Print Friendly and PDF

La cancellatura. Emilio Isgrò a Scicli

Emilio Isgro, Non schiacciatemi per favore, esposta a Scicli Emilio Isgro, Non schiacciatemi per favore, esposta a Scicli
Emilio Isgro, Non schiacciatemi per favore, esposta a Scicli
Emilio Isgro, Non schiacciatemi per favore, esposta a Scicli
L’ex convento del Carmine a Scicli, oggi Museo d’Arte contemporanea, ospita l’antologica dedicata ad Emilio Isgrò, L’opera delle formiche

Un angolo della Sicilia barocca più affascinante, l’ex convento del Carmine a Scicli (RG) diventato dopo il restauro Museo d’Arte contemporanea, ospita l’antologica dedicata ad Emilio Isgrò, L’opera delle formiche. Per i pochi che non lo conoscessero, l’autore di origine siciliana ha partecipato alle edizioni dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia del 1972, 1978, 1986 e del 1993, quest’ultima con una sala personale. È pittore, scultore, poeta, regista drammaturgo, assimilabile all’area concettuale riconducibile all’affermazione di Joseph Kosuth del 1969: “Essere artisti oggi significa mettere in questione la natura dell’arte”. Ciò che conta è l’idea all’origine dell’opera.

Non la si giudica più in base alla sua bellezza. Lo scopo della creazione è spiazzare. Disorientare, per ripensare la comunicazione. Nel caso di Isgrò, che ha vissuto parecchi anni in Veneto, responsabile delle pagine culturali del Gazzettino, interessandosi a Comisso che non lo salutava incrociandolo a Treviso quando non condivideva i titoli degli articoli, l’elemento perturbante è la cancellatura. Per tutta la vita ha cercato di eliminare “il superfluo, il rumore, l’inutile”, il ripetitivo per liberare altre modalità espressive. Per appropriarsi del vero significato delle cose.

Come agisce di fatto? È stato ricordato più volte l’inizio dell’avventura cancellatoria, per altro casuale. Nel 1962 Isgrò mentre fa l’editing di un elzeviro di Giovanni Comisso, si trova tra le mani una serie di cancellature molto più importanti delle parole stesse. Da questo momento inizia la messa in atto della sua strategia che utilizza manufatti portatori di cultura: l’Enciclopedia Treccani, codici, libri, manifesti, giornali, inni nazionali, la Costituzione.

 

Il MACC di Scicli, foto Comune di Scicli
Il MACC di Scicli, foto Comune di Scicli
Cancellare per conservare

A quale scopo? Mettere in crisi le regole del linguaggio e della lettura. Ma nello stesso tempo sostiene l’artista, “Io cancello le parole per custodirle, è un gesto di salvezza”. Quindi il suo intervento non mira alla chiusura, alla distruzione delle immagini e delle parole. Al contrario. È un’azione finalizzata all’apertura, alla costruzione, ad una complessa esperienza conoscitiva. Strutturando un nuovo linguaggio, che associa il concreto all’astratto, allo scopo di costruire un argine allo strapotere dell’immagine che rischia di sommergere la parola.

Per questo ha cercato di creare attraverso la cancellatura e altri esperimenti, un’arte dove la parola venisse salvata con mezzi soprattutto visivi. Niente di più lontano dalla Cancel Culture. Isgrò capovolge così il concetto per cui cancellare significa sottrarre: il suo gesto non toglie nulla, ma restituisce unicità e dona libertà a ciò che resta scoperto. Come dichiara lo stesso Emilio Isgrò: “Si cancella per svelare, non per distruggere”.

L’installazione

Non uccidere del 2023, preparata con un’architettura museale di Mario Botta, apre la rassegna di Scicli. Isgrò ripropone i dieci comandamenti, incisi in rosso “il colore del sangue e della risurrezione, soppressi con un intervento risoluto, realizzati per i 75 anni della Costituzione“. L’opera, che invita alla riflessione sul fondamento morale della società̀ civile, è un’installazione imponente composta da una semisfera di ventuno arcate in legno di cedro del Libano. Contiene undici coppie di tavole in pietra del Sinai dalle quali affiora il solo quinto comandamento biblico che dà il titolo all’opera: Non uccidere.

Emilio Isgro, La giara di Gorgia, 2015, installazione per due elementi dimensione ambientale tecnica mista, Archivio Emilio Isgrò
Emilio Isgro, La giara di Gorgia, 2015, installazione per due elementi dimensione ambientale tecnica mista, Archivio Emilio Isgrò
Non schiacciatemi

La mostra continua presentando le opere storiche a partire dalle prime cancellature e dalle lettere estratte degli anni Settanta, uno degli episodi più estremi della sua originale ricerca sul rapporto tra linguaggio e immagine. In un vasto campo bianco spiccano, sembrano fluttuare come vaganti nel vuoto, singole consonanti ma anche vocali, segni d’interpunzione, numeri o note. Fino ad arrivare alle cancellature in rosso di oggi. Come Non schiacciatemi per favore del 2014. Dove un formica, che forse richiama tutti noi, sembra rapportarsi al movimento rotatorio del pianeta. Con un serpeggiare di linee rosse, Isgrò ha eliminato ogni riferimento. Rilevante l’imponente installazione La lumière de la liberté del 2017. Un vero è proprio inno alla libertà.

La mostra prevede anche un arazzo con una mappa della Sicilia immersa nelle cancellature e tre giare d’impronta pirandelliana, comprendenti altrettante tele, ispirate dai filosofi Empedocle di Agrigento, Gorgia di Lentini e Archimede di Siracusa create nel 2015, invase da una colonia di formiche. A questo punto non rimane che soffermarsi su questi animaletti per capire come mai ritornino spesso nelle opere di Isgrò.

In un’intervista rilasciata alla Lettura del Corriere ha spiegato che: “Le formiche, simbolo operoso, sono rilevanti. Ho pensato a loro per la mia regione, sono metafora appunto dell’operosità umana alla quale la Sicilia va necessariamente associata….Le formiche inoltre siamo noi tutti noi che rischiamo di rimanere schiacciati, nel mondo, da forze che non riusciamo a controllare. Un mondo dove le energie irresponsabili dell’arte possono assumere su di sé quelle responsabilità che non sempre le classi dirigenti dell’economia globale riescono ad assumersi“.

Emilio Isgrò
L’opera delle formiche
Fino al 03/11/2025
Curatori: Bruno Corà, Marco Bazzini
MACC – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA DEL CARMINE
Piazza Busacca, 10 , Scicli
https://maccscicli.it/

Commenta con Facebook