
Il Dipartimento per la Cultura della Repubblica di Cipro ha annunciato che a rappresentare il Paese alla 19ª Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia 2025 sarà il progetto (To the Stones) we lent you our breath and you whispered it back to the earth. La proposta, selezionata attraverso un bando aperto rivolto a curatori, è stata scelta da una commissione di otto esperti nominati dal Ministero.
Il titolo del progetto – un verso tratto dall’opera Euridice di Sarah Ruhl – fa da preludio poetico a un padiglione che si costruisce, letteralmente e simbolicamente, a partire dalla materia stessa della memoria: la pietra.
Nel villaggio di Salamiou, tra terrazze antiche e fiumi che lo abbracciano come un’isola nell’isola, la pietra torna al centro dell’azione. Il suono che accompagna l’esperienza non è quello delle parole, ma quello delle mani che raccolgono, sollevano, accostano. Una catena operativa – fatta di gesti semplici e potenti – rievoca le pratiche di costruzione a secco, una tecnologia arcaica, comunitaria, sostenibile nel senso più contemporaneo del termine.
Ciò che il progetto compie è un ribaltamento: la costruzione non è il fine, ma il mezzo. Non si celebra il prodotto, ma il processo. Non si espone l’oggetto, ma il legame che esso innesca con il paesaggio e con le persone. Le pietre non sono solo materiali, sono archivi viventi: portano memoria, relazioni, desideri, paure, storie.
La forza della proposta – come sottolinea la giuria – sta proprio nella sua capacità di riportare alla luce pratiche manuali e saperi trascurati, restituendo alla costruzione un valore rituale e collettivo. Una forma di “architettura empatica” che abita il tempo e si lascia abitare dalle emozioni.
Durante la mostra, i visitatori potranno entrare in contatto diretto con la sequenza dei gesti costruttivi: ogni sala racconta una fase della lavorazione, intrecciando dimensione fisica e narrativa. Il pubblico stesso è invitato a partecipare alla costruzione della struttura finale in pietra a secco, nei giorni del 9 e 10 maggio, dalle 16:00 alle 18:00. Intorno a questo cantiere vivo, prenderanno forma incontri, proiezioni, performance e pasti condivisi, con un programma in evoluzione.
Il Mediterraneo orientale, culla della cosiddetta “Mezzaluna Fertile”, è il contesto geostorico da cui il progetto prende le mosse. In questa regione, da quasi 10.000 anni, le comunità modellano il paesaggio attraverso forme agricole e architettoniche interconnesse. Oggi, nel pieno del Capitalocene, queste pratiche vengono minacciate da dinamiche estrattive, migrazioni forzate, militarizzazione dei territori. Il padiglione cipriota si oppone a questa logica, riscoprendo nella pietra a secco un gesto di resistenza, un’alternativa etica e culturale che afferma la cura collettiva e l’equità nell’accesso alla terra.
(To the Stones) non è solo un titolo evocativo: è una dichiarazione di intenti. Un dialogo tra umani e natura, tra passato e presente, tra azione e riflessione. Un’architettura che respira, e che ci invita a fare altrettanto.