Print Friendly and PDF

Costruire forme dell’anima. L’eredità di Claudio Costa

Claudio Costa, Il cielo guardando..., 1978, Materiale vario su tela inserito in teca di legno e vetro, 59 x 74 x 9 cm Claudio Costa, Il cielo guardando..., 1978, Materiale vario su tela inserito in teca di legno e vetro, 59 x 74 x 9 cm
Claudio Costa, Il cielo guardando..., 1978, Materiale vario su tela inserito in teca di legno e vetro, 59 x 74 x 9 cm
Claudio Costa, Il cielo guardando…, 1978, Materiale vario su tela inserito in teca di legno e vetro, 59 x 74 x 9 cm
A Milano la galleria C+N Gallery CANEPANERI mette in relazione il lavoro di Costa con quello di un gruppo di emergenti affini per intenzioni e per esito

Andare a ritroso non significa solo camminare all’indietro rispetto a quello che dovrebbe essere il verso normale del movimento. Indica anche l’atteggiamento di chi va contro corrente, di chi è contrario o restio, specie alle omologazioni. Come lo era Claudio Costa (Tirana, 1942 – Genova, 1995). Autore che sin dagli inizi della sua carriera si è misurato con una pratica di ricerca retrospettiva, dimostrando interesse specifico nei confronti della memoria e della sua traduzione materica.

Indifferente alla seduzione del mercato e delle mode, Costa ha sempre posto alla base della sua esplorazione l’indagine antropologica insistendo su temi quali il valore del mito e dei rituali, il ciclo vitale e la sua trasformazione (e la morte sempre a fare da contraltare), il tempo che diventa espediente per riconnettere passato, presente e futuro, e l’appropriazione di oggetti di uso quotidiano a cui vengono assegnate valenze simboliche.

 

Haunting Spells. Fare mondi altrimenti, Milano (Courtesy C+N Gallery CANEPANERI Photo Mattia Mognetti)
Haunting Spells. Fare mondi altrimenti, Milano (Courtesy C+N Gallery CANEPANERI Photo Mattia Mognetti)

“Haunting Spells. Fare mondi altrimenti” è la mostra collettiva che C+N Gallery CANEPANERI ha appena inaugurato nella sede milanese di Foro Bonaparte 48 (visibile sino al 28 luglio 2025). A cura di Arnold Braho, il progetto espositivo mette in relazione il lavoro di questo artista di rilevanza internazionale con quello di un gruppo di emergenti affini per intenzioni e per esito, soprattutto se si considera l’inclinazione di tutti a costruire forme dell’anima, dando sostanza all’incorporeo.

Esercizi di antropologia

L’esposizione si inserisce a pieno titolo nell’azione di valorizzazione dell’opera di Costa che la galleria porta avanti da tempo. Lavorando a stretto contatto con l’archivio – spiega Tatiana Martyanova, direttrice della galleria. L’idea di creare un dialogo tra questa importante figura e voci più giovani la cui poetica, a volte anche in maniera inconsapevole, raccoglie la sua eredità, si sposa con la direzione intrapresa da C+N Gallery CANEPANERI, che soprattutto negli ultimi tre anni si è focalizzata sulla ricerca e promozione di nuovi talenti italiani e internazionali”.

 

Haunting Spells. Fare mondi altrimenti, Milano (Courtesy C+N Gallery CANEPANERI Photo Mattia Mognetti)
Haunting Spells. Fare mondi altrimenti, Milano (Courtesy C+N Gallery CANEPANERI Photo Mattia Mognetti)

Trasformato in una suggestiva wunderkammer, dalle valenze alchemiche e anche un po’ magiche, lo spazio espositivo raccoglie interventi installativi, sculture e dispositivi visivi che prendono avvio dall’opera “Il cielo, guardando…” (1978). I popoli indigeni come da una finestra ci osservano, rivelando l’interesse di Costa per gli esercizi di antropologia. Condotti già a partire dal 1973 con gli studi sul popolo Maori e seguiti nel 1974 dal viaggio in Marocco. L’intento è quello di riconsiderare le forme del sapere, proponendo una sorta di ribaltamento di prospettiva che collochi tematiche identitarie e culturali in una dimensione più universalizzante. Nel tentativo di riscoprirle e difenderle. “Un modo di situarsi nel mondo dal basso – scrive il curatore nel testo critico che accompagna la mostra -. Mettendo in crisi le gerarchie della conoscenza”.

