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Creare storie. Sacha Turchi alla Casa degli Artisti di Milano

Sacha Turchi, Trilogia Spinale, 2025 Sacha Turchi, Trilogia Spinale, 2025
Sacha Turchi, Trilogia Spinale, 2025
Sacha Turchi, Trilogia Spinale, 2025
L’iniziativa AAA atelier Aperti per Artista della Casa degli Artisti di Milano si apre alla ricerca dell’artista romana Sacha Turchi

Casa degli Artisti a Milano è una vera fucina di creatività e dal 2024, con l’iniziativa AAA atelier Aperti per Artista offre una residenza multidisciplinare per talenti senza limiti di età e provenienza. Una residenza pubblica che si apre come una vera Agorà, un centro di pensiero, di riflessione, di sostegno e di coinvolgimento del potenziale di tutte le arti in grado di declinare i suoi ampi spazi in veri e propri studi di ricerche teoriche e pratiche, con progetti espositivi e attività di laboratorio. E girando, con aperto interesse tra i diversi atelier che hanno ospitato di recente artisti di varie discipline, l’indagine creativa di Sacha Turchi, romana di nascita e milanese d’adozione, si è rivelata con tutta la sua potenza e ricerca profonda, dove in un vortice concettuale mette al centro l’essere umano in tutte le sue sfaccettature e le relazioni sociali e famigliari e lo racconta attraverso significati metaforici e simbolici.

 

Turchi, Muta, (particolare), 2025, ph di Simone Panzeri
Sacha Turchi, Muta, (particolare), 2025, ph di Simone Panzeri

Tutti i mezzi di percezione entrano in gioco nel suo essere artista, da elementi materici a componenti sensoriali, ogni volta plasmati da un’alchimia personale in continuo mutamento ed evoluzione. Ogni ispirazione da tradurre in atto artistico, richiede un tempo dilatato e uno studio meticoloso. I suoi temi si focalizzano sulle trasformazioni del corpo e della memoria e i materiali che utilizza per esprimere i suoi diversi piani concettuali sono concepiti e plasmati con elementi vegetali, naturali, minerali, ossa vegetali e composizioni diverse. Dai suoi studi in Visual Art, grafica e illustrazione e dai suoi approfonditi confronti con studiosi, ricercatori e scienziati ma anche scrittori, designers e stilisti, nascono sculture, disegni, forme ancestrali, crisalidi e carte impalpabili.

 

Turchi, Ortho Spinalis, 2016
Sacha Turchi, Ortho Spinalis, 2016

Le sue opere sono ancora oggi lo specchio di una parte del suo vissuto intenso e straordinario come racconta: “Le varie specie di foglie, gli insetti, diversi fiori…raggruppare e analizzare, era questo che mi piaceva da bambina…Amavo farmi raccontare storie, ma anche raccontarmele da sola…Osservare la forma, il colore, la consistenza, l’odore e poi sezionare, macerare, essiccare… trovare diversi contenitori e boccette per osservare per giorni il cambiamento della specie. Ogni forma in natura poteva cambiare di significato diventando parte di una nuova avventura che vivevo in quella giornata…  Amavo disegnare e inventare degli abiti con parti non speculari, disegnavo tantissime ore del giorno…creando abiti oppure storie di famiglie che cambiavano vita, passando di generazione in generazione…Con il tempo non è cambiato molto, forse da bambina c’era un’ampiezza e quindi una predisposizione diversa, ma le cose che facevo e ricercavo sono rimaste le stesse…

Ed ecco per esempio Ortho Spinalis al Castello di Rivara (TO) del 2016, grandiosa installazione con bulbi giganteschi sviluppati in spine dorsali con suoni e odori che hanno coinvolto in un impatto diretto e sensoriale i visitatori per comprendere la forte metafora del corpo umano perché “il corpo è percezione viva”, sostiene Sacha. Mostre personali e collettive rappresentano per Sacha Turchi un crescendo di sperimentazione, ricerche teoriche e pratiche nel campo scientifico ma anche nell’esplorazione di discipline e rituali di varie culture del mondo

 

Turchi, Pelli vegetali, 2017
Sacha Turchi, Pelli vegetali, 2017

MUTA, la sua recente esposizione nello spazio espositivo al piano terra della Casa degli artisti rappresenta un nuovo step del suo lavoro incessante di osservazione sui ruoli nella società e la metafora del cambiamento e del rinnovamento e si attiene alla donna in modo particolare. “Famiglia e cultura, temi che io non specifico, entrano in pieno in questo lavoro. Il ruolo della donna, della madre, della moglie e anche della donna emancipata nel mondo aziendale che valore ha? Come lo si porta avanti? In modo volontario o involontario? È come avessimo una struttura, un modello che in qualche modo sostiene”.

Ed ecco le imbragature, cucite a mano con fibra di ortica, sorta di sculture con doppio significato di protezione e di costrizione. “Ho sempre studiato il corpo ma questa volta con un osteopata abbiamo lavorato su alcune zone che sono proprio di scarico dell’equilibrio corporeo. Come il bacino che per la donna è importante anche come simbolo, oppure l’osso sacro o lo sterno”. L’ambiguità della Muta continua nei tessuti di ortica, la pianta che da una parte cura e dall’altra punge o fogli in fibra di loto, simbolo di purezza e di rinascita femminile, tutti raccolti in piccoli quadri incorniciati. E un po’ come l’elica del Dna, esempio di metamorfosi si staglia la scultura Esubia, quello che rimane della pelle di cicala, un richiamo ai cicli e ai cambiamenti di ogni vita.

 

Sacha Turchi, Muta, 2025, ph di Simone Panzeri
Sacha Turchi, Muta, 2025, ph di Simone Panzeri

Costruisco con i materiali che sono all’interno delle nostre ossa quindi c’è calcio, acido lattico e acido ialuronico ma la proteina, la parte viva, io la sostituisco con la proteina vegetale”, precisa l’artista. Tra simbolismi e richiami poetici, Sacha Turchi trasporta il pubblico in una riflessione e in un viaggio sulla condizione umana.

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