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La Biennale di Kouoh. Confermato il progetto della direttrice scomparsa il 10 maggio

Koyo Kouoh
Kouoh
Koyo Kouoh
Lo scorso 8 aprile Kouoh aveva trasmesso al presidente Pietrangelo Buttafuoco la struttura del suo progetto curatoriale

Come era decisamente prevedibile, la Biennale di Venezia ha annunciato che la 61esima Esposizione Internazionale d’Arte nel 2026 rispetterà il progetto ideato da Koyo Kouoh, la direttrice scomparsa lo scorso 10 maggio. Ad annunciarlo una visibilmente commossa Cristiana Costanzo, capo ufficio stampa della Biennale, dopo un saluto in video della stessa curatrice (scelta non proprio condivisibile). Lo scorso 8 aprile Kouoh aveva trasmesso al presidente Pietrangelo Buttafuoco la struttura del suo progetto curatoriale, anticipando il suo testo teorico, una provvisoria lista di artisti invitati, persino i nomi degli autori dei testi critici ed idee per la grafica della mostra.

In Minor Keys – questo il titolo della mostra della Biennale – si svolgerà da sabato 9 maggio a domenica 22 novembre 2026 (pre-apertura 7, 8, 9 maggio). Ad attuale il suo programma saranno alcune delle figure che con lei hanno lavorato da novembre fino ai primi giorni di maggio, e faranno di tutto per preservare le sue idee originarie. Fanno parte del team le advisor Gabe Beckhurst Feijoo, Marie Helene Pereira e Rasha Salti; l’editor-in-chief Siddhartha Mitter; e l’assistente Rory Tsapayi.

Dalle prime anticipazioni emerse dall’esposizione, il concept sarà attento alle emergenze politico-sociali di maggiore attualità, dal climate exchange alla fluidità introdotta dai fenomeni migratori.

 

Il presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco durante la conferenza
Il presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco durante la conferenza
Tonalità minori

La mostra sostiene che tali cambiamenti radicali stanno avvenendo – anzi, sono in atto da sempre – nelle tonalità minori“, si legge fra l’altro nel testo curatoriale presentato oggi. “e gli artisti, i poeti, i performer e i filmmaker che la mostra riunirà sono profondamente impegnati nel realizzarli. Gli artisti sono canali verso e tra le tonalità minori, e ascoltarle – piuttosto che parlare al loro posto – è al cuore dell’idea curatoriale”.

“La mostra In Minor Keys si presenta come una partitura collettiva, composta insieme ad artisti che hanno costruito universi dell’immaginazione. Artisti che operano ai confini della forma, le cui pratiche possono essere intese come melodie complesse, da ascoltare sia collettivamente che secondo una propria autonomia. Sono artisti le cui pratiche si intrecciano naturalmente con la società. Artisti che accolgono la vita quotidiana come parte di una relazione logica ed esteticamente coerente tra le parti. Artisti straordinariamente generosi e ospitali verso la vita“.

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