Dare forma all’invisibile

Libero da qualsivoglia approccio dogmatico, il percorso espositivo incentiva le divagazioni, le traiettorie a zig zag, il salto da una suggestione all’altra. Nella sala principale, il visitatore incontra l’affascinante installazione site specific “Inner Etnobotanic Cartoghraphy” del cinese Peng Shuai Paolo (Xiangtan, 1995). L’opera si compone di una serie di oggetti e interventi artistici che intrecciano storie personali, pratiche sciamaniche e tradizioni erboristiche di diverse culture. Con attenzione particolare rivolta alla Cina e all’Italia rurale. Ne risulta un grande dispositivo visuale dove piante medicinali, bambù, ceramica, semi di loto, ma anche pitture e incisioni che raffigurano la casa natale. Invitando lo spettatore a entrare in contatto con il flusso di energia sprigionato dall’assemblaggio dei vari elementi, capaci di dare forma all’invisibile che si cela tra le pieghe dell’esistenza.

 

Haunting Spells. Fare mondi altrimenti, Milano (Courtesy C+N Gallery CANEPANERI Photo Mattia Mognetti)
Haunting Spells. Fare mondi altrimenti, Milano (Courtesy C+N Gallery CANEPANERI Photo Mattia Mognetti)

La questione della reinterpretazione degli strumenti tipici della cultura contadina, e la loro trasformazione in feticcio simbolico tanto cara a Costa, torna nel lavoro di Alessandro Di Lorenzo (Bari, 1997). Che presenta uno scettro ricurvo, come il vomere dell’aratro sacro con cui si tracciavano i confini delle città. Realizzato in alluminio grezzo e ispirato al bastone degli auguri, i sacerdoti che nell’antica Roma tracciavano nel cielo uno spazio sacro per interpretare il volo degli uccelli. Un utensile per immaginare un mondo possibile, moderno strumento di divinazione del presente.

Talismani contemporanei

Nello stesso ambiente gli amuleti, i talismani e gli ex-voto di Ginevra Petrozzi (Roma, 1997) instaurano un dialogo di mutua reciprocità con le opere circostanti. Simboli magici della tradizione mediterranea, che vengono ricombinanti e tradotti in due registri differenti. Da un lato come oggetti piegati ed esposti in una teca. E dall’altro come interventi diretti su display digitali, nel tentativo esplicito di fabbricare talismani contemporanei.

L’attenzione per l’utilizzo dei materiali, e per la loro comprensione ontologica e antropologica, è ravvisabile negli oggetti di piombo ferro e rame ossidati di Sofia Salazar Rosales (Quito, 1999). Sentinel (2024) è una rosa, o forse una girandola del vento, o forse qualcosa d’altro ancora. È il gesto scultoreo che nella veglia silenziosa, come suggerisce il titolo del lavoro, si interroga su cosa resti dopo il movimento, una volta terminato il gesto artistico.

 

Haunting Spells. Fare mondi altrimenti, Milano (Courtesy C+N Gallery CANEPANERI Photo Mattia Mognetti)
Haunting Spells. Fare mondi altrimenti, Milano (Courtesy C+N Gallery CANEPANERI Photo Mattia Mognetti)
Riscoprire l’essenza dell’uomo

Chiude la rassegna l’installazione STRESS (2024) di Stefano Serretta (Genova, 1987): incisioni su marmo che presentano una serie di disegni realizzati a partire da riviste erotiche e pubblicazioni censurate del primo Novecento. Conservate nell’archivio LGBTQIA+ del Centro di Documentazione Aldo Miei di Carrara.

Questi frammenti di storia assumono una dimensione spettrologica che rimette in discussione il confine tra ciò che è stato considerato marginale e ciò che al contrario abbiamo preservato come degno di memoria”, spiega Braho. “Ho cercato con questa mostra di comporre una piccolissima genealogia tra gli anni Settanta ed oggi. Approfondendo l’inclinazione al ‘work in regress’ di Costa che, in sintonia con il pensiero di Ernesto De Martino, si sofferma sulla ‘crisi della presenza’ intesa come il momento in cui la persona perde il proprio radicamento nel mondo e nella cultura. E allora, in risposta, inizia a indagare il lavoro contadino, le pratiche alchemiche e rituali. Un tornare indietro che non ha nulla di patologico, ma che rivela il desiderio di riscoprire l’essenza dell’uomo. Quello che ho provato a fare è stato dare spazio a giovani artisti dalla cui ricerca traspare questa attenzione verso pratiche che la storia e la modernità hanno tenuto lontane dalla cultura ‘con la C maiuscola’. Una via per fare ‘mondi altrimenti’: spazi di resistenza alla scomparsa simbolica, sociale e politica dei soggetti e delle comunità”.

Commenta con Facebook