
Ne parla con Artslife, il direttore artistico della sezione Immersive di Cannes, Elie Levasseur. E intanto all’Hotel Carlton tutto esaurito in poche ore
Per il secondo anno consecutivo, il Festival di Cannes ospita l’Immersive Competition, una sezione dedicata alle nuove frontiere del racconto audiovisivo oltre lo schermo tradizionale grazie alla realtà virtuale, al video mapping e all’intelligenza artificiale. La selezione 2025 comprende 16 opere da 9 paesi, tra cui 9 in concorso, 2 fuori concorso e 5 progetti in Focus dal Lussemburgo, offrendo un’ampia panoramica su un linguaggio narrativo in continua evoluzione.
A presiedere la giuria internazionale è il regista francese Luc Jacquet, affiancato da figure di spicco come Laurie Anderson e Tetsuya Mizuguchi. Per la prima volta, la sezione si svolge nella cornice del Carlton Hotel, a pochissimi metri dal Palazzo del Cinema, cuore pulsante del Festival. Così il sistema di prenotazioni ha registrato il tutto esaurito in poche ore e per visitare le esperienze bisogna solo sperare in una rinuncia dell’ultimo minuto. In questa intervista esclusiva, Elie Levasseur, direttore artistico della sezione, ci racconta le novità dell’edizione 2025, il ruolo crescente dell’AI nei progetti selezionati, le sfide del mercato immersivo e le possibilità nel futuro dello storytelling.
Puoi darci una panoramica su questa nuova edizione?
Per questa seconda edizione abbiamo voluto includere solo anteprime mondiali o internazionali. Credo che questa sia una delle principali differenze rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda la creazione, l’idea è quella di offrire una visione d’insieme su ciò che oggi è possibile fare con nuovi formati, nuove narrazioni e nuovi modi di raccontare storie, grazie a tecnologie emergenti come il computing spaziale, l’intelligenza artificiale, il video mapping.
Quante opere ci sono in concorso e fuori concorso?
Quest’anno abbiamo 9 progetti in concorso, 2 fuori concorso, e una sezione speciale che chiamiamo Focus. Quest’anno il focus è dedicato al Lussemburgo. L’idea di questa sezione è di presentare alcune opere significative prodotte in passato, chiedendo però agli artisti di fornire informazioni contestuali aggiuntive, così che i partecipanti al festival possano avere uno sguardo più approfondito su come queste opere sono state ideate e realizzate.

Puoi raccontarci qualcosa su qualcuna di queste opere in concorso?
Abbiamo due opere che utilizzano il video mapping: Beyond the Vivid Unknown di John Fitgerald and Godfrey Reggio e Fillos do Vento: A Rapa di Brais Revalderia e Maria Fernanda Ordonez Morla. C’è un’esperienza dove ci si trova in un taxi e si interagisce con un’IA carismatica ( tAxI di Yamil Rodriguez, Michael Arcos, Stephen Henderson). Un altro progetto, From Dust di Michel Van Der AA, è un’ opera in VR VR che utilizza l’intelligenza artificiale per personalizzare l’esperienza. Poi ci sono 5 opere in realtà virtuale, pensate per utenti singoli; alcune di queste utilizzano anche tecnologie aptiche, come The Current of Being di Cameron Kostopoulos, dove si indossa una tuta sensoriale che reagisce e interagisce con il corpo durante l’esperienza.
Parliamo del mercato: oggi è un aspetto fondamentale, giusto?
Assolutamente. Per la prima volta, accanto al concorso, abbiamo creato un marketplace. Quest’anno si è tenuto su uno yacht, dove abbiamo invitato più di 60 curatori internazionali. L’idea è quella di mettere in contatto i progetti in concorso con questi curatori, così da far circolare e diffondere le opere in tutto il mondo.
E qual è oggi lo stato del mercato? Come il grande pubblico può accedere a queste opere?
Questa è sicuramente una delle principali sfide per la creazione immersiva: come arrivare a un pubblico globale. Al momento, poiché non esistono ancora spazi dedicati in modo stabile a questi formati, ci affidiamo molto a musei e luoghi culturali, che sono le sedi più adatte per queste opere. Speriamo però che in futuro ci saranno sempre più spazi dedicati, il che renderà molto più facile far circolare queste esperienze.

Come ti sembra che il settore si sia evoluto in un anno e in che direzione le sembra che i creativi si stiano orientando?
Abbiamo ricevuto oltre 170 progetti in risposta alla nostra call. Ciò che mi ha colpito di più è che, anche se le tecnologie principali rimangono VR, AR e video mapping, vediamo sempre più progetti che integrano l’IA, sia nella produzione che in modo creativo. Questo è stato, per me, l’aspetto più significativo di quest’anno.
Secondo te l’immersività influenzerà anche il cinema tradizionale?
Non so se ci sarà un impatto diretto sul cinema tradizionale, ma sicuramente per la creazione immersiva, l’intelligenza artificiale apre la possibilità a universi sempre più interattivi. Con l’IA possiamo programmare in anticipo tutte le interazioni possibili dell’utente. Quindi sì, potremo creare universi narrativi che rispondono realmente all’interazione con il pubblico, ed è uno degli sviluppi principali.
E quale sarà il ruolo della creatività umana in un futuro dominato dall’IA? Diventeremo una sorta di effetto collaterale della macchina?
So che il tema è molto discusso, specialmente nel cinema tradizionale, ma per quanto riguarda la creazione immersiva, vedo sempre più team che usano l’IA per sviluppare i progetti. Detto questo, non credo che l’IA sostituirà l’uomo. Abbiamo ancora bisogno di esseri umani per programmare, per guidare l’IA, per generare immagini. Quindi, se la domanda riguarda l’impatto sulle risorse umane, non credo sarà drastico.
C’è qualche aneddoto curioso dalla selezione o qualche incontro stravagante con creatori o registi?
Mi riservo di risponderti alla fine dei dieci giorni!
Siete in una nuova location quest’anno: è stato un cambiamento positivo?
Assolutamente sì. Il fatto di essere al Carlton Hotel, così vicino alla sede principale del festival, rende tutto più accessibile per giornalisti e pubblico. Abbiamo visto l’impatto immediatamente: durante il giorno riservato alla stampa, abbiamo esaurito i posti disponibili in sole quattro ore. Quindi sì, l’impatto è decisamente forte.
Vuole aggiungere un messaggio per il pubblico?
Sì, vi aspettiamo al Carlton Hotel per un’esperienza rivoluzionaria! Se amate le storie e volete scoprire in anteprima dove sta andando il futuro dello storytelling, questo è il posto giusto per voi.













