
On That Table Where You Left Me è la personale di Giulia Messina presso Palazzo Monti, a Brescia
Il tavolo su cui mi hai lasciato è freddo, ma avvolto dalla luce calda delle candele sciolte. Intorno, le vestigia di un’Ultima Cena dionisiaca. Nell’aria, l’odore di fumo e di Chartreuse verde pungente. Questo scenario, probabile e al contempo assurdo, viene presentato da On That Table Where You Left Me, personale di Giulia Messina presso Palazzo Monti, a Brescia. L’esposizione segue la residenza che l’artista multidisciplinare ha svolto nel mese di febbraio e sancisce la prima mostra del 2025 per Palazzo Monti.
Elementi intelligibili in tutta la mostra sono l’illusione, il mascheramento, l’eros. Il pubblico sembra imprevisto, voyeur di una vita estatica e smodata, ma riservata a pochi individui. Ficcanaso in questo boudoir, siamo estranei che sbirciano da una serratura, dalla quale scrutiamo le vestigia di un evento remoto e misterioso. Messina conferisce alle proprie opere una carica carnale, una sensualità esagerata che inonda le superfici pittoriche – anche se in realtà di pittura non si tratta, ma di tutto quello che le assomiglia e che non lo è – e gli ambienti ortodossamente casti, come la tavola, a cui viene restituita l’occulta componente erotica.

Illusorio e camaleontico
Lo strumento del pennarello ad acqua rimanda contrariamente ad un immaginario infantile, che trova un punto di congiunzione con i temi nell’essere illusorio e camaleontico, lontano dalla mente logica e pudica dell’adulto. Il mix di colori acidi e flash crea un effetto nauseabondo e affascinante, accentuato dal connubio inaspettato con materiali e toni più cupi, dal carattere inquisitorio, losco, ceroso. Questo strano e straniante incontro anima il chiaroscuro, lascia emergere la profondità delle ombre e ciò che esse nascondono, nonostante il medium tipicamente superflat.
Alter ego dell’artista è Mrs. Flax’s lovers del 2024. Ispirata all’iconico personaggio di Cher in Sirene – titolo di per sé evocativo e attinente -, l’enorme ceramica ne conserva il fascino ammaliante e onirico, dominando l’intero spazio espositivo dal pavimento. Un cadavre exquis gusto tuttifrutti che non ha paura di confrontarsi con la propria energia sessuale e surreale, ma che accoglie il proibito. Un nyotaimori rivisitato che invita i fruitori – o i commensali – ad abbracciare i desideri inconsci e convenzionalmente ripudiati perché meschini.

I caratteri deformati, come i grandi occhi maliziosi e i colori accecanti non sono altro che un modo per spingere l’osservatore a lasciarsi andare. Sono un invito a superare le regole sociali, a cambiare pelle. Mascherarsi non per nascondere ma per scoprire e scoprirsi. Il gioco frivolo è un pretesto per indagare il vero, altro, sé. Ѐ giunta l’ora di aprire finalmente quella serratura per prendere parte alla festa.













