
È morto la scorsa settimana Bill Horrigan, il carismatico curatore che ha ridefinito il panorama della videoarte trasformando il Wexner Center for the Arts in un faro internazionale per le immagini in movimento. Aveva lavorato al museo di Columbus per 34 anni, lasciandovi un’impronta indelebile. A darne notizia è stato un portavoce del Wexner, specificando che Horrigan è scomparso dopo una lunga battaglia contro l’amiloidosi
Pioniere instancabile, Horrigan ha saputo vedere ben oltre le frontiere tradizionali dell’arte. Ha dato forma a un programma di film e video che ha attirato i più grandi nomi della scena internazionale, come il regista francese Chris Marker, che lo soprannominò con affetto il suo “produttore americano”, e l’artista Julia Scher, che realizzò un’opera monumentale per l’intero edificio. “Capisce cosa significa guardare”, disse Scher. “Non ha mai avuto paura dei limiti inesplorati”.
Il suo raggio d’azione non si limitava al cinema e al video. Horrigan ha firmato la prima mostra istituzionale americana di Mark Dion, ha portato al Wex l’arte contemporanea brasiliana e ha curato installazioni di artisti come Gretchen Bender e Shirin Neshat. È stato anche una figura chiave nella Biennale del Whitney del 2008 e ha lavorato con la Video Data Bank, spingendo sempre avanti il linguaggio dell’arte. Memorabile anche il suo impegno sociale: nel 1989 ha diretto l’edizione di Video Against AIDS, sfidando l’inerzia politica sull’epidemia.
Nato a Joliet, Illinois, Horrigan si innamorò del cinema grazie a un cineclub scolastico. Dopo un dottorato in studi cinematografici alla Northwestern University, cominciò a lavorare al Walker Art Center di Minneapolis, per poi passare all’American Film Institute di Los Angeles. Lì, una scoperta casuale – il dipartimento video proprio accanto al suo ufficio – lo catapultò in un universo che avrebbe contribuito a rivoluzionare.
Nel 1989 arrivò al Wexner Center. Da lì, una cavalcata creativa: rassegne su John Waters, fotografie di Annie Leibovitz, eventi che sfidavano ogni etichetta. “Facciamo quello che vogliamo e vediamo chi si presenta” disse in un’intervista al Columbus Dispatch. Un approccio libero, provocatorio e visionario.
Quando lasciò il museo nel 2023, fu salutato da molti come una “leggenda”. Parola di Donna De Salvo, ex curatrice del Wex, e della celebre Helen Molesworth, che gli ha reso omaggio su Instagram usando lo stesso termine. Una leggenda, sì. Perché pochi, come Bill Horrigan, hanno saputo cambiare le “regole del gioco”.














