periodo difficile causato dal tormento fisico.

Il dipinto dell’artista con i colori freddi utilizzati, le tinte grigie, evoca un’atmosfera di malinconia. Cerri spiega come si sia ispirato al D’Annunzio più introspettivo, al poeta che nel momento della cecità guarda alla sua interiorità, ai ricordi della vita passata e degli affetti che sono venuti a mancare, la madre e le amicizie dei compagni di battaglia. Giovanni Cerri è un artista milanese che ha alle spalle una solida carriera, fatta di mostre in Italia e all’estero. Nella sua poetica troviamo una gestualità improvvisa, immediata, dal sapore espressionista. Spesso utilizza supporti che arricchisce attraverso l’impiego di carte differenti.

Nei primi anni inseriva anche i fogli dei quotidiani. Il dipinto donato si discosta dalla produzione più conosciuta dell’artista perché vi scorgiamo toni primitivisti. D’Annunzio è il protagonista assoluto della tela. Si tratta di una figura totalizzante che sembra voler varcare i confini della tela. Il taglio dell’opera è cinematografico, come spesso accade nelle opere di Cerri. Il Vate diventa una sorta di maschera, un simbolo, un pirata. Il grigio ci fa pensare a un robot metallico. Ricorda un manichino che rimanda alla Metafisica di De Chirico. D’annunzio è il passato, la storia; il presente, è qui con noi e il futuro, l’uomo e il robot del tempo che verrà.

Commenta con Facebook