
Tikkun Olam – Riparare il mondo è la mostra che a Palazzo Sarcinelli di Conegliano presenta oltre cento opere di Tobia Ravà
Palazzo Sarcinelli a Conegliano ospita la mostra di Tobia Ravà, Tikkun Olam – Riparare il mondo. Il percorso espositivo, scandito in dieci sale, comprende oltre cento opere, realizzate tra gli anni Settanta e i giorni nostri: grafiche, sculture in bronzo e in marmo, dipinti, resine e tempere acriliche su tela, sublimazioni su raso acrilico, catalizzazioni UV su alluminio, installazioni. Le sale sono rispettano un criterio tematico. Al loro interno emergono le opere bidimensionali che hanno come soggetto architetture, boschi, volti e l’immancabile Venezia, città del cuore, di memoria e di storia, configurata in mille sfaccettature di acque, canali, ponti e portici.

Tikkun Olam, Riparare il mondo, è un titolo particolare che suscita curiosità. L’espressione appartiene alla cultura ebraica e rimanda ad una concezione dell’arte come un agire consapevole allo scopo di cambiare il creato, in meglio. Un obiettivo ambizioso, certo. Condiviso anche da Dostoevskij, convinto che la bellezza salverà il mondo. E là dove si crea bellezza, dovrebbe anche sorgere il giusto, il bene, la pace. Ravà si fa carico di questo compito arduo immettendoci nell’incanto della natura con i suoi boschi onirici, i suoi alberi ramificati che si accostano ai coralli. E poi le sculture Con gli animali meno visti: il lupo grigio, il gufo, la carpa rossa. In bronzo patinato e lucidato che sembrano riflettere la luce.

Frammenti dell’essere
Di fronte alle sue creazioni non bisogna cercare emozioni. Quanto farsi coinvolgere in un cortocircuito che aiuti ad immergersi “in percorsi completamente nuovi”. Animali uno sull’altro, come nel caso delle tartarughe doppie, triple o quadruple in cui l’artista si identifica sostenendo sulle proprie spalle, simile alla testuggine, il peso della propria casa intesa come mondo e universo da preservare e riparare. La sua fantasia si innesta in ogni direzione, pescando anche in ambito surrealista. Nella scultura Singer, il lento ricucire della storia del 2013, utilizza una vecchia macchina da cucire Singer, un tempo in bella mostra in ogni casa nella prima metà del secolo scorso.
Ravà ha posizionato sopra alcune lumache la cui bava richiama il filo per poter collegare i vari frammenti dell’essere. Allo scopo di ricucire quel mondo che Caino e Abele hanno dilaniato per sempre. La macchina da cucire diventa una metafora per far coesistere gli opposti, superare le inimicizie, abolire ogni confine. E lo fa esprimendosi mediante un linguaggio innovativo, la –ghematria-. Un sistema numerico in cui le lettere dell’alfabeto ebraico corrispondono a numeri, una sorta di magma pittorico che lo ispira per la realizzazione dei propri manufatti.

Nuovi impatti percettivi
Una scelta estetica e insieme espressiva quindi, che gli permette di servirsi di numeri per confrontarsi con il reale, suggerendo nuovi impatti percettivi. Realizzando pitture personalissime e ricchissime di colore. Chiamando in causa l’osservatore per invitarlo a decodificare il loro significato. Che dovrebbe aiutare chi guarda ad andare oltre, vedere al di là. L’arte allora come veicolo di conoscenza che non si limita all’apparenza delle cose ma aspira a svelare la loro seconda natura.
Così nella Vigna segreta una scala immersa in alcuni grappoli come sospesi, si protende verso il cielo. Questo è l’immediato impatto percettivo. Ma Ravà chiede una comprensione post retinica. Che appartiene all’interpretazione della Torah, implica il passaggio dall’ambito letterale a quello allegorico e a quello definitivamente divino. Ed è riservato a chi supera l’ultimo gradino della scala.

Simbolo di libertà
Negli Scogli di alta quota del 2020, il paesaggio scontato delle Tre cime di Lavaredo, diventa la dolomia che emerge dai flutti e dalle onde numeriche. Un mescolarsi di mare e di cielo come simbolo di libertà.
Nella Proiezione Potëmkin, il riferimento alla Rivoluzione d’ottobre può aiutarci a comprendere: una scala desolata e abbandonata. Una distesa di gradini circondata da due ali insanguinate rappresenta una memoria da nutrire, eternamente. La memoria del sangue che viene inutilmente sparso su questa terra deserta.
Tobia Ravà. Tikkun – Riparare il mondo
Fino al 15 giugno 2025
Curatrice: Maria Luisa Trevisan
Palazzo Sarcinelli, Conegliano (TV)













